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La dieta del sogno a spasso con Gazzè

Creato il 16 dicembre 2012 da Davideciaccia @FailCaffe


photoSogno tranquillo o realtà parallela? L’autista della mente risponde al nome di Peperone.

di  Luana_Lagiak

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Lavoravo. Era una giornata come tutte le altre, il cielo era limpido e il sole scaldava le foglie gialle che giacevano sull’asfalto freddo e bagnato. Il grigio del cemento armato ci faceva sentire protetti, poltrivamo in redazione con il mondo tra le mani racchiuso in un flash d’agenzia, ma troppo lontano da noi per poterne scrivere in prima persona. La stanza era silenziosa, ore 14.15, io e le ragazze eravamo alle nostre scrivanie, gli uomini a pranzo. Mi sono voltata, non so perché, ma il cielo mi ha chiamata. Un aereo ha squarciato l’azzurro troppo tranquillo e qualcosa non andava in quell’immagine grande e troppo chiara. La scritta Ryanair era troppo leggibile, i colori troppo visibili, quell’aereo volava basso e prima che riuscissi a pensare tutte queste cose, si era già schiantato all’orizzonte…Boom! Il cielo non era più azzurro, l’asfalto non più bagnato, il cemento armato non sicuro. Fiamme, arancione e fumo. Sono saltata via dal mio desk,in un attimo avevamo una storia da raccontare al mondo, ho cominciato a correre e seguendo il lungo corridoio sono uscita nel parcheggio. I miei colleghi erano lì per pranzo, nel pulmino Volkswagen verde e bianco. Mi sono avvicinata e ho detto loro “Cazzo è precipitato un aereo”. Uno di loro mi ha sorriso e risposto “Si ce la siamo vista tutta in diretta su Sky, Giak andiamo a comprare le sigarette, poi ci pensiamo”. Cappotto, sciarpa e cappellino di lana. Andiamo. L’asfalto era crepato, bisognava saltare e non riuscivo a camminare seguendo un percorso logico. I reporters fotografavano tutto, il fumo all’orizzonte e gli alberi caduti accanto all’altare della Patria (a Torino????).

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Dovevamo guardare la partita della Juve in piazza San Carlo, ma la piazza era un disastro e Gazzé affranto per il suo concerto annullato. Max, però, non si è perso d’animo e così ha invitato me e il mio collega Grazio (nome di fantasia ispirato da Ivan Graziani) a casa sua per la tanto attesa partita Juventus-Juve.

Ho ricordato di essere incazzata nera con le mie coinquiline di Lecce…quelle stronze maledette, e pervasa dalla rabbia ho lasciato casa (tutto questo non si sa quando) mentre Max si è offerto di ospitarmi per un pò a casa sua, Venezia.

Grazio mi ha aiutata a portare la roba, lui non mi avrebbe mai lasciata sola, e così, valigia alla mano e berretto alla testa, siamo partiti verso la nuova avventura. Casa Gazzé era molto diversa da come la immaginavo. Muri bianchi e spogli, mobili vecchi e rotti che neanche mia nonna negli anni ’80 c’aveva quell’arredamento struzzibruzzevole. I muri erano crepati, le sedie crepate, l’aria crepata, il divano non ce l’aveva…e neanche la televisione: ma non dovevamo vedere la partita??? Max ci ha illustrato fiero la sua dimora, io e Grazio ci guardavamo chiedendo l’assoluzione con gli occhi volti verso il Signore Iddio. Nel bagno c’era un priso. (“Lu prìs” in dialetto ostunese sarebbe il vaso da notte -e pure da giorno- n.d.r.).

Il fiero ospite ha continuato ad illustrarci casa mentre io continuavo a mordermi le labbra pensando “ma che cazzo ho fatto”, voltandomi ho avuto una visione divina, l’affresco di una Madonna nel bianco corridoio, a cui Max aveva staccato la Madonna…. c’era una “sagoma della Madonna” sul muro. Oh, e ora il posto più bello della casa, la cucina. Una immensa vetrata affacciata sul mare, dove però Gazzè praticava la pesca illegale. Respirando il blu mare e guardando l’orizzonte una figura ha squarciato il cielo e distolto il mio sguardo, un aereo Ryanair è precipitato davanti ai miei occhi. Un altro? No lo stesso, ero io che lo stavo guardando da un’altra prospettiva.

 

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Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni? No, sono i sogni che sono fatti della stessa sostanza di che te sei magnato la sera prima.


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