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L'ingresso di alice nel paese delle meraviglie

Creato il 07 febbraio 2013 da Giuseppeg
L'INGRESSO DI ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIELiberamente ispirato al celeberrimo racconto di Lewis Carroll, in questo lungometraggio la Disney ha dimostrato finalmente di poter adattare le sue fonti senza snaturarle, rispettando il più possibile la trama e mantenendosi fedele allo spirito che le ha permeate. Ma c’è anche di più. Se la penna di Carroll pecca a volte di eccessiva stravaganza, se gli intrecci sono spesso  aggrovigliati e oscuri, qui nel film tutto è ricondotto a una chiarezza cristallina. Il valore intrinseco dell’opera non viene quindi minimamente intaccato, anzi: una volta appianati i difetti, le qualità sono esaltate e i pregi portati finalmente alla luce. Andiamo adesso a rivedere uno spezzone. Siamo praticamente all’inizio, quando Alice vede passare il bianconiglio. Ora, il primo punto su cui vale la pena soffermarsi è questo: per Alice non esiste differenza sostanziale tra ciò che è ‘reale’ e ciò che invece non lo è; non conosce perciò lo stupore, non è predisposta all’incredulità. Ciò le consente facilmente di fare la spola tra i due mondi, e non c’è da stupirsene: è la sua stessa condizione di bambina a collocarla a metà strada tra interno ed esterno, illusione e realtà. Quando Alice, dopo essere penetrata nella tana del coniglio, si accorge di essere davanti ad un bivio rischioso, richiama alla mente tutte le raccomandazioni e i consigli su cui si basa la sua educazone. L’educazione infantile, ai tempi di Carroll, ovvero in piena epoca vittoriana, si basava infatti su teoremi astratti, e si proponeva di tracciare linee guida da seguire ciecamente, senza badare alle esigenze del bambino. Così, il viaggio di Alice rappresenta, in qualche modo, la sua ribellione. Ma ecco dunque che Alice precipita: la discesa nella terra è come un tuffo nel profondo. La caduta non sarà dolorosa, anzi: a un certo punto Alice si troverà a fluttuare, e potrà osservare intorno a sé i più disparati accessori da salotto, dall’orologio a pendolo alla lampada, dalla sedia a dondolo al comò. Uno specchio le mostra la sua immagine capovolta; una cartina del mondo è stampata al contrario. Finalmente Alice atterra, proprio mentre il coniglio sta imboccando un corridoio. Perché mai tanta fretta, il bianconiglio? Alice se lo chiederà per quasi tutta la durata del suo viaggio. Il coniglietto col panciotto e l’orologio ci riporta indubbiamente alla figura del borghese ottocentesco, indaffarato e produttivo; il suo tempo non è mai quello di Alice. Nella sua estraneità congenita, Alice cercherà in ogni modo di mettersi al passo: inutilmente, però; il suo destino è arrivare in ritardo. A un certo punto, la nostra protagonista si ritrova in una stanza molto strana, la più curiosa di tutte. È completamente vuota, e le pareti sono ognuna di un colore diverso. La stanza è così grande che molti punti rimangono in ombra. Il coniglio bianco è là, sta uscendo da una porticina di fronte. Alice lo insegue, ma… sorpresa! La porticina è chiusa. In compenso, però, la serratura ha naso e bocca, e può parlare! “Questa è una porta di servizio; quindi, in che possiamo servirla?”, le domanda. Alice chiede urgentemente di passare, ma l’accesso le viene negato: “Oh, mi spiace, lei è troppo grossa, proprio impassabile!”. “Vuol dire impossibile!”, ribatte la bambina. “No, impassabile! Nulla è impossibile”. Alice dovrà bere una pozione e mangiare del cibo che la faranno rimpicciolire ed ingrandire. Alla fine, disperata, produrrà col suo pianto un autentico mare di lacrime, che le permetterà di passare attraverso la porta, ed arrivare a riva come un naufrago. Un ottimo esempio di associazione onirica, dunque. E in effetti l’avventura procede secondo le regole del sogno: affinità, contrasti, coincidenze ma anche stralci di ricordi, paure, desideri. È strano come un cartone animato che si proponga degli intenti edificanti non offra poi di fatto alcun punto di riferimento concreto: tutto è il contrario di tutto, e non c’è strada da seguire. Ma proprio questo è il bello. Accantonati per una volta gli intenti morali, il film si rivela per quello che è: un meraviglioso caleidoscopio di invenzioni e di colori, su cui non grava il peso delle buone intenzioni. Alice è un’eccezione felice alla regola, una fiaba affascinante che si tiene per sé il suo segreto. Quale? Sta a voi rinvenirlo. Nel frattempo, però, godiamoci il film.

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