Magazine Società

"la scienza negata - il caso italiano": frammenti di sapere represso

Creato il 17 ottobre 2012 da Alessandro @AleTrasforini

A quali punti è arrivata la cultura scientifica in Italia? Quali sono le potenzialità mai sfruttate legate al sapere ed al progresso non tradizionale? Il libro "La scienza negata" comincia, sin dalla premessa, con toni volutamente (ed aspramente) critici guardando allo stato di scarsa qualità italiano:  "Più di trent'anni or sono si disse che l'Italia era ormai un Paese in via di sottosviluppo. [...] La definizione era amara, ma dipendeva da alcune indagini internazionali. [...]Negli anni successivi la situazione è andata peggiorando. Secondo le stime recenti del World Economic Forum, siamo infatti caduti dal 26° al 46° posto per la competitività, e dal 31° al 50° per il livello tecnologico.[...]L'ipotesi di un collasso irreversibile è alle porte.  Ci potremmo riprendere solo facendo leva su scelte forti e strategiche, da programmare in una cornice europea e con scelte coraggiose sul piano finanziario e organizzativo.[...]" Quali potrebbero essere le scelte forti e strategiche su cui fare leva? Cosa potrebbe accadere se la cultura scientifica dovesse scomparire dall'Italia? L'opinione di essere immersi in un baratro che potrebbe rivelarsi fatale è un'idea diffusa che sta prendendo sempre più piede e consapevolezza, su svariati campi: "[...]è buona cosa [...] che in molti settori della società civile siano sempre più sensibili di fronte alla possibilità di una scomparsa dell'Italia scientifica. Una scomparsa che [...] potrebbe essere evitata, poichè il malessere del nostro sistema di ricerca e sviluppo non ha ancora intaccato le capacità di produrre le competenze che ci servono per diventare una nazione moderna. [...] è innegabile che la percezione del declino e delle sue conseguenze si stia diffondendo in settori determinanti dell'economia, della politica e della ricerca. [...]" Fino a dove potrebbe condurre questo piano inclinato (solo apparentemente?) senza via d'uscita? E' ancora possibile invertire la 'marcia'? A queste domande cerca di rispondere attentamente e realisticamente il libro in questione: "[...]Nella prima parte di questo libro racconto [...] le principali vicende del secolare percorso che sfocia nel malessere odierno delle università e dei centri di ricerca. Nella seconda parte descrivo [...] la proliferazione di immagini negative della scienza e della razionalità che ha influito su due fronti: nel generare timori infondati sui pericoli che sarebbero interni alla conoscenza scientifica della natura e nel coagulare simpatie popolari su tali timori.[...]" Emerge pertanto un'opera capace di sottoporre al lettore la necessità di (ri)partire da alcuni punti ritenuti fondamentali per la ripresa scientifica e la rivalutazione italiana su campi di fondamentale importanza.  Inquadrare un problema come questo significa, pertanto, ripartire dall'enunciare quella che è etichettabile senza mezzi termini come 'Cronaca di un disastro programmato': quali date, quali volti e quanti passi sbagliati hanno contribuito a far sprofondare cultura e consapevolezza scientifiche fino a questi punti? A questa domanda risponde la stesura di una Storia, potente e prepotente: come hanno agito politica, economia, cultura e società per aggravare questa crisi senza vie di immediate risoluzione ed uscita? Quanti uomini hanno cercato di 'spingere' per favorire le forze migliori nei processi di riscatto da questa avvilente condizione? Sottovalutare la cultura scientifica significa, pertanto, commettere un errore cruciale nello sviluppo futur(istic)o di uno Stato come l'Italia: dalla ricerca alla progettazione sono, infatti, moltissime le 'corde' che potrebbero essere sollecitate con forza al fine di innescare procedimenti di ulteriore crescita e sviluppo. Cosa significa (soprav)vivere in un Paese che affoga la cultura scientifica? Senza scienza e sviluppo esiste ugualmente un domani? Quanti italiani potrebbero vivere un futuro migliore in caso di scienza (ri)abilitata e rinforzata? A queste e moltissime altre domande cerca di rispondere un'opera come questa: attorno ad un'opera come questa ruotano, infatti, gli altr(ettant)i possibili 'sinonimi' della parola 'scienza'.  Più scienza potrebbe significare maggiori speranze per il futuro, su infinite branche: ingegneria, medicina ed economia solo per scriverne alcune.  Più scienza potrebbe anche significare tradurre in pratica l'intenzione relativa al 'più lavoro per tutti'.  Attraverso quali corde è possibile giudicare il progredire della scienza?  Quali passi fondamentali sono stati compiuti fra studio, ingegni e filosofie? Attraverso quali prospettive servirà declinare il progresso scientifico per sperare in un domani migliore? 'Fare' scienza deve significare, soprattutto, progettare un domani basandosi sugli errori cumulati nella storia vissuta. Attorno a questo discorso l'essere umano può, fino a prova contraria, (de)scrivere ancora pagine fondamentali ed importanti.  Dentro questi solchi resta, utilissimo e ben scritto, il libro "La scienza negata" di Enrico Bellone.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :