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L'uomo che sfidò il cielo

Creato il 22 novembre 2013 da Il Viaggiatore Ignorante

L'uomo che sfidò il cielo.

www.jorgechavezdartnell.com

L'uomo che sfidò il cielo.

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Non posso fermare la mia volontà di conoscere la sua storia.E’ un eroe moderno ancora oggi poco conosciuto cui la storia non ha tributato il giusto riconoscimento.
Aveva un sogno, quello di volare libero nei cieli.Non era nato nelle nostre montagne.Era figlio di un banchiere peruviano trasferitosi a Parigi.Nacque all’inizio dell’estate del 1887.Si diplomò in ingegneria nel 1909. L’anno seguente compì il suo primo volo nei cieli francesi nel mese di febbraio.Ad agosto Chavez stabilì il primato di altitudine superando i 1600 metri.Qualche settimana dopo migliorò il proprio primato nei cieli parigini superando la soglia dei 2600 metri.Nell’estate dello stesso anno il TCI in collaborazione con il Corriere della Sera organizzò una sfida internazionale con obiettivo il sorvolo delle Alpi.Il Premio traversata delle Alpi consisteva nel partire da Briga in Svizzera, sorvolare il passo del Sempione, Domodossola, Stresa e giungere a Milano entro 24 h dalla partenza. Il premio in denaro da spartirsi tra i primi 3 arrivati era di 100.000 Lire.Geo Chavez fu il primo iscritto.Il primo tentativo fallì il 19 settembre.Chavez raccontò: " dopo un'ascensione relativamente tranquilla sino a circa 2200 metri ho incontrato forti turbolenze che scuotevano violentemente l'aereo; solo a fatica sono riuscito a tenere la macchina sotto controllo e rientrare, infreddolito e stremato, a Briga".Qualche giorno dopo, il 23 settembre, le condizioni atmosferiche parevano ottimali. Partì da Briga, in compagnia di altri 4 concorrenti, nessuno di loro riuscì a valicare il passo del Sempione.Incontrò forti correnti nel tratto ascendente verso il passo; si presume che queste forti turbolenze possano aver compromesso la struttura dell'aereo.Con grande maestria doppiò il passo e, scendendo attraverso le gole di Gondo, arrivò in vista di Domodossola. Erano trascorsi 45 minuti dalla partenza quando il Bleriot si inclinò di punta, perse le ali ed andò a schiantarsi sul terreno da un'altezza di 20 metri circa.Le condizioni e le ferite riportate non parevano ai più mortali, invece Geo Chavez morì quattro giorni dopo all'ospedale San Biagio di Domodossola. Le circostanze del decesso non sono chiare in quanto il ragazzo era ancora in giovane età, allenato ed in perfetta forma fisica.Le ultime parole pronunciate, stando a quanto riferisce un suo amico aviatore, furono: " arriba, siempre arriba": In alto. sempre in alto.Il tentativo di trasvolare le Alpi ebbe grande eco già prima del tentativo, ma la fine dell'uomo e la nascita dell'eroe procurano un'ondata di commozione  mondiale.Lo ricordarono il Pascoli con un'ode a lui dedicata che inizia: " Cercano tra i venti / randagi, in mezzo alle selvagge strette / su scrosciar di valanghe e di torrenti. / Cercano ancore le ultime vedette / rapide, trasvolando  per le gole / placide toreando sulle vette.....".Lo ricorda anche lo scrittore Vittorio Foà: "mia madre mi raccontava sempre che il giorno in cui ero nato era morto un eroe. Il giorno della mia nascita era successa una cosa molto importante; per la prima volta un uomo aveva attraversato in vole le Alpi. Quell'uomo era Geo Chavez".L'aeroplano era il simbolo di quella nuova era, simbolo di libertà, simbolo di ferrea volontà cui l'uomo si avvicinava per dominare l'area dopo aver dominato la terra ed il mare. Chavez fu uno dei pionieri di quel mondo che permise all'uomo di compiere passi da gigante verso il futuro.

L'uomo che sfidò il cielo.

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Risalendo il passo del Sempione da Briga ho provato ad indossare i suoi panni.....
Briga è una città Svizzera poco al di là del confine Italiano. Da li parte poco dopo l’ora del pranzo, che non deve essere stato facile. Stai per fare la storia, stai per compiere l’impresa, anche se hai 23 anni lo stomaco non risponde, non ti aiuta; non riesci a mangiare. Devi controllare il tuo “velivolo” fatto di legno e tela, devi assicurarti che regga l’altezza e le raffiche di vento, che da questi parti sono di casa.E poi le montagne. Sono maestose e belle, ma fanno paura. Incutono timore.Si parte.Molta gente lo attende a Domodossola, dove deve fermarsi a fare rifornimento, ma molta di più a Milano dove si dovrebbe concludere il volo.Lentamente si sale verso il passo del Sempione; quante volte lo avrà visitato con la macchina rimanendo affascinato dalla sagoma del monte Leone? Di questo ci rimane traccia negli articoli del “Corriere della Sera” che seguì molto attentamente l’avventura.Il passo è alle spalle, si comincia la discesa verso il campo di atterraggio. Non è facile le montagne ti circondano; perdi il senso dello spazio e forse anche quello del tempo. Non puoi goderti il panorama, devi pilotare il velivolo attraverso i venti.Proprio per questo motivo molti illustri dell’epoca si innamorano del volo; da Kafka a Delagrange sino a D’Annunzio che si inventa, con un neologismo, il nome per l’apparecchio, appunto velivolo.La cronaca ci ricorda che dovette superare alcune turbolenze.Siamo vicini al punto di rifornimento, le Alpi alle spalle la pianura di fronte.Si deve solo atterrare. Sono passati circa 45 minuti dalla partenza di Briga; per l’uomo sono una frazione di vita, per Chavez sono stati la vita.Mancano pochi metri quando il velivolo cede; oggi si direbbe cedimento strutturale.Si spezza un’ala.Si spezza il sogno di un ragazzo di 23 anni di conquistare i cieli.
Fabio Casalini


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