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La Corsa alla Scomoda Poltrona degli Stati Uniti

Creato il 31 gennaio 2016 da Gianluca Pocceschi @geopolitiqui

E’ partita la corsa alla presidenza degli Stati Uniti. Il primo febbraio, lo Stato occidentale dell’Iowa darà il colpo di pistola della partenza alla gara e i suoi 250 mila elettori sfideranno il ghiaccio per i loro beniamini.

Nessuno dei candidati, ad eccezione forse di Barnie Sanders, credo abbia bisogno dello stipendio di 400.000 dollari lordi erogato dallo Stato federale al Presidente. Nessuno di loro ha bisogno di un tetto sulla testa, tanto meno quello della Casa Bianca. Perchè allora si lanciano in questa folle competizione a colpi di show televisivi, milioni di dollari, sorrisi ipocriti e slogan dal cattivo gusto?

Forse per il mero senso dello Stato e della Nazione. Non c’è naturalmente da stare tranquilli perchè la contesa sarà tra le più brutte, insicure e strane della storia della Confederazione.

Partiamo dai due favoriti per lo scontro finale Hillary Clinton e John Ellis Bush detto anche Jeb Bush. La sfida tra la moglie di un ex presidente e il fratello e figlio di un ex Presidente degli Stati Uniti vedrebbero l’amministrazione a stelle e strisce catapultata al di là dell’oceano Atlantico e prendere le sembianze di una stantia e dinastica democrazia africana. Non ci sarebbe niente di male se fossero coscienti del superamento del loro primato dell’Essenza e Valore della Democrazia di Kelsen dove la logica dell’alternanza partitica viene tramutata nell’alternanza di un’oligarchia dinastica.

Purtroppo non è così la coscienza rimane brutta, cattiva ma pulita e allora cosa nei dettagli cambierebbe se vincesse l’uno o l’altro? Poco e niente se non altro che Hillary Clinton sarebbe la prima presidente donna a diventare inquilina della casa bianca e Bill Clinton il primo First Mister. La politica di Hillary non credo si discosterà molto da quella di Obama con un congresso totalmente avverso e il presidente come mero mediatore tra le istanze di una e l’altra parte. Bush figlio/fratello avrà dalla sua l’intera dinastia e suoi solidi record di tagli delle tasse e privatizzazione dei servizi nonchè la logica del boots on the ground in Medio Oriente.

Gli outsiders offrono il panorama più interessante. Tra i democratici spicca il democratico socialista settantaquattrenne Barnie Sanders. Nato a Brooklin nel 1941 è stato membro della Lega dei giovani socialisti, sindaco di Burlington e senatore indipendente del Vermont dal 1990 nonchè seguace del cinque volte candidato presidente del Partito Socialista Eugene V. Debs. La sua visione del socialismo, tuttavia, è più vicina a quella dell’ex primo ministro svedese Olof Palme (1969 – 1976 e poi 1982-1986) che al suo mentore pro – bolscevico Debs.

Mette spesso a confronto risultati positivi dello Stato provvidenza svedese con le disuguaglianze che spaccano la società statunitense, insistendo sempre sulla povertà infantile e sull’assenza di una copertura sanitaria efficiente e alla portata di tutti. Bei pensieri che senza dubbio infastidiranno la Clinton, ma che difficilmente guadagneranno la fetta di elettorato capace di surclassarla. Lo danno vincente in Iowa e nel New Hampshire e naturalmente nel Vermont.

Nella sponda repubblicana abbiamo il rullo compressore Donald Trump. Xenofobo miliardario dall’alito profumato di dollari ha più volte annunciato che gli Stati Uniti sono stati ridotti sul lastrico e distrutti dagli stupratori immigrati, veniali banchieri e politici idioti. Sono messi in pericolo dai maniaci musulmani e derisi dal resto del mondo. E’ irato contro i cinesi che accusa di essere gli inventori del riscaldamento globale perchè vogliono distruggere l’industria statunitense. La sua promessa più grande è la costruzione del beautiful wall tra Messico e Stati Untiti. Ha lanciato la sua candidatura dalla Torre Trump di Manhattan al grido Noi abbiamo 18 mila miliardi di dollari di debito, abbiamo bisogno di soldi, stiamo morendo, abbiamo bisogno di soldi…Malinconicamente, il sogno americano è morto”.

Ted Cruz, l’altro repubblicano, è figlio di un immigrato cubano e una cittadina americana. Nato in Canada, rappresenta gli avversari di ciò che resta dell’Obamacare e unisce la parte più “fiscalmente” conservativa e i cristiani evangelici dei Repubblicani. Personaggio simile all’uomo americano che si è fatto da solo, cattura consenso molto bene nei dibattiti televisivi e soprattutto ha raccolto più soldi degli altri dieci avversari. Con il suo stile da reverendo ha assunto anche un ruolo da predicatore della tradizione dei lavoratori contadini e ultra devoti del nord – ovest. Ha promesso, qualora fosse eletto che sopprimerà l’ Internal Revenue Service (una sorta di Equitalia), istituirà l’aliquota fissa del 10% sui redditi e spingerà la Federal Reserve a riadottare il gold standard, l’ancoraggio all’oro delle monete soppresso nel 1973.

Difficile dire chi sarà il nuovo presidente. I sondaggi sulle primarie dei repubblicani parlano di un 37% per Donald Trump, 20% per Ted Cruz e 10% per Jeb Bush, ma la gara deve ancora partire e tutto può essere ancora riscritto. Per i democratici, 15 punti percentuali dividono Barnie Sanders dalla Clinton.

Una cosa è certa, gli americani sono abbastanza delusi e indignati e c’è chi scommette che questa volta vincerà un outsiders.

Nella foto da sinistra verso destra i Repubblicani Jeb Bush, Ted Cruz e Donald Trump e i Democratici Hillary Clinton e Barnie Sanders


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