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L’avanguardia perduta. Architettura modernista russa 1922-1932 – Richard Pare

Creato il 17 marzo 2016 da Maxscorda @MaxScorda

17 marzo 2016 Lascia un commento

L'avanguardia perduta
Ho gia’ trattato in molte occasioni, dei testi riguardanti l’architettura sovietica. Con un occhio di riguardo, per non dire passione sfrenata per il periodo cosmico post stalinista, si vuole tornare indietro nel tempo all’alba dello stalinismo appunto e riproporre storie ma soprattutto immagini delle costruzioni dell’epoca. Il comunismo sovietico come tutti i regimi totalitari, nasce con buoni auspici e rivoluzionario nel senso ampio del termine. La Russia del tempo era una nazione perlopiu’ agricola e tecnologicamente arretrata, poca industria e nessuna possibilita’ di competere commercialmente con le altre nazioni. In pochi lustri si colmo’ un gap di decenni, secoli addirittura. Il prezzo fu altissimo, decine di milioni di morti ma funziono’ e naturalmente per farlo si dovette ridisegnare ogni aspetto sociale ed economico, partendo proprio dalle infrastrutture. Si costruirono intere citta’, si edificarono quartieri laddove le citta’ gia’ esistevano, percio’ il decennio del ’20 fu cosi’ importante e rivoluzionario anche nell’edilizia. Il modernismo aveva in se’ stile, tecnica ed immagine ad esaltare il regime e non a caso anche il fascismo ne fece strumento ideologico, una cartina tornasole dei passi avanti compiuto in pochi anni. Certo, in una fase inziale gli architetti furono molto piu’ liberi di inventare e trovare soluzioni inedite, poi la scure del pensiero unico smorzo’ gli entusiasmi riducendo il campo d’azione ma molte esaltanti testimonianze ancora raccontano di un’epoca gloriosa, almeno per l’edilizia. Oggigiorno, vuoi perche’ oramai si parla di un secolo fa, poi per il clima non certo favorevole, infine per un degrado conseguente la fine del comunismo che ancora la nazione deve assorbire, molte edifici non esistono piu’ o versano in un insanabile abbandono, percio’ il lavoro fotografico di Pare ha valenza di testimonianza piu’ che tecnica o estetica, l’ultima occasione di vedere certi palazzi prima che quelle immagini diventino di repertorio. Lo storico dell’architettura Jean-Louis Cohen introduce le oltre 300 pagine di foto contestualizzando l’argomento, per lasciarci poi al lungo elenco di edifici o di cio’ che ne rimane. Il volume ha dimensioni importanti, la fattura e’ ottima cosi’ come la qualita’ della carta. La valenza storica e’ fondamentale, la quantita’ di immagini sterminata con annotazioni su anno, luogo e team di architetti nonche’ brevi accenni storici. Le fotografie pero’ non sempre sono all’altezza. Pare non e’ tecnicamente ineccepibile anzi e forse per far volume o forse per opportunita’ vi sono foto inutili se non insignificanti, particolari che dicono poco o di scarso interesse. Sotto questo aspetto si poteva fare di meglio ma ci si accontenta perche’ l’importanza dell’opera trascende le fotografie stesse pur essendo incentrata su di esse. Malgrado il difetto non da poco, la valenza storica e’ altissima e resta comunque un libro molto bello da vedere. Attenzione, il volume di copertina ha un prezzo esagerato ma lo si trova abbondantemente scontato, percio’ approfittatene.


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