Magazine Diario personale

L’omofobia che tolleriamo e il razzismo, il maschilismo, l’antisemitismo.

Creato il 30 luglio 2011 da Cristiana

Quello che più salta agli occhi, oggi, in Italia, anche da parte di alcuni che omofobi non si dichiarano, è la discreta tolleranza che si attribuisce a chi ha idee palesemente omofobe (vedere alla voce UDC e alle pregiudiziali della prima votazione in cui si paragonavano omosessuali a pedofili, zoofili, necrofili).

Molti trovano la richiesta di espulsione nei confronti di Mario Adinolfi, esagerata. Stalinista. Alcuni l’hanno addirittura definita isterica. Ribadisco, pacatamente, che si tratta di segnare un confine dentro il PD non di limitare la libertà di opinione.

Spersonalizziamo per un momento il dibattito, perché la questione non è affatto personale, ma tutta politica.

Un po’ di memoria sulle “fobia” occorse in altri tempi, che a sentirle oggi si sorride, ma all’epoca in cui sono state dette a molti parevano cose normali.

SULLE DONNE, discussione parlamentare per l’accesso ai pubblici uffici. Italia, XX secolo.

CAPPI dichiara di astenersi, perché – come ha già sostenuto nella sezione apposita che si è occupata del potere giudiziario – è contrario all’accesso delle donne agli uffici della Magistratura.
MANNIRONI si associa alla dichiarazione dell’onorevole CAPPI.
NOBILE dichiara che non voterà l’emendamento,  perché riconosce che vi sono delle cariche pubbliche alle quali le donne non possono accedere, ad esempio cariche militari, di pubblica sicurezza, ecc.

Accetteremmo nel Partito Democratico l’opinione di un nostro dirigente o iscritto fortemente mediatico che affermi che le donne non devono avere accesso agli uffici pubblici?

SUI NERI D’AMERICA, USA, anni 50.

Nell’immediato dopoguerra uno dei problemi più scottanti negli Stati Uniti era quello della segregazione razziale. Bianchi e neri erano divisi in ogni attività quotidiana della società civile: si acquistava in supermercati e negozi diversi, si mangiava in ristoranti separati, si soggiornava in hotel distinti, le scuole erano diverse: “Bianchi e neri sono diversi, pertanto non possono stare insieme o, se stanno insieme, i neri devono comunque essere riverenti, portare rispetto ai bianchi e seguire certe regole.”

L’atto rivoluzionario avviene il 1 dicembre 1955 quando la signora Rosa Parks di Montgomery, Alabama, si rifiuta di cedere il posto da lei occupato, su di un autobus extraurbano, ad un uomo bianco. Rosa Parks viene arrestata e accusata di aver violato una delle ordinanze sulla segregazione della città.

Accetteremmo nel Partito Democratico l’opinione di un nostro dirigente o iscritto fortemente mediatico che affermi che i neri devono stare in scuole separate?

EBREI. Italia, ventennio fascista.

La legislazione antisemita comprendeva: il divieto di matrimonio tra italiani ed ebrei, il divieto per gli ebrei di avere alle proprie dipendenze domestici di razza ariana, il divieto per tutte le pubbliche amministrazioni e per le società private di carattere pubblicistico – come banche e assicurazioni – di avere alle proprie dipendenze ebrei, il divieto di trasferirsi in Italia ad ebrei stranieri, la revoca della cittadinanza italiana concessa a ebrei stranieri in data posteriore al 1919, il divieto di svolgere la professione di notaio e di giornalista e forti limitazioni per tutte le cosiddette professioni intellettuali, il divieto di iscrizione dei ragazzi ebrei – che non fossero convertiti al cattolicesimo e che non vivessero in zone in cui i ragazzi ebrei erano troppo pochi per istituire scuole ebraiche – nelle scuole pubbliche, il divieto per le scuole medie di assumere come libri di testo opere alla cui redazione avesse partecipato in qualche modo un ebreo. Fu inoltre disposta la creazione di scuole – a cura delle comunità ebraiche – specifiche per ragazzi ebrei . Gli insegnanti ebrei avrebbero potuto lavorare solo in quelle scuole.

Accetteremmo nel Partito Democratico l’opinione di un nostro dirigente o iscritto fortemente mediatico che affermi che gli ebrei non possano fare i giornalisti o i notai?

Sarebbe opportuno, da parte di tutti, una profonda riflessione sul significato che l’omofobia ha dentro ognuno di noi. Ci sono stati giorni in cui, in fondo, la maggior parte delle persone:

1) non si definivano maschiliste, però in effetti le donne come fanno a fare i magistrati ed è in fondo normale che si pensi comunemente così e non si può “aggredire” chi la pensa in questo modo.

2) non si definivano razziste, però in effetti mia figlia non la vorrei mai vedere sposata ad un nero ed è meglio stare separati e non si può certo “aggredire” chi la pensa in questo modo.

3) non si definivano antisemiti, però in effetti, questi ebrei sono proprio diversi, non si integrano e non si può certo “aggredire” chi la pensa in questo modo.

La questione omofobica gira tutta intorno ad una paura interiore. All’ incapacità di affrontare la diversità, il pregiudizio.

La paura più grande è la possibilità per gli omosessuali di essere genitori. Ovvero di un individuo di essere genitore, perché l’omosessualità, checché se ne dica non ha nulla a che vedere né con la procreazione, né con la genitorialità.

Per secoli gli omosessuali si sono sposati, hanno fatto figli e nello stesso tempo sono stati genitori. Oggi si vorrebbe che fosse ancora così.

Oggi invece si vuole vivere con la persona che si ama. E si può, anche, pensare di potere essere genitori perché la genitorialità non è necessariamente vincolata alla procreazione, figuriamoci all’indirizzo sessuale.

Ricordo che in Italia vivono 100 mila bambini in famiglie con genitori omosessuali. In Italia. XXI secolo.

E ricordo che in Italia è in vigore la Legge Mancino  che prevede (giustamente) in sintesi:

L’art. 1 (“Discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”) dispone quanto segue: “Salvo che il fatto costituisca più grave reato, [...] è punito: a) con la reclusione fino a un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; b) con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. È vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Chi partecipa a tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi, o presta assistenza alla loro attività, è punito, per il solo fatto della partecipazione o dell’assistenza, con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Coloro che promuovono o dirigono tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da uno a sei anni.”

L’ art. 2 (“Disposizioni di prevenzione”) stabilisce che “chiunque, in pubbliche riunioni, compia manifestazioni esteriori od ostenti emblemi o simboli propri o usuali delle organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi” come sopra definiti “è punito con la pena della reclusione fino a tre anni e con la multa da lire duecentomila a lire cinquecentomila.” Inoltre lo stesso articolo vieta la propaganda fascista e razzista negli stadi, disponendo che “è vietato l’accesso ai luoghi dove si svolgono competizioni agonistiche alle persone che vi si recano con emblemi o simboli” di cui sopra. “Il contravventore è punito con l’arresto da tre mesi ad un anno.”

L’art. 4 punisce con la reclusione da sei mesi a due anni e con la multa da lire 400.000 a lire 1.000.000 “chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche. Se il fatto riguarda idee o metodi razzisti, la pena è della reclusione da uno a tre anni e della multa da uno a due milioni.”


Filed under: GLBT, IMPOLITICO

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