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“La mia amica ebrea”, romanzo di Rebecca Domino: il lato nascosto dell’Olocausto

Creato il 15 febbraio 2014 da Alessiamocci

Mi è stata data l’opportunità di recensire “La mia amica ebrea”, di Rebecca Domino. È una splendida opportunità perché Rebecca è mia sorella, ma il mio parere sul suo romanzo sarà imparziale. Credo che ogni critica, se sincera, possa essere molto importante e se il romanzo di Rebecca non mi fosse piaciuto, non avrei esitato ad ammetterlo.

“La mia amica ebrea”, romanzo di Rebecca Domino: il lato nascosto dell’OlocaustoPassiamo adesso alla mia recensione. La mia amica ebrea è il primo romanzo di Rebecca Domino (1984), autrice indipendente per scelta. Il libro (300 pagine) è uscito il 27 gennaio 2014 su Lulu, in versione ebook. Un libro di narrativa, scritto in prima persona.

Il romanzo si svolge nel 1943, ad Amburgo. Siamo nel pieno della Seconda Guerra Mondiale e viviamo in una Germania che vede Hitler al potere. La protagonista è Josepha “Seffi” Faber, una comune ragazza ariana di quindici anni che crede che gli ebrei siano una razza inferiore, un qualcosa da eliminare. Anche suo fratello Ralf la pensa come lei, anzi, le sue idee sembrano ben ferme:

“Anche Ralf sta leggendo, non voglio sapere di quale libro si tratta: da quando fa parte della Gioventù Hitleriana mio fratello legge solo “Mein Kampf” o libri che osannano il Führer, e non ha più preso in mano quelli di narrativa e di fiabe che eravamo soliti leggere da piccoli.”

Il tema dominante all’inizio sembra essere l’odio della protagonista nei confronti degli ebrei. Tra numerose situazioni e le uscite con le sue inseparabili amiche Jutte, Anja e Trudi, Josepha permette al lettore di entrare nei suoi pensieri. Pensieri che non cambiano neanche quando una famiglia di ebrei – che include Rina, quindici anni – bussa a casa della sua famiglia.

Il libro prosegue scorrevolmente e non ci sono momenti noiosi. Le vicende aumentano e le giornate sono arricchite da varie paure, tra cui quella di morire, che si mescola alla voglia di avere semplicemente quindici anni.

Questo è un romanzo che vede nella protagonista una crescita personale. Con il passare del tempo, infatti, Josepha si avvicina a Rina e si allontana dalle sue amiche di sempre. Josepha è costretta a tacere al resto del mondo – addirittura anche a suo fratello – che in soffitta lei, sua madre e suo padre nascondono una famiglia di ebrei e, forse sorprendendo un po’ il lettore, Josepha si mostra più forte di quello che potevamo credere. Arriva al punto di chiedersi: e se le parole di Hitler fossero sbagliate?

Il libro si concentra adesso su una bellissima, delicata amicizia nata tra una ragazzina tedesca indottrinata da Hitler e una ragazzina ebrea, costretta a nascondersi dai nazisti. Un’amicizia nata da uno scambio di lettere, e poi da incontri sempre più ravvicinati. Entrambe rischiano molto. Se Rina e la sua famiglia fossero scoperti, rischierebbero di essere deportati in dei campi di concentramento, e se Josepha e la sua famiglia fossero scoperti, rischierebbero di essere severamente puniti.

Rebecca si sofferma molto anche sui numerosi bombardamenti che hanno colpito Amburgo. Ci rende partecipi della paura di Josepha e della sua famiglia, di come tutto, d’improvviso, rischi di avere una fine.

“Devo essere riuscita ad addormentarmi perché, quando sento il frastuono delle bombe, piombo nel mondo reale da uno fatato, dove Jutte, Trudi, Anja ed io eravamo più piccole e correvamo nei prati assolati. Accendo immediatamente la torcia, il cuore che mi batte all’impazzata nel petto. La porta della mia camera si apre.

- Seffi, la maschera antigas! – grida mia madre. Non mi chiede neanche di andare in cucina a prendere qualcosa da mangiare e, in un istante, capisco perché. Il rumore è così assordante che mi viene voglia di piangere. Le bombe stanno cadendo vicino, così vicino che sento la casa e la terra tremare.”

“La mia amica ebrea” è arricchito anche da numerosi colpi di scena, e ho sentito il bisogno di finire il romanzo tutto d’un fiato. D’improvviso un tragico evento cambia la vita di Josepha. La ragazza perde la sua casa, le sue sicurezze e, assieme a parte della sua famiglia, si ritroverà costretta a girovagare per Amburgo tra le varie macerie e tra i corpi senza vita di numerose persone.

La vita mette Josepha davanti a delle scelte molto difficili e diventerà l’unica persona che proteggerà Rina. La sua vera amica. Sicuramente Josepha vive delle situazioni troppo grandi per una ragazza così giovane, una ragazza che, però, a causa della guerra, delle bombe e della sua amicizia con Rina, deciderà di scegliere il coraggio e di abbandonare ogni paura.

Josepha, con alcuni membri della sua famiglia, andrà ad abitare in un’altra casa, e così cambiamo scenario, ma la situazione per Rina non migliora. Lei è sempre costretta a nascondersi dai nazisti. Ho trovato questa parte del romanzo molto bella, la voglia delle due amiche di rimare vicine anche se separate dal nazismo, da qualcosa più grande di loro. Da qualcosa troppo ingiusto da accettare. Rebecca è riuscita a catturare molto bene la purezza e la dolcezza che solo una vera amicizia può avere.

Il finale lascia con il fiato sospeso e ho provato l’istinto di leggerlo più di una volta per accertarmi di aver letto bene. È un finale che lascia senza parole. Una domanda che Rina, durante il romanzo, pone a Josepha è: puoi raccontarmi la vita?

Credo che, grazie a Rebecca, in “La mia amica ebrea” Josepha riesca ad accontentare Rina, rispondendo alla sua domanda, ma credo che Josepha accontenti anche noi lettori, facendoci entrare nel suo mondo e mostrandoci le difficoltà della guerra, mostrandoci il significato di una meravigliosa amicizia.

“La mia amica ebrea” è un libro ben scritto, ricco di emozioni. Un libro non facile da scrivere, che tratta temi delicati, crudi e dolorosamente belli. Un libro ricco d’informazioni storiche e ispirato a testimonianze di persone che hanno vissuto la Seconda Guerra Mondiale. È un libro da leggere per non dimenticare l’atrocità del nazismo e, soprattutto, per non dimenticare “gli eroi silenziosi”, persone comuni che, come Josepha, rischiarono le loro vite per proteggere quelle degli ebrei.

 

Written by  Sofia Domino

 

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