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“La casa invernale dell’orso” di John Jeoman e Quentin Blake, Camelozampa.

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

orsocopL’inverno è arrivato anche quest’anno e stavolta l’ha fatto repentinamente, a spron battuto, senza troppi preamboli o delicatezze.
Non so a voi, ma a me il clima fattosi improvvisamente rigido, le temperature calate di botto, hanno fatto venire la voglia di spulciare nella mia sempre immensa pila di libri da leggere alla ricerca di un albo che avesse esattamente il sapore della stagione invernale, ma che insieme fosse sbarazzino e spassoso, semplice e caldo come il sorriso di un bambino.

La scelta, motivatissima, è caduta su “La casa invernale dell’orso” di John Jeoman, illustrato dal guizzo felice del pennello di Quentin Blake e pubblicato in Italia da Camelozampa.

Un albo di formato medio – classico direi – animato da gustosi protagonisti a quattro zampe, che racconta d’altruismo e d’amicizia, di sentimenti bonari e affettuosi e acceso da un guizzo di impertinenza che è così familiare ai comportamenti dei nostri bambini.
C’è infatti una vena sottile tra queste pagine lievi e colorate che rammenta il rapporto tra genitore e figlio piccino, c’è qualcosa nell’orso grande e bonario che sopporta i giochi vivaci degli altri animali senza troppe proteste che mi fa venir alla mente un buon papà che si fa coinvolgere nel nascondino o nella moscacieca anche se farebbe magari tutt’altro.
[Chissà se tutto questo c’era nelle intenzioni degli autori o è solo la chiave di lettura un po’ bislacca di una mamma il cui sonno viene troppo spesso messo a repentaglio dalla volontà dei figli…?]

L’orso è indaffarato in strani e frenetici preparativi: raccoglie arbusti, rami, foglie, muschio senza prestare troppa attenzione alle altre bestiole – uno scoiattolo, un riccio, un maiale e una gallina – che gli si affollano attorno curiosi.

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Cosa starà combinando? E’ presto detto! Si sta avvicinando l’inverno e il grosso animale non vuole correre il rischio, come gli anni passati, di svegliarsi dal letargo a causa del freddo.
Costruirà quindi una comoda casetta, con le mura solide e i pavimenti soffici di erbe e velluti, nella quale sentirsi al calduccio e protetto durante i lunghi mesi del gelo.
Alla sua richiesta di aiuto e collaborazione i compagni lo sbeffeggiano: una casa per un orso! Che idea buffa! E se ne tornano alle loro occupazioni.

Quando il freddo, però, arriva davvero, mentre l’orso nella sua casa se la dorme della grossa, i quattro animali si trovano in difficoltà e decidono di rifugiarsi proprio…dal grande amico peloso!
A questo punto se fossimo in altre favole che l’incipit della storia ricorda (“La cicala e la formica”, “La gallinella rossa”, solo per citare le prime due che mi vengono in mente) l’orso risponderebbe picche agli ingrati e continuerebbe a ronfare tranquillo sui suoi muschi al riparo dal vento.
Ma qui – aspetto dell’albo che mi delizia assai – l’intento non è quello di fare la morale, di redarguire, insegnare che ad essere previdenti ci si guadagna e che solo chi lavora gode buoni frutti (tutto sacrosanto, per carità, ma a me la leggerezza, la dolcezza e un pizzico di bontà piacciono di più).

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L’orso è gentile, non si prende nemmeno la soddisfazione di dire “Ve l’avevo detto io” (ammettiamolo che la tentazione l’avrebbe avuta chiunque).
Accoglie gli amici e li invita a dormire insieme a lui.
Ma indovinate un po’? Quelli no! Come i bambini – capricciosi? Diciamo: troppo vitali – i quattro scellerati desiderano giocare, cantare, ballare, far festa.
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La casetta è troppo stretta e l’orso di voglia non ne ha nemmeno tanta ma, nonostante ciò, non fa nemmeno un sonoro “GRONF!” mandandoli tutti a far baccano nelle loro cucce.
Li sopporta, invece – pensate! –  per tutto ottobre, novembre, dicembre, gennaio e via via fino a marzo quando, al primo sole di primavera, i quattro fanno ciao-ciao, arrivederci e grazie e tornano alle loro vite.
Si arrabbierà a questo punto l’orso? Macchè! Placido placido…ma vi toccherò scoprirlo da voi…

Un albo che mi ha strappato un sorriso pieno, uno di quei sorrisi belli che si riservano a chi esercita la gentilezza, a chi è buono senza un secondo fine, a chi riesce  a mantenere calma e benevolenza anche quando gli altri non sono esattamente encomiabili.
In una società come la nostra queste persone sono spesso apostrofate come “stupide”, tacciate dagli arroganti di essere quelle che si fanno mettere i piedi in testa.
Ma quanto sarebbe più bello e luminoso il mondo se ci fossero un po’ più orsi paciosi e un po’ meno furbi e bacchette puntate?

E se è corretto insegnare ai bambini che “chi non lavora non mangia” e che gli scansafatiche e i poco previdenti spesso sono puniti dalla vita, è altresì bello – e perfino un pochino di più – mettere in luce il punto di vista dell’orso.
E cioè che chi sa voler bene, essere tollerante con il prossimo, essere disponibile, garbato e cortese è una persona degna di stima ed è una virtù praticare “atti di bontà privi di senso”.

Le tavole del grande Quentin Blake – maestro dell’illustrazione per l’infanzia – seguono lo spirito del libro e si fanno anch’esse più lievi e gentili.
Mantenendo comunque il guizzo d’ironia, il caratteristico humor naturale e disinvolto, si addolciscono e si ammorbidiscono, attenuando lo spirito irreverente tipico dell’autore.
E’ bello così sfogliare e osservare quadretti invernali vivaci e colorati, con le foglie che cadono, il vento che soffia impetuoso e i toni del bosco, che da sempre affascina grandi e piccini.

(età consigliata: dai 3 anni)

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