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La Pop Culture di Glen Orbik

Creato il 15 maggio 2015 da Elgraeco @HellGraeco
normal_orbikjoylandJoyland by Stephen KingGuardate il lavoro di Glen Orbik e vi sentite parte di un’epoca: l’età aurea del pulp. Delle riviste a fumetti impaginate con carta non perfettamente sagomata, che contenevano storiacce: gangsters, avventurieri, donne mozzafiato, cittadelle perdute, coccodrilli, oppure vicoli fumosi di metropoli dannate.Dead Aim by Joe R. LansdaleDead Aim by Joe R. LansdaleLo stile di Orbik attinge al noir, al passato, reinterpretando il presente, trasciandolo indietro, donandogli colori inconsueti, trasformandolo in una finestra su un decennio, forse anche ventennio, che pur essendo stato reale, è stato reso unico dalla visione che di esso ne hanno fornito gli artisti coevi. C’è chi viene al mondo postumo, scriveva un certo filosofo. Glen Orbik non era figlio di quegli anni a loro modo gloriosi e terribili, che avrebbero condotto gli Stati Uniti e il mondo al crollo della borsa nel 1929 e alla nascita, dieci anni più tardi, dalle ceneri di quel mondo, dei supereroi, quali veicoli superumani della speranza, del futuro. Orbik nasce invece nel 1963, e ahimé è morto pochi giorni fa, l’undici maggio scorso.vm-OrbikPronziniKinsmenE questo straniamento è l’effetto che si ha ammirando i suoi lavori: è un tratto cui non siamo abituati da un pezzo. Ed è, in se stesso, anche una sfida. Dalle sue tavole, quelle non dedicate ai supereroi Marvel e DC, oltre la preponderante figura femminile, morbida, curvilinea, carezzata dai chiaroscuri, s’affaccia l’america rurale dei motel, dei parchi giochi, acconciature vintage e chiome coloratissime, che toccavano il loro apice di diffusione sociale proprio quando l’autore vedeva i suoi natali.normal_IMG_1243~0E non solo: armi da fuoco, corpi senza vita, uffici e riviste pulp (un vero e proprio meta-pulp), e soprattutto ombre e luci, il chiaroscuro che, oltre a rendere intrigante e fumoso il contesto, che riecheggia il noir, testimoniano una via notturna, durante la quale la realtà s’accende di colori artificiali, che esistono solo se colpiti dalla luce, per poi scomparire in infinite sfumature di nero. Squarci sul buio, possibilimente, che nel buio ritornano, una volta spente le insegne delle attività commerciali.Glen Orbik ha interpretato eroi DC e Marvel, tutti rivisitati con impostazione classica, poster e locandine anni Cinquanta. Ha disegnato copertine per Joe Lansdale e Stephen King. Forse avete visto e adorato la copertina di Joyland, del 2013, dove una donna rossa di capelli impugna una vecchia macchina fotografica, sullo sfondo una ruota panoramica. Ancora un contrasto di colori che sfidano la notte.Sembra che l’idea alla base del lavoro di Orbik fosse, come già accennato, filtrare la realtà per renderla classica: un generatore moderno di istant-cult. Sito ufficialedf_normal_songsa~0

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