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La nomina dei senatori a vita

Creato il 13 settembre 2013 da Postpopuli @PostPopuli

di Matteo Boldrini

In questi giorni hanno ufficialmente preso parte ad una seduta del Parlamento i nuovi senatori a vita, nominati dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

La nomina di questo tipo particolare di senatori, che prende parte alla riunioni della Camera alta discutendo e votando come gli altri membri senza tuttavia essere stati eletti da nessuno, potendo incidere significativamente sulla formazione dei governi (com’è stato nel 2006) rientra nell’idea che il Senato debba essere considerato in qualche modo una “camera dei saggi” formata non solo dai più anziani tra i cittadini (e in questo senso va la più alta soglia d’età per accedervi) ma anche da coloro che si sono distinti nel campo delle scienze e delle arti. Stavolta la nomina dei senatori è stata però sommersa da una valanga di critiche provenienti da svariati settori politici e giornalistici, che contestavano sia la legittimità, sia l’opportunità di fare una scelta simile.

In realtà, dal punto di vista della legittimità, la nomina dei senatori a vita rientra pienamente nelle facoltà che la Costituzione attribuisce al Presidente della Repubblica mentre per quanto riguarda l’opportunità Giorgio Napolitano non verrà certo ricordato per essersi dimostrato timido nell’esercizio delle sue facoltà. Le critiche a questa sua decisione sono provenute principalmente dal centrodestra e dal Movimento 5 Stelle, oltre che dai giornali a diverso titolo vicini a queste due forze.

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I nuovi senatori a vita: Claudio Abbado, Elena Cattaneo, Carlo Rubbia e Renzo Piano

La prima critica ha investito l’orientamento politico dei nuovi nominati, essi infatti sarebbero tutti esponenti schierati più o meno con il centrosinistra, penalizzando in questo modo il centrodestra. Questa obiezione è difficilmente argomentabile in quanto appare arduo fare nomine basate sul merito e sull’eccellenza in maniera bipartisan, in quanto una delle forze politiche potrebbe semplicemente essere povera di intellettuali (a meno che non si preferisca davvero, com’è stato sostenuto da qualcuno, sostituire Renzo Piano e Rubbia con Berlusconi), ed il centrodestra italiano non ha mai brillato per la presenza di essi, come invece ha fatto il centrosinistra, forse retaggio dell’antica cultura gramsciana. Dietro di essa si cela in realtà la paura che la nomina di nuovi senatori vada ad infoltire i ranghi di quanti potrebbero votare la fiducia ad un possibile nuovo Governo Letta in caso il Pdl provochi una crisi successivamente al voto su Berlusconi. Essa in realtà è un’ipotesi materialmente improbabile, non si può certo basare una maggioranza parlamentare su quattro senatori, come il Governo Prodi del 2006 ci dimostra, tuttalpiù lo si può leggere come un monito politico verso il centrodestra a non mischiare i guai giudiziari di Berlusconi con il Governo.

Vi è poi chi sostiene che la nomina dei quattro senatori, (Claudio Abbado, Elena Cattaneo, Carlo Rubbia e Renzo Piano) sia inappropriata in quanto nessuno di essi possiede competenze politiche specifiche tali da farli partecipare alla vita politica del Paese. Questa è in generale l’obiezione più priva di senso, la Costituzione stessa specifica che i senatori a vita devono aver illustrato la Patria per alti meriti nel campo delle arti e delle scienze ed è difficile pensare che tutti i parlamentari eletti sia alla Camera sia al Senato possiedano queste competenze politiche.

Infine vi è stata l’obiezione di coloro che ritengono fuori luogo la nomina di ulteriori parlamentari in un momento di crisi come questo e più in generale ritengono ormai sorpassata la presenza nelle aule del Senato di una ristretta cerchia di nominati privi di rapporto fiduciario con l’elettorato. Queste obiezioni sono le più sensate ma è necessario ricordare che non è solo l’istituzione dei senatori a vita ad essere arcaica e bisognosa di una riforma, ma tutta l’architettura istituzionale del Senato deve essere modificata e necessita di interventi urgenti in quanto limita la normale attività legislativa del nostro Paese.

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