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L’IsAG al Decimo “Rhodes Forum” del World Public Forum “Dialogue of Civilizations”

Creato il 05 ottobre 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
L’IsAG al Decimo “Rhodes Forum” del World Public Forum “Dialogue of Civilizations”

Tiberio Graziani e Daniele Scalea stanno partecipando, in rappresentanza dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) e della sua rivista Geopolitica, al X Rhodes Forum del World Public Forum “Dialogue of Civilizations”, che si svolge dal 3 al 8 ottobre nell’isola greca. Il WPF è un’organizzazione transnazionale che promuove i contatti tra le culture, riunendo ogni anno esponenti di spicco delle istituzioni, delle società civili e delle comunità scientifiche dei vari paesi del mondo.

Dopo la cerimonia inaugurale e celebrativa del decennale del Forum, che ha avuto luogo la sera del 3 ottobre presso il Palazzo del Governatore (in cui è intervenuto anche il ministro dello Sviluppo Kostis Hatzidakis in rappresentanza del Governo greco), i lavori si sono aperti ieri con la sessione plenaria presso la Sala Olimpica del Aldemaran Hotel. E’ stato trasmesso un intervento registrato del professor Noam Chomsky, quindi ha preso la parola Vladimir Jakunin, presidente del WPF.

Jakunin ha ricordato come la pressione esercitata dagli USA in Vicino Oriente avesse condotto i paesi musulmani, nel 1999, a invocare il dialogo di civiltà, formula successivamente ripresa dal presidente iraniano Khatami per lanciare l’omonima iniziativa le cui parole d’ordine erano uguaglianza, tolleranza e rispetto. Tanto l’idea del dialogo di civiltà quanto quello dello scontro di civiltà, formulata da Huntington, avevano la medesima base storica: il disequilibrio cominciato con la fine della Seconda Guerra Mondiale e il predominio degli USA. Dopo la fine del successivo fragile equilibrio bipolare, lo scontro si è spostato nelle zone di contatto tra le civiltà.
Da dieci anni, ha spiegato Jakunin, il WPF si occupa di elaborare le basi del dialogo, quanto mai necessario in un periodo in cui la Siria è lacerata da uno scontro intestino, il Medio Oriente percorso dalle tensioni tra musulmani e minoranza cristiana, la rabbia islamica fatta esplodere dal provocatorio The Innocence of Muslims, Sudan e Sud Sudan si trovano sull’orlo della guerra, e l’annosa questione del nucleare iraniano non accenna a risolversi. L’agenda del WPF deve concentrarsi sulle modalità per risolvere questi ed altri conflitti, formulando consigli e raccomandazioni per i governi.

Dopo Jakunin ha preso la parola il segretario generale per la cooperazione Mikelos, in rappresentanza del Ministero degli Esteri greco. Il Segretario ha individuato nella democrazia e nei diritti umani la base del dialogo, e nell’educazione lo strumento per diffondere i necessari valori. Ha inoltre sottolineato il ruolo del cristianesimo nel dialogo e nel bilanciamento tra modernità e tradizione.

Alfred Gusenbauer, ex cancelliere austriaco e oggi co-presidente del WPF, ha descritto una tendenza mondiale verso la democrazia, controbilanciata però dal nascere di molteplici varianti della stessa man mano che s’adatta a nuove culture. Parlando della crisi economica, Gusenbauer ha indicato come soluzione non il protezionismo ma l’aumento della domanda interna tramite investimenti nell’infrastruttura, finora trascurati a vantaggio della speculazione improduttiva. Jakunin ha chiosato le sue osservazioni invitando a chiedersi se “venga prima il prodotto o la moneta”.

Foto di gruppo per i partecipanti al X Rhodes Forum

Dopo un breve discorso del metropolita Vladimir, che ha portato il saluto della Chiesa Ortodossa Russa, è intervenuta Katerina Stenou, dirigente dell’UNESCO, la quale ha osservato che non è sufficiente agire collettivamente, ma è necessario agire anche olisticamente, poiché tutte le questioni e sfide sono interconnesse. Liu Changle, del Comitato Nazionale della Conferenza Politica Consultiva del Popolo Cinese e vice-presidente del Comitato Esecutivo del Forum Nishan sulle Civiltà Mondiali, ha voluto sottolineare invece che la cultura cinese è inclusiva e tollerante, e questo è il segreto della sua sopravvivenza nei millenni.

Il professor Robert Curl, premio Nobel per la Chimica, ha descritto il peso che la tecnologia ha nell’influenzare l’umanità, non solo dal punto di vista materiale: ad esempio, la macchina a vapore ha permesso l’industrializzazione, e quest’ultima il comunismo. La macchina a vapore è dunque, in qualche maniera, all’origine del comunismo. Curl ha discusso il problema dell’energia. Attualmente nessun’altra fonte è economicamente competitiva col petrolio, ma secondo il premio Nobel sarà necessario adottare altri metri di giudizio. Infatti, qualora la Cina raggiungesse la produzione pro capite d’energia degli USA, l’aumento delle emissioni nocive sarebbe insostenibile.

Hans Köchler, professore di filosofia all’Università di Innsbruck e presidente della International Progress Organization, ha osservato che, con la fine della Guerra Fredda, al bipolarismo ideologico capitalismo-comunismo se n’è sostituito un altro, quello civilizzazionale Occidente-Oriente, determinato dal tentativo degli USA d’affermare la propria visione di civiltà nel mondo.
Oleg Atkov, segretario generale del WPF, ha ripercorso i 10 anni di storia dell’organismo, i suoi successi ed anche la rete di partnership instaurata, che include pure l’IsAG. Julia Kinash, dirigente del International Movement Youth Time, ha invece parlato di questa branca giovanile del WPF.

Fransisco Tatad, ex ministro filippino ed oggi consigliere del Vice-presidente del suo paese, ha dichiarato di non voler parlare di “rise of the East“, bensì di “rise of the Least“. Non si tratta solo dei paesi poveri oppressi da quelli forti, ma anche delle famiglie oppresse dallo Stato. Tatad ha encomiato la costituzione delle Filippine, che riconosce la famiglia fondata sul matrimonio come base inviolabile della società. La grande minaccia, a suo dire, è lo spettro di un “inverno demografico”: è necessario sostenere la famiglia e la procreazione.

L’arcivescovo John Onaiyekan ha invece parlato della situazione nel suo paese, la Nigeria, descritta come un microcosmo composito di nazioni. Nel paese africano il terrorismo religioso è una novità recente: il Boko Haram è una fazione marginale osteggiata dagli stessi musulmani. La Costituzione nigeriana parla di una “nazione unita dietro Dio”: la religione è in primo piano, ma senza indicarne una privilegiata. Infatti il paese è diviso equamente tra musulmani e cristiani, che convivono in tutte le regioni e spesso pure nelle medesime famiglie. Vi sono fanatici in entrambi gli schieramenti, ma essi sono emarginati. I nigeriani hanno coniato una formula affascinante per definirli: li chiamano, letteralmente, “coloro che hanno adottato la pazzia come propria fede”.

Hanno chiuso la sessione plenaria inaugurale i saluti ufficiali, tra cui quelli di Li Ning, segretario generale della Fondazione Soong Ching Ling (Cina), Michail Bogdanov, vice-ministro degli Affari esteri della Federazione Russa, e Alberto Quattrucci, segretario generale della Comunità di Sant’Egidio. Il nostro connazionale ha sottolineato come la spiritualità sia necessaria a governare il mondo, che non può ridursi alla sola economia, e che il dialogo può e deve affrontare tanto le crisi economiche quanto quelle spirituali.

Nel pomeriggio si è svolta la prima delle quattro sessioni plenarie, che riguardano rispettivamente “Global Peace and Justice, “Visions of a New Earth: Responding to the Ecological Challenge”, “Building Solidarity Economies” e “The Family in a Changing World and demographical perspectives for humanity”. A partire da oggi si svolgeranno anche una serie di tavole rotonde.

(Daniele Scalea)


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