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La Rete morta di SEO

Creato il 22 aprile 2014 da Elgraeco @HellGraeco

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Oggi faccio un po’ di sano blogging come non se ne vedeva da tempo, su queste pagine. Ovvero, togliendosi qualche sassolino dalle scarpe.
Tutto scorre, come diceva un mio amico dell’antica Grecia. Anche e soprattutto il blog.
Book and Negative non è mai stato uguale a se stesso, nell’arco di questi (quasi) cinque anni. Ha conosciuto momenti di gloria, di buio, di crisi.
Quello attuale è un altro tipo di momento, il momento in cui mi sto facendo un po’ di cazzi miei. Probabilmente si nota, sono meno presente in rete, sia qui che sui social network. Non è una lamentela, la mia, è una presa d’atto che, in questo momento, le cose stanno così.
E tuttavia, questo istant post vuole anche essere una riflessione sull’avvenire, di questo blog e, superbia permettendo, da blogger di lungo corso quale sono (perché oh, son cinque anni eh, non cinque mesi), sul futuro dell’interazione via web che, ammetto, tanto mi ha dato.

Tutto scorre, dicevo. Come i contenuti di questo blog, come il taglio dei miei articoli, la natura di essi. Ho da tempo abbandonato le recensioni, ritenendole, con rispetto parlando, assolutamente inutili:

- inutili a generare discussioni costruttive
- inutili a suscitare confronto
- inutili a indirizzare il lettore/spettatore medio (che tanto farà comunque il cazzo che gli pare)
- utili, altresì, a stimolare l’aggressività di chi la pensa in modo diverso, spesso in antitesi

Preferendo, alle recensioni, una sorta di saggi/approfondimenti su titoli vari. Articoli che, stando alle mere statistiche, suscitano un discreto consenso. Vengono letti e condivisi. Piacciono.
Va da sé che, data la natura di questi articoli, la loro pubblicazione regolare non può in alcun modo essere garantita.
Prima di tutto perché servirebbero due vite per scriverne a cadenza regolare.
Secondo perché lo faccio gratis (alias per passione). E allora il gratis va preso un po’ come viene. Letteralmente.

modernblogger

Ma, perché il MA è enorme, questo modo di bloggare, spontaneo e istintivo, che tanto adoro, viene punito dal dio gugle, dalle regole del SEO e da tutta un’altra serie di stronzate che ci siamo (si sono) inventati per rendere la vita virtuale possibilmente più stressante di quella reale.
Cinque anni fa, non parliamo di trenta, era sufficiente scrivere un post, inserire qualche foto e metterci il titolo che più ci piaceva (per non parlare delle tag, fantasiose e divertenti), e i lettori ti trovavano comunque. Ora non bastano più nemmeno le parole chiave. Prima di cliccare il tasto “pubblica” bisognerebbe, almeno in teoria, valutare tutta una serie di fattori che, se rispettati, rendono l’articolo più “appetibile” dai motori di ricerca e, in questo modo, più facilmente rintracciabile dai lettori medi, svogliati, meno concentrati di un lama sotto l’effetto di LSD e assolutamente non desiderosi di leggere facendo un minimo di fatica.

Un connubio, quindi, di scazzo generalizzato, che spesso sfocia nella totale apatia da parte del lettore medio e del tentativo, da parte dei motori di ricerca, di assecondare questa accidia da parte di chi legge, arrivando a mettergli in bocca le notizie “migliori” (migliori sulla base di criteri assolutamente empirici e arbitrari; per dirne uno, la cazzata del numero di condivisioni).

Ebbene, da blogger, personalmente, mi sono rotto i coglioni.

Mi si viene a dire che il blog sta attraversando una fase di calo dell’utenza. E che per sopperire al calo dovrei adottare tante, piccole strategie SEO (oriented e non). Tipo, nel secondo caso: dare ai lettori ciò che vogliono di più: comicità demenziale, figa (sì, FIGA) e discussioni accese, ma semplici. Non sia mai che leggano cose complicate, altrimenti esplodono come in Grosso Guaio a Chinatown. Perché non capiscono/non vogliono capire e perché hanno fretta, hanno sempre una fretta fottuta.

No. Basta.
Non dopo aver scritto più di mille articoli. Non dopo cinque anni.
Non sono al servizio di gugle e delle voglie assatanate di gente che non conosco che, coscientemente o meno, ha deciso, cercando solo ed esclusivamente post demenziali e a contenuto pornografico fisso, di affossare tutta quella parte della rete che non vuole solo quello (e che è una tragica minoranza, prendiamone atto).

Basta.
Anche perché, a dare consigli di questo tipo son bravi tutti (“Dai, mettici un po’ di figa nei prossimi articoli! Sii più spiritoso!”), ma a stare in prima linea per cinque anni a scrivere quasi tutti i giorni ci sono stato sempre e soltanto io. E mi piace pensare di aver trasmesso un determinata immagine di me, e non mi va di rovinarla per queste minchiate.
Punito perché non pubblico tra le nove e le undici del mattino? Orario preferito dai motori di ricerca? E sticazzi non ce l’aggiungiamo?

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La passione è ok fino a un certo punto. Superata quella, tutto ciò che resta è masturbazione. E quella fa diventare ciechi. Si sa dai tempi del mio amico dell’antica Grecia.
Zio Gugle ha deciso di affossarmi perché non sto alle sue regole? Anche qui: sticazzi.

E, in ultima istanza, mi sono imbattuto in questo articolo, sulla morte dei commenti nei blog. Leggetelo.
Il punto è, secondo me, che si viene trovati (dall’internauta medio, capace di chiavi di ricerca ad alto tasso di genialata quali: “torture cazzo”, “film di John Holmes”, “RoboCOOP 2014″, “Duca di Urbino superdotato”, “Di Caprio sniffa dal culo della prostituta” e via dicendo) con difficoltà, a meno di non sottostare, come detto, a tutta una serie di trucchetti SEO che ti fan passare la voglia.
E poi, siamo sicuri che le discussioni si siano spostate sui social network, dove, tanto per fare un esempio, il massimo del contributo del lettore medio è un commento alla foto dell’anteprima che accompagna il link all’articolo e che, quasi sempre, nulla ha a che vedere con l’argomento del post (che spesso non viene neppure aperto)?

Non è che sia morta la discussione sui blog, sta morendo la discussione stessa, sotto i colpi del nulla e dell’aggressività di chi non si confronta più, ma impone e evangelizza, in misura direttamente proporzionale alla stupidità della discussione stessa. Ovvero, tanto più l’argomento è sciocco, tanto più si pretende di indirizzare l’altro al proprio modus vivendi, non accettando la diversità di vedute.
Tragedia.
Benvenuti nella rete del futuro. Un posto molto chic.

Cosa cambierà per questo posto? Nulla. Continuerò a gestirlo come voglio e ho sempre fatto. Se qualcuno ancora si ricorderà dell’URL e di come si crea un segnalibro.
Sono troppo vecchio per finire sotto il Grande Fratello. O forse sono sempre stato troppo stronzo e indipendente, per decidere di farlo con cognizione di causa, a questa età.

Buon proseguimento a tutti. Musica.


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