Magazine Diario personale

La camera sospesa

Da Patalice
La camera sospesaSospirò, sentendosi, in un attimo, svuotata da tutta l'adrenalina, della quale si era servita, per far diventare casa sua, quel bell'appartamento dall'aria decadente. 
Le tazze che pendevano da un bastone d'acciaio, sulla parete, sopra il tavolo della cucina; i lampadari di latta, trovati in un mercato vintage, appesi in camera da letto; il tappeto geometrico, a motivi giallo e grigio, sotto il divano in salotto; la biancheria sulla mensola del bagno, dello stesso colore delle saponette e del porta spazzolini.Tutto aveva un senso, un suo ordine, una sua precisa collocazione casalinga.Bo, suo marito, le aveva lasciato carta bianca, assicurandosi solo che le spese fossero contenute, e che i danni fatti dai suoi improvvisi colpi di testa, non fossero irreparabili per l'immobile, e l'incolumità della sua compagna. Mentre spostava una sedia decapata ad arte, e si sedeva stremata, con un cacciavite in una mano, e lo straccio dall'altra, si trovò, di dirimpetto, la porta rossa. Aveva fatto ruotare l'intero arredare, intorno a quella vecchia porticina di legno, che aveva conservato  splendidamente il suo magenta acceso. Ora la guardava, in un misto di timore e curiosità, tipico della fanciullezza.La camera sospesa.Era così che l'avevano battezzata lei è Bo, ridendoci sopra, e pitturando le pareti di bianco sgargiante, come per spazzare ogni tentativo di togliere attenzione e focus, dalla porta stessa, avevano reso con rettangolo verticale, ancora più luminoso e vivido.Inizialmente, avevano pensato ad un ufficio per Bo, per permettergli di lavorare a casa, ma l'idea era stata scartata, il fatto di lavorare 11 ore al giorno gli pareva bastevole.Poi era stata la volta del guardaroba, ma Sole era una donna atipica, con la mania del giardinaggio, e senza la smania da shopping compulsivo; quindi l'enorme armadio a 6 ante della loro camera, le era più che sufficiente. Pensarono ad una dispensa, grande elegante e fornita, ma la temperatura della camera fece abortire l'idea più concordante ad ambedue. Sole girò con reverenza il pomello della porta rossa, ed entrò, e ci mancò un attimo perché le sue labbra esprimessero ciò che la testa aveva partorito: è permesso? Avevano scelto la casa in cui dalla settimana prima, vivevano, innamorandosene tutti e due, non contemporaneamente, ma con prepotenza assoluta, sebbene in tempi differenti.Bo aveva visto il potenziale fin da subito, mentre a Sole era servito l'ingresso del colore sulle pareti, perché la giudicasse a propria immagine e somiglianza. Eppure quella bizzarra stanza sconnessa, segretata da quella porta così evidente, li metteva ambedue in leggera agitazione; mentre una vecchia lampada vintage, ed il paio di scatoloni non ancora aperti, la ignoravano inanimati, Sole provò a pensare a cosa avrebbero fatto della camera sospesa. 
Una stireria?Una sala hobbies?Una specie di cinema con tanto di impianto hi tech a renderlo più realistico? Una serra?
La camera sospesaTutto era plausibile ed inverosimile al contempo:portavano quasi tutto in un lavasecco, ergo della stireria avevano poco bisogno; Bo giocava a calcetto e lei collezionava bamboline turistiche, quelle orribili, che si trovano nei negozi di souvenir, e che non meritavano di certo che tanto spazio venisse loro assicurato; 
la sala cinema sarebbe stata pressoché inutile, il loro tempo di resistenza massima, sul divano, davanti ad un film, non batteva i 30 minuti scarsi;
e della serra non se ne parlava minimamente, Bo era asmatico, e non gli avrebbe fatto bene.  Mentre pensava e scartava soluzioni, Sole vide un urlo, e sentì occhi chiari piangenti. Una stanza per un bambino.Ci pensava da qualche mese, come un concepimento già di fatto avvenuto, in un angolino di cervello, che batteva all'unisono con il suo trentaseienne orologio biologico.Un ammasso di biberon, tutine, carillon, e peluches di ogni foggia.Sole si spaventò di se stessa, e dei tiri mancini della sua mente, così si sedette con la schiena allo stipite della porta e, avendo smesso di fumare, si cacciò in bocca una radice di liquirizia. Ne avevano parlato lei e Bo.Quando si erano messi seriamente insieme, ne avevano parlato tanto: lui preferiva aspettare che l'economia e le realizzazioni reciproche fossero consolidate; lei l'avrebbe fatto subito, ma probabilmente più perché sua sorella, sua cugina, ed un paio di amiche di infanzia, lo avevano fatto.Si accordarono perché si aspettasse qualche anno; ne erano trascorsi 9 e nessuno dei due aveva sentito il desiderio o il bisogno di riprendere in mano il discorso. Ora Sole, nella camera sospesa della sua nuova splendida casa, pensava a cosa sarebbe stato della sua esistenza, se avessero messo al mondo un terzo elemento, una combinazione tra lei ed il suo uomo. Gli occhi scurissimi e sfuggenti di Bo, sarebbero stati bene su un viso a cuore tempestato di efelidi come il suo?La sua mania di controllo, come si sarebbe declinata con l'impazienza di lui?E poi, a lei che non sopportava vacanze canoniche, sarebbe andata a genio la villeggiatura in riviera, con l'acqua salmastra e le serate in sala giochi?E Bo sarebbe andato a lavorare un'ora dopo, per accompagnare il bambino a scuola, ed avrebbe smesso di farlo il sabato, per poter giocare con lui?Ed era giusto che fosse figlio unico?Probabilmente sarebbe stato ragionevole voler essere in 4, e a quel punto la sua deliziosa casetta neonata sarebbe diventata troppo piccola...E, ragionevolmente, tutti questi accadimenti, avrebbero avuto corso nei prossimi 5/6 anni.
E a 41/42 anni, con due bambini piccoli a carico, avrebbe avuto la stessa voglia di dipingere, le stesse energie per l'ennesimo trasloco che soddisfacesse tutte le esigenze?Sole sentì caldo dentro, rilassò le spalle, e fece un respiro profondo, ricordò a se stessa che, con due figli ed una nuova casa, avrebbe dovuto abbandonare le lezioni di yoga, ed uscì dalla porta rossa, con la mano che tremava intorno alla maniglia.Sua nonna era stata madre, sua madre era madre, tutte le femmine del mondo sentivano questa spinta uterina verso l'ampliamento della popolazione, perché a lei venivano i sudori freddi? Guardò quel bellissimo e sgargiante uscio, che le faceva paura e l'attraeva, e pensò a se stessa, che nella sua pelle e nella sua vita, si ritrovava riconoscendosi, e ne ebbe paura.Come poteva essere tanto egoista?Come faceva ad accettare queste sfumature di se?Le piacevano le vecchie carrozzine vintage, quelle che cigolavano, scrigni dei migliori tesori.Amava il profumo della pelle dei suoi nipoti, ed anche la consistenza morbida ed elastica dei loro corpicini.Adorava la meraviglia che sapeva creare nei loro occhi inesperti e smaniosi di conoscenza.Tutto sommato i bambini le piacevano, molto, ed era grata a quelle persone che avrebbero fatto si che, la razza umana, perpetrasse... Tuttavia, lei non si sentiva parte in causa, in questo processo, sentiva che il suo essere donna, con l'idea di riproduttrice, non aveva assonanza alcuna, e non ne fu dispiaciuta. Trovare un equilibrio, saper far attecchire le proprie manie ed i propri difetti, con quelli di un altro, lasciarsi amare e farlo a sua volta, era stato un procedimento impegnativo, un qualcosa che non era ancora così rodato e perfetto, da non richiedere più continua attenzione. Stava vivendo tanto di quel sospeso, che aggiungerne altro in una stanzetta che "sospesa" era stata battezzata, le parve immediatamente impossibile. Prese il telefono, e quando la calda e conosciuta voce di Bo rispose, lei disse: "Ma se spaccassimo il muro, e sacrificassimo una camera, ti andrebbe un bagno stile hollywoodiano, con tanto di jacuzzi?".

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