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L’ irrinunciabile declino

Creato il 04 febbraio 2015 da Albertocapece

Mattarella riceve onori militari al QuirinaleMi chiedo quanti giorni ci vorranno perché gli italiani  si riprendano dalla sbornia retorico .presidenziale e si accorgano che  l’antico moroteo, scongelato al microonde, non rappresenta alcun cambiamento, anzi ne costituisce l’evidente negazione. Un piccolo sforzo e ce la faranno ad uscire dai fumi alcolici, dai distillati di paura e inazione e dalle illusioni preventive. Sempre dopo però e sempre di nuovi disposti al successivo miraggio.

Tuttavia, insensibilmente, qualcosa è cambiato dai tempi fulgidi  di re Giorgio, qualcosa si è addensato nelle fumisterie del discorso pubblico e si rivela nella sua ufficiale pienezza in occasione del cambio di trono: le macellerie sociali e le riforme oligarchiche ad esse collegate per qualche anno  presentate come “necessarie” sono divenute, nel discorso di investitura presidenziale,”irrinunciabili”. Non si tratta per nulla di un sinonimo, ma di un vero salto di qualità: si passa da una narrazione nella quale l’attacco al welfare, ai diritti, alla sostanza della democrazia in nome dell’Europa e della competitività, venivano giustificate con supposte quanto ferree leggi economiche, dunque con gli stivali di ferro della “Realtà unica e vera”, a una in cui esse vengono affermate come scelta di un modello che non può più essere plausibilmente sostenuto come necessario e univoco, che anzi si è mostrato controproducente, ma che la classe dirigente predilige.

Che questo accada proprio mentre certe tesi austeritarie sono state sbugiardate persino sul piano teorico e mentre le forze sociali che si oppongono all’austerità e alla sua inciviltà sociale, si sono risvegliate in tutto il Sud del continente, non è nemmeno paradossale: è l’effetto della pochezza del Paese che infatti non riesce a costruire un’opposizione che sia nel contempo decente, efficace, popolare e sociale sul modello di Syriza o di Podemos. E’ anche la dimostrazione che i diktat europei non soltanto sono funzionali gli interessi contingenti delle élites del centro continentale che li hanno imposti, ma hanno soprattutto lo scopo politico di “ridurre la democrazia” dovunque che è poi il programma ufficiale del liberismo, interpretato nelle sue tattiche dai centri finanziari. Non ho bisogno di ricordare che la vicenda greca nasce per soccorrere banche private e che oggi il 75% del suoi debiti verso Bce, Esm e creditori pubblici potrebbe essere congelato e/o cancellato con effetti puramente contabili: ciò che davvero interessa è mantenere le politiche di compressione sociale.

Ebbene da noi i massacri sociali e la sottrazione di diritti, le manomissioni della Costituzione, il venir meno della rappresentanza reale, non sono più una necessità, ma una scelta “responsabile”. Questo è ciò che si evince nell’avvicendamento al Quirinale: l’assenza di un opposizione sociale rende possibile dire apertamente ciò che prima veniva nascosto. Quindi ci sarebbe da piangere e non da ridere quando il caudillo di Rignano appoggia Tsipras, ribadendo però che ci vogliono le riforme, proprio quelle a cui si oppone con tutte le forze il leader greco forte persino di un timido assist da parte di Obama, sia pure per necessità geopolitiche. E il sorriso che viene spontaneo vedendo un’orda di cialtroni e nominati spellarsi le mani ad ogni banalità rituale, si tramuta in rabbia.


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