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La pelle che abito di Pedro Almodóvar. Ti piace quello che vedi?

Creato il 04 ottobre 2011 da Spaceoddity
La pelle che abito di Pedro Almodóvar. Ti piace quello che vedi?Era da tempo che aspettavo il nuovo film di Pedro Almodóvar: dopo Los abrazos rotos, in particolare, ero curioso di sapere quale direzione avrebbe preso il regista spagnolo. Certo, non per tutti sembra essere così: registro perplesso, per la prima volta, una singolare diserzione tra i miei amici nell'accompagnarmi al cinema per un suo nuovo titolo. Ed ecco, dunque, La pelle che abito (2011, tit. or. La piel que habito), un film rubricato ora come drammatico, ora come thriller (cosa che me lo rende ancora più intrigante, dopo che ho incontrato il genere in terra iberica con Il segreto dei suoi occhi).
La pelle che abito di Pedro Almodóvar racconta la storia del chirurgo plastico Robert - "Berto" - Ledgard (Antonio Banderas), che ha creato un tessuto sintetico in grado di riparare tutti i danni subiti dalla pelle. Tale tessuto porta il nome di Gal, la moglie defunta, la donna che, dopo aver sentito dopo mesi una voce amata, non seppe rintracciarsi nel suo riflesso e si uccise per l'orrore di se stessa. Racconta dell'importanza di riconoscersi e di rivedersi nel proprio creatore, nel proprio inverosimile e crudele Pigmalione; racconta di uomini sconfitti dalle proprie follie. Racconta di una donna che si specchia in quello che non è più e non ha mai cessato di essere. La pelle che abito è un film sull'estraneità al mondo che ci viene costruito pazientemente intorno, alla trama di storie che ci cuciamo addosso, a quelle che proiettiamo in giro, ai conti che dobbiamo fare con il nostro passato, con il desiderio di vendetta e di intervenire sul mondo per modificarlo radicalmente.
E questo, questo, dunque, non sarebbe un Almodóvar, come sento dire in giro e leggo? Ma siamo diventati pazzi? L'impronta del regista è di una chiarezza sbalorditiva e, se non fosse la manata artistica di un maestro della fotografia e delle emozioni viscerali, direi anche che sporca il film. Chi rimane disorientato dalla peculiarità de La pelle che abito forse voleva un alibi per lamentare la ripetitività dei moduli stilistici e dei temi. Ché, anzi, La pelle che abito mi sembra uno sviluppo logico delle ricerche su persona e immagine / persona e storia che permeano l'intera struttura de Gli abbracci spezzati; la vestizione più radicale di una vita attraverso una nuova pelle mi ha ricordato in più momenti il mio amatissimo Parla con lei, il film che amo di più (e che più mi somiglia) di Pedro Almodóvar. E ho perso il conto della scollatura morale di tutte le volte in cui gli omicidi - quasi come note a margine - rimangono esenti da tribunali e giurisdizioni sociali, i corpi vengono occultati e vengono spietatamente vendicati dalla legge del taglione.
La pelle che abito di Pedro Almodóvar. Ti piace quello che vedi?Ma è di questo che stiamo parlando? Se devo dare un giudizio estetico (e non sono certo il tipo da farmi pregare per darlo), La pelle che abito è un film di strepitosa bellezza: la fotografia è bilanciata con equilibrio mozzafiato di forme, colori e luci. In un paio di inquadrature, arriva l'automobile di Robert a bilanciare e perfezionare l'immagine; la corsa per le scale del personaggio "mutante" è degna di Kubrik e insieme intimamente e intensamente almodovariana per l'estro delle forme e l'architettura magistrale delle emozioni.
Sul piano dei contenuti, estrema per quanto sia, Pedro Almodóvar racconta pur sempre una storia. Vite di persone benestanti e tormentatissime, persone legate alla loro stessa esistenza con una precarietà del tutto distruttiva, ma commovente. La pelle che abito è un film crudo, a tratti scioccante, fa male; e non ha senso atteggiarsi a superiori o vantare vissuti avventurosi, negando la forza detonatrice di questo Almodóvar sulla studiata tranquillità o sui progetti spirituali (e non) a cui ciascuno di noi ambisce: ma non raccontarla per via dell'indubitabile malessere significherebbe privarsi della messa a punto di un momento in cui la stessa intimità, lo sguardo su noi stessi ci viene privato da un mondo che sembra tutto sbagliato, tutto sottosopra.
La pelle che abito di Pedro Almodóvar. Ti piace quello che vedi?Pedro Almodóvar ha scelto con oculatezza i segmenti narrativi dal romanzo Tarantula di Thierry Jonquet e gli attori che dessero a questa tellurica inquietudine dell'intimità e della solitudine la forma più pregnante. L'irrequieto, indimenticabile Vincente di Jan Cornet, la bellissima e lattea Vera di Elena Anaya, la sospettosa Marilia di Marisa Paredes, quintessenza del cinema almodovariano e forse addirittura metacinema, sguardo ironico sull'intera sua produzione, e tutti gli altri - creature di un'anima conscia della sofferenza - rimangono infissi con violenza nel cuore dello spettatore. E che, con un paio di compagni di viaggio (un amico e una persona appena conosciuta) dopo il film sia stato a discutere per ore del significato di ciò che avevamo appena visto, beh, questo è un valore inestimabile che appartiene a La pelle che abito di Pedro Almodóvar e a pochissime altre occasioni.

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