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L’invasione delle cavallette

Da Albino

Dicevamo in post precedenti che c’era da parlare del cervello femminile. Ebbene, l’altra settimana leggevo di una ricerca effettuata sul cervello di alcune donne prima e dopo il parto. Sembra risaputo infatti che alcune donne dopo il parto tendano a dimenticarsi certe cose, certi eventi, e magari a ricordarli solamente dopo molto tempo. Pare poi che alcune dopo aver avuto un figlio tendano a ricordare eventi che avevano totalmente dimenticato, soprattutto cose riguardanti la loro infanzia. Nel mondo anglosassone questo viene chiamato “mommy brain”, e spesso la colpa di questi strani eventi viene data alla mancanza di sonno, alle preoccupazioni del dover badare a un neonato, alla confusione legata al fatto di essere diventata madre, ecc.

Ma gli scienziati che hanno fatto lo screening del cervello delle donne prima e dopo il parto, cos’hanno scoperto? In pratica sembra che il parto provochi una vera e propria rimappatura del cervello femminile. Cresce l’ippotalamo, cresce la corteccia frontale, mentre tendono a spegnersi altre aree, tipo quella della logica.

Risultato? Attivita’ celebrale aumentata quando c’e’ interazione col bambino, esattamente nelle zone del cervello legate alle emozioni, ma anche quelle legate alla pianificazione. In pratica il loro “nuovo” cervello porta le madri ad essere piu’ attente agli stimoli dei figli (per anticiparne i bisogni o le malattie, ad esempio. Mai sentito di madri che dicono di avere un sesto senso nei confronti dei figli? Eccolo qui), e ad essere subito pronte ad agire (eccola, la pianificazione) e a trovare soluzioni. Allo stesso tempo invece altre zone del cervello sembrano passare in secondo piano nel momento in cui una diventa madre, tipo la logica che potrebbe portare certe donne a chiedersi “chi me l’ha fatto fare?”

La cosa interessante e’ vedere cosa succede quando per qualche motivo alcune madri non “rimappano” il loro cervello. Queste madri sembrano non riuscire a cogliere gli stimoli dei loro figli, si sentono distaccate da loro, e siccome la parte logica del loro cervello non e’ andata in pappa hanno la tendenza a sentire il loro piccolo come un peso sullo stomaco per 9 mesi e un peso sui coglioni per il resto della loro vita. Sentono che la loro vita non sara’ piu’ “libera” come prima, e di conseguenza tendono alla depressione.  

Ora, dei semplici screening al cervello hanno dimostrato da dove viene l’amore incondizionato e le costanti preoccupazioni di una madre, oppure il motivo per cui le donne prima sono focalizzate sull’uomo che amano e poi rimappano il cervello e devìano l’amore nei confronti del motivo ultimo della loro esistenza. E cagano il cazzo ai mariti.

Questa scoperta mi ha dato da pensare, e mi ha anche lasciato un po’ di amaro in bocca. Viene da chiedersi fino a dove una donna ami veramente un uomo, e fino a dove convenga all’uomo di sposarsi con una che smettera’ di considerarlo una volta ottenuto lo scopo programmato fin dall’inizio nel suo DNA.

Poi, viene da chiedersi come e quanto questa rimappatura del cervello influisca sulla vita di una donna in carriera dei giorni nostri. Viene da chiedersi se in un remoto futuro le donne non inizieranno a rifiutarsi di avere figli e cercheranno una soluzione chimica o genetica al rimappamento del loro cervello, e tutto questo solo per ottenere la vera parita’ nei confronti degli uomini, per poter lottare ad armi pari. In un mondo sovrappopolato una prospettiva del genere potrebbe anche non essere fantascienza. E magari potrebbe essere questa, chi lo sa, la fine del genere umano.

Ma sembra esserci una buona notizia, e concludiamo qui la storia. Sembra che questi (o altri) ricercatori stiano compiendo gli stessi studi su uomini in procinto di diventare padri. I primi risultati sembrano svelare che anche i maschi, anche se in misura minore, rimappano il cervello e si preparano all’evento della paternita’. Ecco svelato il perche’ dell’esistenza della famiglia, del matrimonio. Evidentemente l’evoluzione ha favorito i primati il cui padre rimaneva a proteggere il cucciolo piuttosto che andarsene in giro a ciulare scimmie giappine.

Questo per dire che in fondo siamo tutti uguali, siamo tutti delle sofisticatissime macchine nate per proceare, siamo delle cavallette che non si fermeranno mai fino alla devastazione completa del pianeta Terra. Basta guardare gli indiani cazzo, sono un miliardo di morti di fame e continuano a fare cinque figli a testa.

L’invasione delle cavallette



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