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L’età sottile

Da Lacrespa @kiarastra

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L’aggettivo sottile mi è sempre stato simpatico. Forse perchè lo associo ad un episodio che mio padre amava ricordare, quando, sotto la veranda della casa al mare, insieme ai suoi amici rispolverava episodi della sua giovinezza. Come quando faceva parte del gruppo teatrale della Cattedrale e a lui durante le recite gli si dava sempre la parte del Cristo, morto in croce. A Pasqua bisognava mettere in scena la Passione e tra le varie comparse c’era uno che doveva fare i fariseo, che di fronte a Gesù martirizzato doveva pronunciare una sola battutta: “In questo caso, non è che si può andare troppo per il sottile”. Purtroppo il fariseo aveva sempre pensato che sottile si pronunciasse sòttile e niente riusciva a fargli imprimere nella memoria dove cadesse l’accento. Così si arriva al giorno della recita: il teatro è pieno, tutti i parrocchiani sono in attesa. Mio padre è lì a fare la parte del povero Gesù, prossimo alla crocifissione: dentro di sé pregava che il fariseo pronunciasse la battuta nella maniera corretta. Ecco che arriva: entra con passo elegante e austero, ascolta gli altri discutere sulla sorte da dare a quel nazareno, si tocca la barba posticcia in maniera professionale come proprio chi è di fronte ad un grave dilemma e poi proferisce il suo pensiero con voce profonda e vibrante “In questo caso, non è che si può andare troppo per il sòttile”. “SOTTÍLE” fa qualcuno dalla platea. Scroscio di risa e di applausi. Qualcuno vide persino Gesù trattenersi a stento dal ridere, anche se prossimo alla crocifissione.

Ora l’aggettivo sottile è ritornato a farmi compagnia: è stato pubblicato un libro L’età sottile di Francesco Dimitri. Un nome non poteva essere accompagnato da un aggettivo più bello, ho pensato. Che bel titolo.

E che bel libro.

L’età sottile è un romanzo di formazione in cui un giovane ragazzo, Gregorio, viene scelto come apprendista mago da un personaggio misterioso, Levi, incontrato per la prima volta lungo una spiaggia del profondo Salento.

La magia viene rappresentata come un percorso difficile, faticoso e pieno di rinunce. Non aspettatevi scuole tipo Hogwats, libri di incantesimi e oggetti prodigiosi. La magia è un potere antico che deve essere allenato con immaginazione e volontà. In questo apprendistato il giovane protagonista si troverà a fare delle scelte difficili, imparerà a conoscere se stesso e a diventare uomo con tutte le esperienze che ogni fase di passaggio si porta con sé. L’età sottile è un momento delicato della nostra vita che sancisce un passaggio da un mondo ad un altro. E’ una nuova nascita che comporta dolore, perdita, nuovi orizzonti.

La magia di Dimitri è una magia storica, che si rifà ad antichi riti: la storia acquista maggiore spessore proprio per questo perchè alla fine viene rappresentato dall’autore un mondo così verosimile, che quasi quasi ci credi. Forse proprio per queste alcune pagine le ho trovate abbastanza inquietanti da farmi sobbalzare più di una volta dal letto per ogni minimo rumore.

Ma quello che più mi ha colpito è il modo sincero in cui Dimitri ha raccontato il Salento, luogo dove il protagonista trascorreva le sue estati: non c’è una parola nelle sue descrizione della gente e dei luoghi in cui io non mi sia ritrovata. E ha fatto bene Dimitri a fare iniziare e finire tutto in questa piccola penisola benedetta dal mare e dal vento perchè il selvaggio Salento ha davvero qualcosa di magico, di antico e di ancestrale che batte nelle sue viscere al ritmo veloce di una tamburriata.

Vi consiglio la lettura questo libro e un piacere sòttile si insinuerà in ogni fibra del vostro corpo.



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