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La Linea Durand

Creato il 21 luglio 2015 da Gianluca Pocceschi @geopolitiqui

12 novembre 1893. Per separare l’impero delle Indie (che includeva l’attuale Pakistan) dall’ Afghanistan viene tracciata dal Colonnello Britannico Sir Mortimer Durand la cosiddetta linea Durand. “Frontiera” ancora non riconosciuta dall’ Afghanistan.

Già in epoca coloniale, i problemi tra i due stati Afghanistan e Pakistan per  il confine, pongono la prima instabilità nella regione.

La disputa riguarda il popolo Pashtun che, maggioritario nell’area, viene diviso in due proprio con la linea Durand. Il sogno, se mai avesse aspirato a diventare reale, di un grande Pashtunistan indipendente si allontana. In Afghanistan i Pashtun diventano maggioritari, in Pakistan seppur in misura doppia rappresentano circa il 15% della popolazione.

Questo sentimento di resistenza di questo popolo sembra aver guidato l’instabilità cronica della regione. Un popolo pronto a tutto. L’importante era trovare finanziatori disposti ad investire nella lotta.

Nel 1919, seppur con la Linea Durand, l’Afghanistan diventò indipendente dopo la Terza guerra anglo – afgana. Direi quanto l’Italia in fatto di guerre d’indipendenza. La forma di governo era una monarchia ereditaria, non molto liberale ma senza identificarsi con la religione islamica. Con Re Zaher Shah salito al trono nel 1933, lo stesso anno dell’avvento di Hitler in Europa, mentre in tutto il mondo si scatena la guerra mondiale, l’Afghanistan non venne solcato da nessun esercito e visse un periodo di pace relativa, in comparazione alle tragedie del pianeta.

L’equilibrio si ruppe nel 1973, con la sostituzione del Re Zaher Shah da parte di Mohammed Daoud, che proclamò la Repubblica dell’Afghanistan di chiara ispirazione oltre atlantica.

Il periodo successivo vide il cielo tingersi sempre più di rosso. Nel 1978 un colpo di stato portò il Partito Democratico del popolo Afgano al potere.  Di democratico però, aveva solo il nome, era infatti di chiara ispirazione comunista. Di conseguenza Washigton organizzò subito un programma segreto di aiuto alla guerriglia Pashtun anticomunista. I Sovietici andarono più in là, l’anno successivo invasero il paese e insediarono al potere Babrak Kemal.

Il periodo che va dal 1979 fino agli Accordi di Ginevra tra l’Afghanistan, l’URSS, gli Stati Uniti e il Pakistan sul ritiro delle truppe sovietiche siglato il 14 aprile 1988, segnò la nascita del  mito dei Mujahidin, guerrieri di Dio, del popolo Pashtun e dell’anti – comunismo, vittoriosi contro l’Armata Rossa.

Nel periodo della resistenza anche alcune figure cominciarono però a farsi spazio tra le zone tribali del Wazhiristan, regione a est dell’Afghanistan, precisamente a Khost, a pochi chilometri dal confine pakistano. Un finanziatore Osama Bin Laden e un capo della resistenza Jalaluddin Haqqani colui che mise in scacco la quarantesima armata sovietica.

Ma nel 1992 i Mujhaddin, guerrieri celesti, abituati da una vita a combattere si divisero e cominciarono una interminabile guerra civile.

Nel 1996 un offensiva dei Talebani, un gruppo di Muhjeedin guidati da un capo spirituale, Mhoammed Omar, meglio conosciuto come il Mullah Omar conquistarono il potere instaurando una Repubblica Islamica di fede Sunnita, promuovendo il Corano ma anche l’applicazione molto stretta della Sharia, la legge fondamentalista islamica.

Ai Pakistani, anch’essi Sunniti all’80%, i Talebani non dispiacquero, preoccupati com’erano della loro profondità strategica nella regione in funzione anti – Repubblica Iraniana, islamica anche lei, ma di fede Sciita che cambiava tutto. Così, in politica internazionale, il Pakistan appoggiava i Talebani tacitamente e magari, forse, sempre tacitamente, lì finanziava.

Nonostante il rigore e il fanatismo religioso Talebano fossero evidenti, anche gli Stati Uniti non si mossero. Preoccupati forse per il gruppo petrolifero californiano Unocal, allora rappresentato, presso i Talebani, da Hamid Karzai (ricordatevi questo nome) che aveva bisogno di un paese messo in sicurezza, per il suo progetto di gasdotto transafghano.

Anche l’Arabia Saudita sostenne i Talebani, in funzione del contenimento dell’influenza Iraniana Sciita nella regione.

Della serie, niente avviene per caso. Il Mullah Omar era uno della resistenza Mujahidin anti – sovietica che finanziata, più o meno sempre tacitamente, dagli Stati Uniti aveva combattuto alla testa di Haqqani contro l’invasore sovietico.

Nel 2001 però il mondo viene capovolto. Gli attentati dell’11 settembre con  la diretta implicazione di Osama Bin Laden e del gruppo terroristico di Al – Qaeda (la Base) spostarono l’attenzione sui Talebani e le zone tribali di confine con il Pakistan.

In quella regione al confine con il Pakistan, tra le città di Khost (Aghanistan) e Miranshah (Pakistan), la legge dello stato non è mai arrivata. Si chiamano appunto tribali perché all’interno vivono delle comunità di Pashtun irredente e con una forte voglia di resistenza e di emersione.

Il culto islamico dell’Umma (comunità dei credenti) Wannhabita Pashtun, nel secolare combattere  ha dato identità alla gente e portato la missione del Jihad, la Guerra Santa, come punto di arrivo, di gloria e di emancipazione.

Lì, Osama Bin Laden e il fondamentalismo islamico, si sono compattati con questa realtà  profondamente religiosa creando le premesse per un escalation del terrorismo islamico.

L’intervento NATO depone i Talebani dal potere e le fazioni Afgane concludono a Bonn, sotto l’egida dell’ONU, un accordo sulla creazione di una autorità provvisoria diretta da Hamid Karzai. E si proprio lui, l’uomo della Unocal.

Diventa Presidente nell’ottobre 2004 Karzai. Anche lui Pashtun da l’impressione di essere l’uomo degli USA  e sembra non piacere al suo popolo. Il suo Governo ha 27 Ministri di cui solo 9 Pashtun.

Il paese è sotto assedio nonostante i 160.000 soldati NATO. La democrazia non attecchisce. Meno del 50% degli aventi diritto si sono recati ai seggi. I Talebani, seppur sconfitti sono dovunque e terrorizzano ovunque. Nel 2009 in Afghanistan sono stati uccisi 2,412 civili e il numero totale dei morti sempre nel 2009 – civili, militari e insorti – nel solo Nord – Ovest del Pakistan, sfiora i dodicimila.

La Linea Durand divise il popolo Pashtun. Quella divisione ha prodotto una questione di irredentismo e di mancanza di identità molto marcata nella società. Un gioco facile per il fanatismo settario che si nutre di mancanza di identità.

Forse invece di parlare di colloqui per una possibile pace con i Talebani, sarebbe ora di rivedere la possibilità di riunire la comunità Pashtun sotto un disegno forte di futuro come la condivisione di un territorio e la possibilità di partecipare alla sua creazione. Il negoziato o l’accordo di una pace duratura potrebbe passare anche attraverso la Linea di Durand.

Articolo originale http://www.geopolitiqui.org/ il 10 novembre 2010


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