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L' Europa truffata: breve riassunto storico

Creato il 04 ottobre 2011 da Bruno
L' Europa truffata: breve riassunto storico
NdR: pur non condividendo in svariati punti l' aspetto più prettamente ideologico che traspare da questo articolo, ritengo utile la sintesi qui fatta, relativamente al problema monetario, ad ennesima dimostrazione del "fil-rouge" dell' intromissione bancario-finanziaria nella storia Europea.
Gli USA all' origine della crisi finanziaria
( di Vittorio Peyrani )

Per fare qualche considerazione comprensibile nonostante il fumo della informazione-deformazione mediatica, partiamo da qualcosa che è conosciuta da tutti ed è di grande attualità: la crisi finanziaria.
Essa non è la prima che si verifica nella storia recente e costituisce un meccanismo per periodici rastrellamenti di ricchezza che investe le parti basse e medie della piramide economica. Le parti alte invece vengono sfacciatamente favorite in ogni modo perché devono sostenere la cupola, che altrimenti sarebbe in pericolo di isolamento e caduta.
Si ha difficoltà a capire come una Europa centro economico e culturale del mondo possa avviarsi, senza apparente possibilità di salvezza, verso una situazione di rovina di tale gravità.
Certamente l’effetto ritardato della sconfitta militare dell’Europa nel 1945 ed il conseguente asservimento politico dei governi ai poteri forti finanziari, il cambiamento del costume indotto da una nuova cultura estranea alla tradizione del nostro continente, il programma di immigrazione in massa di altre razze e le loro rimesse, ed infine l’imposizione della moneta unica, l’euro, fanno la loro parte.
E’ dimostrazione di superficialità credere che l’Europa, debolissima sul piano politico, abbia deciso sovranamente una cosa di tanto grande importanza come l’istituzione della moneta unica alla quale fra l’altro non partecipa l’Inghilterra pur avendo voce in capitolo per le decisioni a riguardo.
La mancanza di autonome decisioni dell’Europa la si nota chiaramente quando partecipiamo a guerre contro i nostri stessi interessi come quelle per dare ad altri paesi il controllo del petrolio (Iraq, Libia). E’ poco credibile che gli Stati Uniti se ne sarebbero stati in silenzio ad osservare l’istituzione dell’euro che, se fosse stata una moneta libera, avrebbe potuto costituire un pericolo per il dollaro. Forse l’Euro è stato voluto per scaricarvi eventuali problemi come sta effettivamente verificandosi. Se il dollaro traballa per l’astronomico debito americano, la speculazione fa andare ancora peggio l’euro e così la moneta americana si salva poiché la si fa apparire come la meno peggiore fra le grandi valute.
PRECEDENTI POLITICI E MILITARI
La crisi non parte dal nostro continente ma dagli Stati Uniti che la hanno travasata sulla zona dell’euro e sul resto del mondo. Ci si deve chiedere perché si è accettato di condividerla invece di prendere le dovute distanze. E qui si deve ricorrere allo studio della storia non condizionata dai preconcetti politici imposti da un potere culturale non libero che ne ha falsato la sostanza, in particolare per quanto attiene alla seconda guerra mondiale.
Ci si deve chiedere per quali ragioni la cupola finanziaria angloamericana abbia deciso di assoggettarsi alle spese veramente astronomiche per produrre gli armamenti e per sovvenzionare le operazioni militari necessarie. Non è stato certo solo la popolazione americana con le tasse a sostenere questo spaventoso esborso ma sicuramente si è attinto a capitali di ben altre dimensioni.
Le risposte “politicamente corrette” sono che le democrazie non potevano convivere con le dittature, che si volevano liberare i popoli dal potere dei tiranni, che non si poteva tollerare che la Germania attaccasse la Polonia per ricostituire la propria unità territoriale, stoltamente o strumentalmente interrotta.
Il Reich voleva solamente un corridoio ferroviario ed autostradale di passaggi, vicino a Danzica, per passare verso le regioni della Prussia orientale separata dal resto della nazione. Causa immediata dell’attacco alla Polonia furono le stragi delle popolazioni tedesche dei territori sottratti alla Germania dopo la sconfitta della prima guerra mondiale. Queste persecuzioni sanguinose si scatenarono perché la Polonia, stupidamente, si sentiva forte della protezione anglo-francese. Questi pretesti di Francia e Inghilterra, poi si sono dimostrati del tutto falsi alla fine del conflitto quando si è permesso che l’intera Polonia fosse occupata dagli eserciti sovietici e che vi fosse imposto con la forza il comunismo. Sono stati poi decisi, anche a di lei danno e per favorire l’Urss, spostamenti dei confini di parecchie centinaia di chilometri senza alcuna considerazione della identità dei popoli che vi abitavano.
Persone più accorte ed “informate” attribuiscono la volontà di dichiarare guerra da parte degli inglesi e dei francesi alla concorrenza dei prodotti tedeschi sui mercati e al timore che la potenza tedesca potesse mettere in agitazione i loro imperi coloniali, persi peraltro a fine conflitto. Ma la Germania non aveva costruito una flotta e aveva chiaramente dimostrato, confermandolo a conflitto iniziato, di non voler disturbare l’Inghilterra e Francia per quanto riguardava i loro imperi coloniali, perseguendo una espansione verso l’Europa orientale sovietica.
Si è voluto che la vera dittatura sanguinaria, il comunismo, si espandesse, occupasse la metà dell’Europa e sopravvivesse almeno per un certo tempo. Ne sono prove gli aiuti finanziari, alimentari e tecnici degli stati capitalisti. Si accenna solo a qualche esempio: quando il nemico (?) era in difficoltà non lo si sarebbe dovuto aiutare con la consegna di derrate di grano per fermare il malcontento delle popolazioni per la scarsità di alimenti e non si sarebbero dovuti aprire crediti americani alla Fiat perché potesse costruire a Togliattigrad una fabbrica di automobili le cui catene di lavorazione e montaggio venivano acquistate negli Stati Uniti dove erano anche state progettate.
DEMOCRAZIA NON E' SINONIMO DI LIBERTA'
Ma torniamo al significato semantico ed etimologico dei termini democrazia e plutocrazia.
Bisogna innanzitutto precisare che il primo non è assolutamente sinonimo di libertà. La parola greca demos significa popolo e la dizione crazia, significa potere. Potere al popolo dunque, cosa in evidente contraddizione interna per chiunque ne osservi con attenzione la possibilità di realizzazione: il potere non può che appartenere a singoli o a gruppi. Inoltre è materialmente impossibile una gestione democratica dei governi quando si toglie la possibilità di esprimere una scelta vera, non condizionata dalla martellante propaganda politica, con liste obbligate e precostituite e con esclusioni e controlli da parte di gruppi di potere di vario genere.
Plutocrazia significa invece potere della ricchezza che, tradotto in termini attuali, equivale a potere del capitale e della finanza speculativa. Tale potere sostanziale non esclude la coesistenza con la cosiddetta democrazia, che è di fatto un potere evidentemente solo formale con riti inutili come le elezioni, i dibattiti parlamentari, l’esistenza di partiti solo apparentemente in contrasto su problemi secondari ed insignificanti I partiti si trovano in concorrenza solo per aggiudicarsi i favolosi stipendi e le prebende di sottogoverno più o meno lecite.
ORIGINE DELLE DEMOCRAZIE ATTUALI
Nell’esame della storia della democrazia si trascura quel lampo che fu il brevissimo periodo di una democrazia molto diversa dall’attuale, nell’Atene antica. Essa era una aristocrazia costituita solamente dai veri cittadini ateniesi in un sistema che prevedeva, come normale, la contemporanea schiavitù degli altri e la convivenza con essa.
Veniamo all’origine dei sistemi democratici attuali. Il primo si è prodotto in America, colonia inglese appena affrancatasi, per la ribellione fiscale di famiglie arricchitesi in genere con lo sfruttamento del lavoro degli schiavi negri. Queste famiglie, secondo il portato delle sette calviniste e in accordo con la cultura della Bibbia, ritengono che la ricchezza, comunque acquisita, sia una dimostrazione del favore del dio cristiano.
Esse pretesero, dunque, di comandare sul popolo, pur concedendo ipocritamente un suo formale intervento con un sistema elettorale senza alcun potere sul governo delle masse, strettamente controllate dalla capillare diffusione di una cultura contemporaneamente giudeo-cristiana e massonica.
Guerre interne, quelle di secessione, ed esterne permisero arricchimenti sfrenati alla cupola finanziaria e condussero alla pretesa di questa di assumersi, attraverso la Federal Reserve, il potere di appropriarsi del denaro attraverso la sua emissione. Le altre democrazie sono sorte quasi tutte come imposizione di eserciti stranieri e di pari passo con assunzione di potere della finanza transnazionale.
Se la democrazia fosse davvero un governo di popolo, questo pago della situazione, dovrebbe cercare di vivere in pace, badando se mai solo a difendersi dall’esterno, ma così non è.
I gruppi finanziari, quelli che davvero comandano, cioè la plutocrazia, con varie scuse, ultima quella di esportare la democrazia quasi fosse una religione, hanno scatenato oltre duecento conflitti nell’arco dei circa centocinquanta anni della loro esistenza costringendo o convincendo il popolo a parteciparvi. Ci sarebbe da chiedersi se le guerre le scatenano le dittature o le democrazie e perché.
La causa delle aggressioni militari, con sfacciata ipocrisia chiamate “interventi umanitari”, è l’ingordigia di ricchezze che non ha confini geografici, temporali e morali. Si interviene contro popolazioni ree solamente di possedere nel proprio territorio ricchezze petrolifere, minerarie o di altro genere. Di queste vogliono appropriarsi in prima persona speculatori che hanno potere sul governo degli S.U. e dell’Inghilterra con l’aiuto delle loro forze armate. Se qualche popolo resiste o vuole porre condizione viene demonizzato dai media, fatto segno a gravi sanzioni economiche e poi attaccato militarmente, previe manovre o costruzione di pretesti ingigantiti dal megafono mediatico al loro totale servizio. Si procede a sistematici stermini che si prolungano interi decenni ad opera di truppe mercenarie fino a produrre un caos completo mentre si innesta di forza sulla popolazione una cultura che la rende schiava di idee a lei estranee.
Lo sterminio delle popolazioni e l’instaurazione del caos dopo la sconfitta degli eserciti avversari non rientra nella logica delle guerre cavalleresche proprie della tradizione e degli istinti degli europei. Si ritrovano invece nella Bibbia e nelle guerre di religione fra cattolici e protestanti. La classe dirigente americana, fatta di protestanti ed ebrei legge molto questo libro e vi ispira i suoi comportamenti.
Per meglio chiarire quale sia il potere della plutocrazia, parliamo della situazione politica attuale. L’Italia negli anni trenta era uscita dalla crisi economica mondiale del ventinove (sempre di origine americana) con danni relativi per la costituzione del Gruppo Iri, l’Istituto per la Ricostruzione Italiana. Fu impossibile nazionalizzare la Banca d’Italia, che era ed è tuttora una banca privata, per le pericolose minacce inglesi di mandarci in rovina per quanto riguardava i rapporti commerciali con il taglio delle importazioni di materie prime. Questo gli inglesi, a dimostrazione che non scherzavano e che il timore non era dovuto ad errori di valutazione del governa fascista circa la gravità della minaccia, lo attuarono poi con le sanzioni dopo la conquista dell’Etiopia. Prima però Mussolini, con uno stratagemma coraggioso, aveva nazionalizzato le banche di Preminente Interesse Nazionale, che erano poi le azioniste della Banca d’Italia. Il governo assunse quindi indirettamente il controllo della banca centrale di emissione. Gli interessi del debito pubblico venivano così ad essere incamerati dal Ministero del Tesoro che deteneva le azioni di dette banche non più private. La moneta restò stabile e l’economia italiana, non più taglieggiata dagli interessi sul debito pubblico, ebbe momenti di relativa prosperità che il governo fascista indirizzò ad una elevazione sociale degli agricoltori, degli operai, delle famiglie. Si ricordano, a questo proposito, solo per esemplificare la fondazione di Inps, Inam, Eca, Onmi, la legge sulle otto ore massime di lavoro giornaliero, la bonifica delle paludi e l’assegnazione dei lotti ad agricoltori nullatenenti, la fondazione di colonie per i fanciulli, in altre parole il fascismo fu l’unica realizzazione di un socialismo vero che avvenne senza le stragi bibliche che caratterizzarono il comunismo, che peraltro non riuscì a portare giovamento alla situazione economica deplorevole dei popoli assoggettati. Queste operazioni, in Italia, poterono essere effettuate poiché esisteva un governo sovrano non democratico e non soggetto quindi ai poteri forti finanziari internazionali. La nazionalizzazione della banca centrale di emissione era stata effettuata anche dalla Germania nazionalsocialista e dal Giappone e fu probabilmente questa una della principali cause dello scatenamento della seconda guerra mondiale da parte degli angloamericani.
Oggi l’Italia e l’Europa si trovano in una ben diversa e peggiore situazione. Il pretesto di colmare un debito pubblico incolmabile è la scusa per mandarci in rovina con la distruzione completa dello Stato sociale creato dal fascismo. Le banche centrali, di proprietà come si è detto di banche private, si sono appropriate dell’emissione di denaro creato dal nulla e senza alcuna garanzia, e si sono fatte addirittura padrone della moneta: dopo averla emessa ne chiedono, oltre al pagamento di interessi, la restituzione quasi fosse di loro proprietà. Questa è la fonte del debito pubblico accettato supinamente da governo e parlamentari deboli e vili, paghi solo di favolosi stipendi e prebende. Il relatore Consoli, nel pomeriggio, approfondirà questo argomento, chiave fondamentale per la comprensione della situazione di potere in Italia, in Europa, nel mondo.
Si fa notare solamente che le cause della scarsezza di capitali che genera la crisi è poco spiegata dal pensiero unico dominante. Oltre che per salvare banche in pericolo di fallimento, si deve pensare che tasse, sacrifici e “lacrime e sangue” permettono di trasferire capitali che vengono investiti in Cina ed in altri paesi emergenti per ottenerne un profitto maggiore attraverso uno sfruttamento vergognosamente esagerato della manodopera.
Si sono accettate con superficialità le teorie della globalizzazione e del libero mercato, prassi economiche americane di cui avremmo dovuto diffidare non fosse altro che per la provenienza, ed ora se ne paga un conto che potrebbe distruggerci come nazione e come singoli. Tutto questo, a ben vedere, solo per procurare vantaggi speculativi alle multinazionali commerciali che si ingozzano di miliardi sottratti ai nostri lavoratori in disastrosa crisi occupazionale e di reddito.
VIE DI USCITA DALLA CRISI
Infine, bisogna trovare vie di uscita da questa situazione di pericolo per la sopravvivenza etnica dei nostri popoli; esse sicuramente esistono ma è una questione di potere e di coraggio.
Innanzitutto occorrerebbe riappropriarsi della sovranità politica, economica, militare e culturale e soprattutto monetaria: lo Stato e i governi dovrebbero riprendersi il potere di emissione e di controllo della moneta, annullando il debito pubblico già abbondantemente ripagato dagli interessi usurai finora versati. Fare, cioè, quello che ha fatto l’Argentina dopo il fallimento della propria moneta per le manovre della speculazione, la stessa cosa che sta facendo ora la piccola coraggiosissima Islanda.
Come contorno occorrerebbe applicare leggi severissime verso chi si appropria o spreca il denaro pubblico. Indispensabile sarebbe anche porre dei dazi protettivi provvisori nell’attesa della ripresa economica che, se si emanerà una legislazione sul modello di quella della Repubblica Sociale Italiana, dovrebbe dare frutti positivi in tempi relativamente brevi.
Faccio notare che occorre coraggio perché queste azioni genererebbero la reazione della cupola finanziaria che, servendosi degli Stati Uniti che sono sotto il suo stretto controllo, reagirebbe selvaggiamente. Si ricorda che, per intimorirci, hanno segretamente riempito il globo e l’Italia stessa di depositi di bombe atomiche. Hanno del resto già dimostrato di avere l’incoscienza dell’uso di queste armi di distruzione di massa su popolazioni civili indifese. Sul Giappone, a guerra praticamente terminata, nell’agosto 1945 furono lanciate due bombe atomiche che procurarono, a gloria degli Stati Uniti, centinaia di migliaia di morti fra i civili. Da noi si fa il referendum sulla chiusura delle centrali nucleari non quello sulla eliminazione dei depositi di bombe atomiche. Sono forse assurdamente ritenute meno pericolose? Di nuovo lascio al relatore Consoli il completamento di quanto riguarda l’uscita dell’economia europea da questa crisi, aggravata anche dalle notizie che la riguardano date dal sistema mediatico. Forse ci si vuole preparare a sostenere i grossi sacrifici per soddisfare la speculazione finanziaria che i governi, fatti di camerieri e burattini, vorrebbero farci accettare.
( Tratto dal Sito: Rinascita.eu ).........

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