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La pelliccia d’ermellino

Creato il 16 maggio 2012 da Andreapomella

La pelliccia d’ermellinoIeri mattina guardavo in tv la cerimonia di insediamento di Hollande, gli onori militari nel giardino dell’Eliseo sulle note della Marsigliese, i ventuno colpi di cannone sparati davanti all’Hotel des Invalides, la parata lungo gli Champs-Elysees e l’omaggio alla tomba del milite ignoto, sotto l’Arco di Trionfo, col tricolore francese che si gonfia al vento nel bel mezzo di una Parigi plumbea. Quella bandiera, la folla disposta ai lati delle strade, uomini e donne che tendono le braccia allo spasimo per stringere la mano al nuovo presidente, e Hollande con la giacca e gli occhiali bagnati dalla pioggia che si presta al cerimoniale ostentando compostezza e dignità. Il cerimoniale, appunto. La democrazia nel ventunesimo secolo non può fare a meno dei cerimoniale, del rito che ammanta la nazione nelle sue manifestazioni pubbliche più solenni. Il popolo ha bisogno del rito, e il rito è la misura del potere. In un’epoca in cui le società occidentali subiscono un passivo di partecipazione della cittadinanza, il rito resta il fondamento che legittima le istituzioni. Mi chiedo cosa ci sia di diverso tra i riti della democrazia, come quelli andati in scena ieri a Parigi, e i riti di massa di certe dittature (penso alla Corea del Nord) spesso definiti “grotteschi” o al meglio “angoscianti”. A me sembra che la pelliccia d’ermellino che scivola sul pavimento mentre il re avanza con passo solenne sia ancora in grado di soggiogare le masse incutendo ossequio e devozione. Insomma, che si tratti di religione, dittatura o democrazia, qua è sempre Medioevo.


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