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La Casa Sopra I Portici – Carlo Verdone

Creato il 26 marzo 2012 da Ferdori

La Casa Sopra I Portici – Carlo VerdoneCarlo Verdone lo conosciamo tutti: cinema, televisione, spettacoli vari.

Anche lui, come tanti altri nomi noti al grande pubblico, adesso ha scritto un libro.

Il buon Corrado Augias, che queste cose non le lascia passare, nel corso di una recente puntata del suo programma su Rai Tre ha posto la domanda esplicita al bravo regista ed attore romano: Ma lei perché ha scritto questo libro?

Il panorama pubblico è pieno di personaggi pieni di sé convinti, solamente perché sono riusciti in un campo, di essere capaci di fare di tutto.

Ad essere onesti buona parte della loro presunzione è certamente colpa nostra vista la facilità con la quale siamo pronti a mantenere accese le luci della loro ribalta senza mai approfondire le cose più di tanto…

Comunque sia, Augias pone questa domanda a Carlo Verdone, pronto a smascherare il povero vip di turno che forse inconsapevolmente, rischia di essere “ridicolizzato” nel caso in cui si atteggi a “sapiente e tuttologo”.

Verdone attiva la modalità “umile” e da subito, in modo molto corretto e confidenziale, chiarisce che non si sente in alcun modo uno scrittore nel senso più alto del termine e che questo suo libro La casa sopra i portici è stato scritto per fermare nel tempo i ricordi di una vita.

Quella sua personale certamente, ma soprattutto quella della sua famiglia e di quel luogo a lui così caro, con tutti i personaggi famosi che nel corso di tanti anni lo hanno frequentato contribuendo a creare tutta una serie di aneddoti che gli pareva interessante mettere a disposizione dei lettori.

Dopodiché Augias mette via le armi e comincia un colloquio molto cordiale nel corso del quale Verdone spiega che all’inizio degli anni trenta il Vaticano concesse in locazione alla famiglia della madre quella casa e che questo contratto è rimasto in vigore sono alla morte del padre avvenuta di recente.

A quel punto si dovevano riconsegnare le chiavi al legittimo proprietario e lasciare al destino il posto dove era nato e vissuto per tanti anni.

Le operazioni di sgombero hanno richiesto almeno sei mesi e nel corso di tutto quel tempo sono riaffiorati moltissimi ricordi completati da tutto un insieme di lettere, fotografie, ritagli e un sacco di altre cose che sembrava un peccato chiudere nella cantina dei ricordi.

Ecco allora l’idea di questo libro memoriale nel quale la casa è il fulcro attorno al quale ruotano gli episodi raccontati.

Aneddoti divertenti ma anche malinconici che vedono protagonisti personaggi come Federico Fellini e Alberto Sordi assieme a tanti altri che il padre Mario Verdone conosceva bene ricoprendo un ruolo importante nel mondo non solo cinematografico, ma direi artistico in generale.

Si parla di scherzi adolescenziali finiti male, dei primi amori dell’autore, della scomparsa di tanti cari amici, ma anche di curiosità davvero divertenti.

Un libro che rivela la personalità di un uomo che apre i propri sentimenti al pubblico con il risultato finale di farcelo sentire più vicino di prima, uno di noi insomma.

Un libro, come recita l’introduzione:

dedicato alla casa che ha visto un’infinità di persone e di storie. Una casa piena di voci, allegra, signorile e poetica. La casa dove sono nato assieme ai miei fratelli. La casa che ci ha protetti. La casa di tante gioie e di qualche atroce, inevitabile, dolore. Ma anche la casa delle risate e delle sorprese. La mia vita sarà sempre legata al suo ricordo e al suo robusto, profondo abbraccio. Quella casa era il respiro dei miei adorati genitori Mario e Rossana.

Questo nella sostanza è lo spirito del libro e su questo nulla da dire, anzi un bel modo per aprirsi verso il pubblico che tanto lo ama.

Dal punto di vista stilistico e narrativo invece, non siamo di fronte ad un’opera di un grande livello; spesso ci si trova in presenza di cose già dette, di concetti già espressi anche con le medesime parole; in generale si tratta di una scrittura non solo semplice, ma che a volte può apparire anche un po’ superficiale.

Tutto ciò in fin dei conti, non rappresenta un grave problema: basta sfogliare le pagine del libro come fossero quelle di un rotocalco e tutto scorre senza ostacoli nella maniera più naturale possibile; in questa maniera quello che Verdone voleva trasmettere ai lettori del suo libro arriva a destinazione senza tanti ostacoli e senza tante decorazioni.

Tutto sommato un libro di svago e senza grandi pretese se non quella da parte dell’autore di aprirsi e raccontarsi.

Tempo di lettura: 2h 48m



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