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L'inconfondibile tristezza della torta al limone (Bender)

Creato il 06 gennaio 2016 da Athenae Noctua @AthenaeNoctua
L'ultima lettura del 2015, il primo libro recensito nel nuovo anno. Dopo Un segno invisibile e mio sono ritornata alla narrativa di Aimee Bender, appropriandomi del primo suo libro che avevo inserito nella mia lista di acquisti, ma poi sospinto oltre le priorità su consiglio di chi suggeriva di iniziare con l'altro. Col senno di poi, sono contenta di aver dato retta a questa opinione: se avessi iniziato con L'inconfondibile tristezza della torta al limone, probabilmente non sarei arrivata a Un segno invisibile e mio. Ma andiamo per gradi.
L'inconfondibile tristezza della torta al limone (Bender)Pubblicato da minimum fax nel 2011, L'inconfondibile tristezza della torta al limone si presenta come una sorta di diario clinico della giovane Rose, che al complimento dei nove anni si rende conto di riuscire a captare i sentimenti delle persone mangiando il cibo che preparano. Inizialmente questo talento, che si manifesta proprio mentre Rose gusta la torta di compleanno preparata da sua madre, è per la ragazza un trauma e una maledizione che la condanna a cibarsi esclusivamente di apatici cibi industriali per non essere soverchiata dalle emozioni, spesso negative, di chi la circonda. Solo suo fratello Joseph e il suo più caro amico George sono al corrente dell'abilità di Rose, che, però, passa in secondo piano quando Joseph inizia a sparire misteriosamente, prima per qualche giorno, poi per sempre. Rose si rende conto ben presto che anche il fratello ha un dono misterioso che non può confidare a nessuno, ma, quando è ormai chiaro che Joseph si è raggomitolato nel suo particolarissimo modo di sottrarsi al mondo, anche per lei arriva il momento di fare i conti con il proprio talento, scegliendo se farne un opprimente segreto che evidenzi l'angoscia del confronto con gli altri o una risorsa con cui affrontare in modo nuovo la vita.
La trama è senza dubbio molto vivace e originale, e lo diventa sempre più, mano a mano che si svelano i retroscena dei doni di questi due fratelli e mentre crescono, staccandosi dai giochi infantili per cercare il proprio posto nel mondo. Quello che è risultato molto diverso rispetto alla precedente esperienza con la narrativa della Bender è stato il ritmo: non vi ho trovato quel brio e quell'ironia che mi avevano fatta innamorare delle avventure di Mona Gray, del suo carattere bizzarro e degli strani personaggi che la circondavano. A costringermi al confronto fra i due romanzi sono le numerose corrispondenze contenutistiche: in entrambi i casi le protagoniste sono ragazze/donne che hanno alle spalle una situazione familiare apparentemente tranquilla, ma connotata dall'emergere di ansie compulsive e silenzi opprimenti; sia Rose che Mona hanno un talento fuori dal comune (anche se quest'ultima non travalica i limiti del realismo) e per entrambe il rapporto con il mondo esterno dei sentimenti e delle esperienze di vita risulta faticoso, al punto che il loro stesso dono serve quasi da filtro e le loro manie (in Rose non accentuate come in Mona) le rendono personaggi difficili da avvicinare e votati a storie sentimentali agitate. Anche Mona, come Rose, è un po'un caso clinico, una figura che racconta se stessa e il proprio disagio mentre si ritaglia un ruolo, conoscendo se stessa e comprendendo il modo di scendere a patti con la realtà.

L'inconfondibile tristezza della torta al limone (Bender)

Aimee Bender (foto di Max S. Graber)

A fronte di queste corrispondenze, rilevare lo scarto fra Un segno invisibile e mio e L'inconfondibile tristezza della torta al limone è stato inevitabile, e il risultato è, come anticipato, a favore del primo dei due libri, in confronto al quale la storia di Rose è risultata, pur nella sua originalità e piacevolezza, meno coinvolgente, a tratti confusa (perfino i dialoghi non virgolettati cari alla Bender sono risultati qui poco chiari, mentre nella lettura precedente non mi avevano disturbata) e apparentemente troppo poco orientata, almeno fino alla metà, nell'ottica di quella Rose che ne vuole essere protagonista. Insomma, l'attesa, unita alla folgorazione di Un segno invisibile e mio, mi ha fatto nutrire aspettative forse troppo alte, per quanto, come rilevavo nel mio bilancio di fine anno, nessuna lettura del 2015 si lasci ricordare negativamente.
C.M.Articolo originale di Athenae Noctua. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso del suo autore e senza citare la fonte.

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