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La Cosmetica di Amélie Nothomb

Creato il 13 aprile 2012 da Massimo Ciani

La Cosmetica di Amélie Nothomb

 

Intervista a Eleonora Brandigi*, autrice della monografia Amélie Nothomb, La cosmetica delle lingue
a cura di Dario Pagli

Come nasce l’idea di un libro su Amélie Nothomb e quale percorso ha seguito per tracciare il profilo di questo “genio femminile”?

Il libro nasce dopo alcuni anni dalla conoscenza di Amélie Nothomb, conoscenza che ha avuto inizio con le ricerche per la mia tesi di laurea. In un certo senso il libro “racconta” uno studio che nasce come accademico e che si muove lungo il percorso delle opere della scrittrice. La scrittura, possiamo tranquillamente affermare, nasce dalla lettura “bulimica” delle sue storie.

 

La cosmetica delle lingue, perché questo sottotitolo? Con questo sottotitolo ho voluto cimentarmi in uno dei giochi linguistici tanto amati dalla scrittrice, parafrasando il titolo di uno dei suoi libri, Cosmetica del nemico. “Cosmetica”, come per Amélie, ha un doppio valore: è l’utopico sistema armonico che, in questo caso, regola il linguaggio e, al tempo stesso, è il trucco, il maquillage letterario che gioca con le parole. Sempre a proposito del linguaggio, senza anticipare troppo di quanto lei scrive nel libro, quanto il multiculturalismo che fa parte   dell’esperienza di vita della scrittrice si riflette sul suo uso della lingua? Oserei dire che il multiculturalismo nutre l’uso che la scrittrice fa della lingua, poiché laddove avviene l’incontro-scontro tra le culture si provoca uno choc culturale che, come in una reazione a catena, genera l’arguzia linguistica, il gioco di parole. Una vera e propria “estasi” verbale che caratterizza la narrativa nothombiana.

 

Amélie Nothomb ha saputo e sa conquistare non solo con le sue opere, ma anche con il “personaggio” che ha saputo costruire e diventare. Due facce della stessa medaglia? Se l’operazione di trucco agisce sull’uso del linguaggio, tale processo cosmetico avviene anche sul personaggio-Scrittrice che recita il proprio ruolo di personaggio mediatico. E se prima di conoscere Amélie potevo nutrire qualche dubbio sulla sua “buona fede”, beh, dopo averla incontrata sono completamente convinta dell’innocenza e al tempo stesso dell’intelligenza con la quale la scrittrice gioca con il suo pubblico che, prima di tutto, è un pubblico di lettori.

 

Cosa suggerirebbe a un lettore nuovo alle opere della Nothomb che volesse addentrarsi in questo “favoloso mondo di Amélie”? Il consiglio che posso dare è proprio quello di ascoltare la “fame” della Parola, la fame linguistica che le storie di Amélie raccontano ed esigono al di là della trama. E’ nel linguaggio che avviene la magica creazione del favoloso mondo di Amélie Nothomb. E’ sulla pagina del libro che nasce il piacere della lettura.

 

*(1983) si è laureata con Enza Biagini a Firenze in Teoria della letteratura e, attualmente, è dottoranda in Narratologia presso la Scuola di dottorato in Scienze umanistiche di Modena e Reggio Emilia. Dall’interesse per le forme di narrazione iconotestuale, nascono i suoi studi sul romanzo a fumetti e sulla letteratura illustrata per bambini.

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