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L’economia che uccide merita di essere uccisa

Creato il 08 dicembre 2015 da Libera E Forte @liberaeforte

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di Giovanni Palladino

“Guai ai pastori che pascono se stessi! Pastori di anime e pastori di uomini. Miei sacerdoti e capi di nazioni. Fuori di Dio e della sua Legge non vi è onestà continua di opere. Potrete reggere per qualche tempo, ma poi decadete e siete la rovina vostra e altrui”. (Maria Valtorta: “I QUADERNI DEL 1943” pag. 503; Centro Editoriale Valtortiano)

La teoria della “guerra giusta” fu sostenuta da Sant’Agostino, che scrisse nel ‘DE CIVITATE DEI’:

“Fare la guerra è una felicità per i malvagi, ma per i buoni è una necessità”.

Ma qual è oggi la “guerra” più giusta e più necessaria, capace di eliminare nel tempo la “voglia” di guerra, giusta o ingiusta che sia? È senz’altro la “guerra” contro l’economia che uccide.

Questa dura espressione (“l’economia che uccide”) è stata utilizzata per la prima volta nel libro di Andrea Tornielli e Giacomo Galeazzi “PAPA FRANCESCO: QUESTA ECONOMIAUCCIDE”. È utile riportare due brani della presentazione fatta dall’Editore PIEMME:

“Questo papa ‘parla troppo dei poveri’. Questo papa latino-americano ‘non capisce granché di economia’. Questo papa venuto dalla fine del mondo ‘demonizza il capitalismo’. Sono bastate poche frasi del pontefice ‘contro l’economia che uccide’ per bollarlo come ‘papa marxista’. (…) Delle diseguaglianze sociali e dei poveri è ammesso parlare, a patto che lo si faccia di rado. Un po’ di carità e un pizzico di filantropia, conditi da buoni sentimenti, vanno bene, mettono a posto la coscienza. Basta, soprattutto, non azzardarsi a mettere in discussione il ‘sistema’. Un sistema che, anche in molti ambienti cattolici, rappresenterebbe il migliore dei mondi possibili, perché – come ripetono senza sosta le cosiddette ‘teorie giuste’ – più i ricchi si arricchiscono meglio va la vita dei poveri. Ma il fatto è che il sistema non funziona e oggi viene messo in discussione da un papa che in questo libro propone una riflessione sul rapporto fra economia e Vangelo”.

È tuttavia giusto ricordare che il primo papa a proporre una riflessione (e una soluzione non marxista alla drammatica “questione operaia” denunciata da Marx) fu Leone XIII nella ‘Rerum novarum’, poi ripresa e aggiornata da tutti i papi successivi sino a papa Francesco, che – se da una parte ribadisce che “l’ideologia marxista è sbagliata” – dall’altra avverte e ammonisce:

“Attenzione alla finanza selvaggia. Il denaro serve, non governa. Quando al centro del sistema non c’è più l’uomo ma il denaro, uomini e donne non sono più persone, ma strumenti di una logica dello scarto che genera profondi squilibri. I mercati e la speculazione finanziaria non possono più godere di autonomia assoluta”.

Ma come “uccidere” l’economia che uccide? Perché questa economia senza etica (che Luigi Sturzo chiamava “diseconomia”) non è stata ancora “uccisa”, nonostante le ottime “armi” pacifiche messe a disposizione dalla dottrina sociale della Chiesa, “armi” ben diverse da quelle bellicose proposte da Marx, poi rivelatesi letali per decine di milioni di russie di cinesi? E nel cosiddetto mondo libero, a causa di questo mancato “delitto”, quante milioni di persone hanno subito le ingiustizie del capitalismo di rapina? La risposta a questo duplice fallimento dell’Est e dell’Ovest è molto semplice: pastori di anime e pastori di uomini (sacerdoti, capi di nazioni e di imprese) non hanno compiuto il loro dovere, non hanno servito e si sono serviti (“guai ai pastori che pascono sé stessi!”).

Dagli Stati Uniti giunge la notizia[1] che i 400 americani più ricchi possiedono un patrimonio pari a quello del 61% della popolazione (194 milioni di persone!). E che lo 0,1% delle famiglie Usa possiedono il 20% della ricchezza totale (negli anni 70 possedevano “solo” il 7%…). Può un simile sistema funzionare? No e prima o poi crollerà sotto il peso dei suoi squilibri, che il Congresso e i poteri forti non vogliono correggere. Non è vero che “più i ricchi si arricchiscono meglio va la vita dei poveri”. Soprattutto se la ricchezza è creata dal capitalismo speculativo-finanziario e non dal sano sviluppo dell’economia reale.

Da tempo sosteniamo che in tutto il mondo vanno messi fuori legge tutti i prodotti finanziari venduti dalle banche e dagli investitori istituzionali che nulla hanno a che fare con il finanziamento degli investimenti produttivi. Sono prodotti da Casinò, vadano a giocarseli a Las Vegas o a Macao, non a Wall Street o a Hong Kong!

È poi fondamentale varare politiche economiche che favoriscano una stretta alleanza tra capitale e lavoro, come raccomandava Leone XIII sin dal 1891, e a livello internazionale gestire il processo di globalizzazione curando la solidità degli argini e le buone regole di navigazione di un fiume che ormai nessuno può più fermare e che crea seri danni se mal gestito e grandi vantaggi se ben gestito, come prevedeva Sturzo con lungimiranza sin dagli anni 20.

La spada di Damocle della instabilità geo-politica e di devastanti crisi finanziarie pende sututti noi. L’economia che uccide non merita misericordia. È tempo di “armarci” di buona cultura e di prepararci all’unica, vera “guerra giusta”. Papa Francesco e il Patriarca Cirillo di Mosca ci invitano a farla. Le istruzioni sono molto chiare e logiche. Se non le seguiamo, sarà più duro ripartire dalle macerie.

[1] Cliccare su Google “Forbes 400”.


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