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L'episodio di Aiazzone sia campanello d'allarme

Creato il 06 giugno 2011 da Lioneisy
L'episodio di Aiazzone sia campanello d'allarme
Riporto questo post dal sito Thefrontpage.it, a proposito della "rapina proletaria" al deposito di mobili Aiazzone, perchè mi è veramente piaciuto e, secondo me, merita di essere diffuso il più possibile. Semmai qualcuno non se ne fosse accorto, c'è un emergenza giustizia in questo paese, la cui soluzione è impedita da molti ostacoli, primo fra tutti quello del conflitto d'interessi del premier; senza del quale si sarebbe almeno potuto cominciare a risolvere il problema. Ma se la legge non è più uguale per tutti, la cosa diventa impossibile; è questa secondo me la causa prima degli attuali problemi della giustizia italiana. Un grazie agli autori per aver scritto quest'articolo e per ricordarci, se ho ben inteso il senso, che il nostro paese sta correndo il rischio di trasformarsi in un Far West a causa della politica privatistica di Berlusconi e della lentezza della giustizia, una diagnosi che sottoscrivo pienamente.
La sottovalutazione degli eventi
Capita a volte di ignorare o sottovalutare un piccolo problema, un evento che magari viene frettolosamente archiviato senza le dovute analisi e riflessioni, senza imparare nulla da quel campanello di allarme che invece ha suonato ed ha suonato per una ben precisa ragione.
Come ad esempio è successo la scorsa settimana in provincia di Bergamo dove una serie di famiglie, tipo Mulino Bianco, si è data appuntamento per rubare i mobili di Aiazzone. Non si è trattato infatti di un furto perpetrato ad opera di delinquenti comuni ma si è trattato piuttosto di giustizia “fai da te” da parte di gente che sognava solo di avere un nuovo tinello e si è ritrovata invece con l’anticipo versato sparito non si sa dove.
Le analisi e le reazioni sono state le più stolte possibili, dai soliti estremisti di sinistra che hanno plaudito all’esproprio proletario fino al segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, che era a Bergamo per la festa regionale del sindacato, ed ha ben pensato di intervenire sulla vicenda Aiazzone per pronunciare una delle solite banalità tipo: «Bisogna rispettare le regole, perché romperle crea sempre dei problemi, ma capisco anche la situazione difficile di coloro che hanno pagato mettendosi nelle mani delle finanziarie. O dei dipendenti che non ricevono le retribuzioni», cioè concentrando tutta l’attenzione sull’effetto senza dire una sola parola sulle cause che hanno generato questa situazione.
Ma quali sono le cause? Semplicissimo, le cause sono che nel nostro Paese la giustizia, soprattutto civile, non funziona. Punto.
Se una azienda non viene pagata per un lavoro svolto è un problema suo. Pazienza. Anzi lo Stato pretende pure il pagamento dell’Iva sulla fattura non riscossa. Se ad una famiglia rubano dei soldi come ha fatto Aiazzone è un problema loro. Se il vostro vicino è violento e fa il bullo con voi e la vostra famiglia è un vostro problema. Questa è la situazione che si è creata in Italia ormai da molti, troppi anni, e che impedisce di avere ragione su chi viola le regole. Punto. Ecco perché gli stranieri non investono in Italia.
Adesso questi signori illuminati, intellettuali, che citano ogni tre secondi la Costituzione (a sproposito spesso) dovrebbero cominciare a chiedersi perché delle famiglie si organizzano su internet e vanno a svaligiare un negozio. Insomma trasformano la loro rabbia in reazione pericolosissima. Cosa succederebbe se invece decidessero di linciare un delinquente?  Se ad esempio i genitori ed i parenti di Sarah Scazzi decidessero di farsi giustizia sommaria? Anche perché purtroppo molto spesso, troppo spesso nessuno ha evidenza di cosa faccia lo Stato e la giustizia per proteggerli.
Per chiudere il discorso i Signori Intellettuali, culturalmente illuminati, che citano ogni giorno la Costituzione, si devono cominciare a chiedere cosa succede e come rimediare per evitare che la famiglia del Mulino Bianco passi dalla colazione all’azione.

CIMA, 6 giugno 2011  
FontePublished by: http://cuba-italia.blogspot.com

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