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La rivincita delle donne: crescono le capitane d’industria italiane

Creato il 10 marzo 2016 da Propostalavoro @propostalavoro

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Il mondo della musica, del cinema, della letteratura e dell’arte hanno spesso enfatizzato il ruolo della donna:  la donna come cuore pulsante dell’ambiente famigliare, la donna che cura e consola, la donna come quercia che riesce a passare indenne attraverso le tempeste.

Ma c’è un mondo dove essere donna è tutt’altro che positivo: il mondo del lavoro. Ed essere una donna nel mondo del lavoro italiano può esserlo ancora meno.

All’indomani dei festeggiamenti per l’8 marzo un dato amaro viene messo in luce da un’analisi del Servizio studi di Bnl: a settembre 2015, una grossa maggioranza degli inattivi italiani (il 67,4%) era costituita da donne. Le donne dunque, pur essendo mediatamente più istruite degli uomini e talvolta, a parità di mansioni, più performanti, vengono escluse dal mondo del lavoro.  Il motivo è ben conosciuto da attori politici e governanti, ma le azioni per rimuovere tali discriminazioni non sono sempre così efficaci. Per non parlare del conclamato gap retributivo esistente in tutto il mondo tra uomini e donne.

Tuttavia, anche se l’Italia guadagna la maglia nera in questo ambito, viene a galla un dato positivo: la spiccata propensione all’imprenditorialità femminile delle donne del Bel Paese.  I dati di Unioncamere parlano chiaro: nel 2015 le imprese fondate da donne sono aumentate dell’1,1%, contro una media nazionale di avvio di nuove attività dello 0,75%. E non solo: sempre in base allo stesso report le aziende portate avanti dalle donne godono di miglior salute.

E se nelle università italiane si fanno strada i corsi per incentivare l’imprenditoria femminile, altre realtà operano sullo stesso piano, occupandosi di dare consigli pratici alle aspiranti o neo imprenditrici, di fare attività di mentoring e di creare networking tra le capitane d’industria.

Come dimostra la storia, quando gli attori politici ed economici non sono stati in grado di dare una risposta seria ed efficace a problematiche articolate, la soluzione è stata trovata dagli stessi interessati. E le donne, nuovamente, dimostrano la loro spiccata propensione per  l’elaborazione di soluzioni semplici ed efficaci a problemi complessi.

Carlotta Piovesan


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