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Vi capita mai di scoprire, durante una normalissima giornata, una parola nuova? Inconsueta, fuori dalla portata di tutti i giorni. Oppure, vi è mai capitato di trovare, all'improvviso, tanto bella una parola, anche se la si conosce da tempo? Per via del suono che emette quando lascia le labbra, ma anche solo per l'impatto che ha sulla nostra immaginazione.A me sì.Ho deciso che, di tanto in tanto, se possibile una volta alla settimana, scriverò di un vocabolo nuovo, o talmente bello da doverne parlare. Come inaugurare questa nuova rubrica, se non con una delle parole più belle che la lingua italiana possiede, ma al tempo stesso, ahinoi, dimentica?
*meritocrazìa s. f. [dall’ingl. meritocracy, comp. del lat. meritum «merito» e -cracy «-crazia»]. – Concezione della società in base alla quale le responsabilità direttive, e spec. le cariche pubbliche, dovrebbero essere affidate ai più meritevoli, ossia a coloro che mostrano di possedere in maggior misura intelligenza e capacità naturali, oltreché di impegnarsi nello studio e nel lavoro; il termine, coniato negli Stati Uniti, è stato introdotto in Italia negli anni Settanta con riferimento a sistemi di valutazione scolastica basati sul merito (ma ritenuti tali da discriminare chi non provenga da un ambiente familiare adeguato) e alla tendenza a premiare, nel mondo del lavoro, chi si distingua per impegno e capacità nei confronti di altri, ai quali sarebbe negato in qualche modo il diritto al lavoro e a un reddito dignitoso. Altri hanno invece usato il termine con connotazione positiva, intendendo la concezione meritocratica come una valida alternativa sia alle possibili degenerazioni dell’egualitarismo sia alla diffusione di sistemi clientelari nell'assegnazione dei posti di responsabilità.(Dal vocabolario Treccani)
Ebbene, la meritocrazia...dove arriva l'eco di questo suono? Ma poi, mi domando io, a voi è mai capitato di incontrarla, lei, la dea alata che conferisce gloria a chi davvero la merita? L'Italia è un paese strano, potrebbe da solo, con tutta la bellezza che per sua stessa "natura" possiede, superare ogni era, perfino questa che appare come una delle più tristi. La crisi delle crisi 2.0. Ma non vuole, no. L'Italia si ribella a se stessa, sputando su ciò che potrebbe essere e invece non è.
"Merito. Le qualità che dimostrano il nostro buon diritto a ottenere ciò che qualcun altro si prende".Ambrose Bierce, Dizionario del diavolo, 1911
Questa è bella eh? Puntualmente noi siamo quelli che, il merito lo guardano sgattaiolare qua e là, finché non si poggia miseramente sulla capoccia vuota di chissà quale meritevole raccomandato, figlio di. Beh in Italia è questa la meritocrazia, no? Se non conosci le persone giuste, non meriti il successo che speri di ottenere, no. Se non ha frequentato come minimo tre, quattro anni di praticantato presso la scuola dei futuri ruffiani e già lecchini per vocazione, beh, non hai molte speranze. Così finisce che qualcun altro si becca il merito e il successo che tu, per il momento, ancora non hai.
L'Italia è un paese strano, l'ho già detto vero? Ecco perché credo molto nel nostro ruolo che, paradossalmente, viene messo sempre più a repentaglio. Noi abbiamo il diritto e il dovere di ricordare che la Meritocrazia esiste davvero, anche fuori dal dizionario italiano. E se così non è, muoviamo il culo e facciamo in modo che il miracolo avvenga.
L'importante è guardare avanti, talvolta ignorando l'evidente follia che ci circonda. Ad esempio, se cerchi su Google "meritocrazia", in basso tra le ricerche correlate, appare la voce "meritocrazia Brunetta". Per dire...
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