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La nana e la globalizzazione

Da Maxdejavu

VLA NANA E LA GLOBALIZZAZIONEilla Dejavù è una specie di museo/biblioteca/pinacoteca/ludoteca solo molto più incasinata. Non regna il silenzio, la calma, l’ordine come in genere accade in questi centri di cultura, ma il caos!

I Dejavù dopo una giornata frenetica vesti-togli-vomito-pipìaddosso-cacca-vomito-pappa-pupù-pipì-dormire stendono le loro pesanti membra sul talamo coniugale (mentre il Nano Puzzolone già è stato rapito da Morfeo nel suo lettino) assieme alla Nana per il solito rituale della lettura libri.

I Dejavù vorrebbero crollare ma la Nana è come una rata del mutuo, come un usuraio indispettito. Vuole le sue favolette. Papàsino legge. Mammapappa legge. La Nana ripete in Mayese perfetto, anticipando e correggendo le licenze poetiche o le abbreviazioni che i coniugi si concedo.

Ad un certo punto la Nana si ferma.
Osserva alle pareti un quadro di Mammapappa di Jacque Foureau.
Silenzio.

“Papà guadda” dice la Nana indicando il quadro con il dito.
“Cosa amore?”
“Queo”
“Cosa?”
“Queo è Masciay”
“Cosa?”
“Masai”
“…”
“Chiama Masay?!” (Come si chiama quel Masay?)
“Non lo sappiamo Nana. Tu?”
“John!”
“…”
“Masai John”
” O.° “
” O.° “


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