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Per tutti loro sarà la notte più lunga della loro vita.
Il futuro tratteggiato da James DeMonaco , conosciuto più come sceneggiatore che come regista e qui alla sua seconda prova dietro la macchina da presa, ha le stesse forme dell'epoca che stiamo vivendo ma in più sbandiera quell'ipocrisia che sotto forma di convenzioni sociali, oggi viene malamente nascosta.
La violenza come sfogo ma oltre a questo è istituzionalizzata l'impunità a tutti gli atti violenti, almeno per una notte all'anno. E questo sembra l'oppio da dare al popolo in cambio di un equilibrio sociale invidiabile.
La vita dei Sandin è perfetta; vivono in una specie di Wisteria Lane con tutte le villette nuove, con i prati ben curati e l'odore dell'erba tagliata di fresco. Un qualcosa che sembra tratto dal serial Desperate Housewives anche questo una certificazione a suo modo, magari meno apocalittica, dell'ipocrisia imperante in questo fazzoletto di mondo.
Come dicevamo sarebbe tutto perfetto se non intervenisse il fattore umano: il figlio piccolo che fa entrare un nero fuggiasco a cui dà la caccia un gruppo di giovinastri mascherati e ben vestiti, il ragazzo della figlia che riesce a nascondersi in casa solo per "parlare" ( a suon di pallottole) con quello che forse dovrà essere il suo futuro suocero e che osteggia la sua relazione con la figlia.
Tutto questo manda a farsi benedire il perfetto dispositivo difensivo dei Sandin e comincia la più classica delle home invasions in cui i vari membri della famiglia per riuscire ad avere salva la vita dovranno combattere su più fronti, superare tradimenti inaspettati ( l'ipocrisia nelle relazoni di cui sopra abbiamo accennato) e ricevere aiuti altrettanto inattesi.
Sono abbastanza patito di film su home invasions a partire dall'inarrivabile Cane di paglia di Peckinpah: premesso che DeMonaco non è Peckinpah, nè lo diventerà mai, che non sarà mai Carpenter ( a cui comunque si richiama e conosce a menadito visto che è sua la sceneggiatura del remake di Distretto 13, film non così disastroso nonostante le premesse) o Kubrick, La notte del giudizio dal punto di vista cinematografico funziona più che adeguatamente.
DeMonaco più che ideare, frulla suggestioni altrui , mette quel quid di cattiveria in più ( anche se nella seconda parte c'è la solita solfa dell'unione familiare che vince su tutto) e consegna alle stampe un prodotto di onesto intrattenimento, ben fruibile, veloce e affilato.
Gli echi di The Strangers sono ben avvertibili, forse pure troppo, così come quelli di Arancia Meccanica ( quei giovanotti ben vestiti e mascherati sono una riedizione dei drughi kubrickiani aggiornati al nuovo millennio) e sono ravvisabili anche diversi scricchiolii di sceneggiatura ( ma davvero si può entrare così facilmente in un bunker come quello e davvero il mite signor Sandin è una specie di giustiziere che da solo o quasi riesce a tenere a bada per buona parte della notte una banda di assatanati) ma il meccanismo filmico in cui la casa diventa la vera protagonista di tutto, regge decentemente e la tensione è ben mantenuta dall'inizio alla fine mescolando elegantemente le tecniche di ripresa, con le telecamere della casa che conferiscono quel tocco di mockumentary che va tanto di moda in questi ultimi anni.
Competenti le maestranze attoriali in un film che si presenta come una neanche tanto velata critica all'individualismo americano, all'equilibrio sociale tanto sbandierato ma non realizzato( e forse non realizzabile), alla frenesia tutta stelle e strisce di armarsi a dismisura per scopi difensivi.
La stessa civiltà delle armi che crea un numero di morti per arma da fuoco spropositato rispetto a quello degli altri Paesi.
E questa è la realtà, non La notte del giudizio.
( VOTO : 6,5 / 10 )
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