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L’UOMO CHE SMISE DI FUMARE di G. Pelham Wodehouse

Creato il 30 agosto 2010 da Fabry2010

L’UOMO CHE SMISE DI FUMARE di G. Pelham WodehouseSe sono vere le due seguenti considerazioni – “il buonumore è un toccasana” e “leggere fa bene” – ogniqualvolta avremmo trovato un buon libro capace di farci ridere, o quantomeno sorridere, avremmo trovato un tesoro… o preso i classici due piccioni con una fava. Scrivo questo breve preambolo pensando allo scrittore inglese G. Pelham Wodehouse (nato a Guildford, nel Surrey, il 15 ottobre 1881 – morto a New York il 14 febbraio 1975), grande umorista ma anche autore dotato di uno stile pregevole, al punto da avere ammiratori del calibro di Hilaire Belloc, Evelyn Waugh, Rudyard Kipling, Salman Rushdie e Douglas Adams.
Come ha avuto modo di sostenere il citato Evelyn Waugh: “Wodehouse ha creato un mondo affinché ci potessimo vivere e divertirci… Un mondo idilliaco, che non morirà mai.”
Un nuovo pezzo di questo mondo, prodotto dal creatore – tra gli altri – dei racconti di Jeeves e del Castello di Blandings, è giunto di recente in libreria. Si tratta di una raccolta di racconti intitolata “L’uomo che smise di fumare” (Guanda, 2010, p. 240, € 16, traduzione di Silvia Piraccini).
L’ottima copertina dai colori sgargianti, disegnata da Alberto Rebori, mostra un omuncolo “digrignante” – spaparanzato su una poltrona rossa – che tiene in mano un sigaro. Sopra di lui, l’icona di una sigaretta cancellata da una X.
I racconti sono ambientati a Londra, all’Angler’s Rest, dove il signor Mulliner – instancabile chiacchierone del locale – è solito offrire storie incredibili e divertenti (piacevoli da ascoltare tra una sorsata di whisky e l’altra). Tra queste, c’è la storia di Archibald, alle prese con la lettura di Shakespeare e di Bacone per impressionare la zia dell’amata Aurelia Cammerleigh (peccato però che la ragazza trovi questo genere di cose di una noia mortale); o quella in cui Ignatius decide di conquistare Hermione smettendo di fumare (la difficilissima prova d’amore che dà il titolo alla raccolta); o i racconti dedicati alla terribile Roberta “Bobbie” Wickham (e alle peripezie che devono affrontare i suoi pretendenti, come trovarsi dei serpenti infilati fra le lenzuola da chissà chi o gettarsi in rocambolesche fughe dalla finestra alla rincorsa del famigerato treno del latte, primo mezzo utile per scappare dalla casa di famiglia della giovane donna). Insomma, nove racconti capaci di offrire buonumore e sana lettura.
A proposito dello smettere di fumare, ecco un brano estrapolato dal libro: «Se volete sapere che ne penso, signori» riprese il signor Mulliner, «dirò che, per un uomo, smettere di fumare non soltanto è sciocco: è imprudente. È un gesto che risveglia il demone sopito in tutti noi. Smettere di fumare è diventare una minaccia per chi ci sta accanto. Non dimenticherò facilmente che cosa accadde nel caso di mio nipote Ignatius. Grazie a Dio la storia ha un lieto fine, ma…». L’opinione di Mulliner troverà riscontro nel racconto citato.
Un’altro assaggio, tratto dall’incipit del racconto “Pericolo sul tee”: «Credo che i due giovanotti in knickerbocker a scacchi si siano sorpresi un po’ quando, alzando lo sguardo, videro il signor Mulliner torreggiare sopra il loro tavolo come un affabile Genio della Lampada. Immersi nella conversazione, non si erano accorti che si era avvicinato. Era la loro prima visita all’Angler’s Rest e il loro primo incontro con il Saggio della saletta interna, e non avevano ancora capito che, per il signor Mulliner, qualsiasi assembramento di suoi simili che superasse l’unità formava un pubblico.»
Piccola parentesi sulla vita di Wodehouse (che ha vissuto in Inghilterra, in Francia e negli Stati Uniti… diventandone cittadino nel 1955). Quando nel 1939 scoppiò la seconda guerra mondiale, Wodehouse, invece di ritornare in Inghilterra, rimase in Francia nella sua residenza estiva di Le Touquet. Nel ‘40 i tedeschi lo imprigionarono e lo internarono per un anno prima in Belgio, poi a Tost, nell’attuale Polonia. Secondo quanto riportato nelle sue biografie, mentre si trovava a Tost, Wodehouse intrattenne dialoghi umoristici con gli altri prigionieri. Dopo essere stato rilasciato (a pochi mesi dal suo sessantesimo compleanno) utilizzò questi dialoghi come base per una serie di trasmissioni radiofoniche che i tedeschi lo convinsero a fare da Berlino.
Della serie: quando l’umorismo non conosce battute d’arresto.
Massimo Maugeri

Articolo pubblicato sul Corriere Nazionale del 20.8.2010, nella pagina/libri “Scritture& Pensieri” diretta da Stefania Nardini



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