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La sete del Paese reale

Da Marcofre

Sul Corriere, è apparsa un po’ di tempo fa, un’intervista alla scrittrice Silvia Avallone.

Fa il punto della situazione sul suo libro, condividendo il punto di vista di molti (è persino il mio): c’è una sete di Paese reale, che non può ritrovarsi nella rappresentazione grottesca che certa stampa e televisione propinano ogni giorno.
La soluzione (secondo me): spegnere la televisione, non acquistare più giornali, ricorrere alla Rete.

Verso la fine dell’intervista parla degli operai; trova il loro lavoro, affascinante. Mah, che dire?

Io un po’ la situazione la conosco. So come girano le cose.

Non ho mai lavorato in una fabbrica, perché ormai in Liguria hanno smantellato i grandi stabilimenti. I miei datori di lavoro sono state piccole aziende, familiari oppure grossi gruppi della grande distribuzione.
Cooperative.
Non ci ho mai trovato nulla di ammirevole, ma forse sono strano io.

Quando guadagni 1000 Euro al mese, e hai spese e rate da pagare, è dura. Non stai combinando nulla di eccezionale: te la cavi. Vivi aspettando il fine settimana. Oppure lo stipendio, che ovviamente ti deluderà, però non c’è altro da attendersi. Offre più opportunità la lotteria, del duro lavoro. Da questo non spremi nulla, da quella, chissà…

Ho capito che quella frase proveniva da chi non ha mai percepito di essere in trappola. Perché chi svolge certi mestieri, oggi, è in trappola, e probabilmente non ne uscirà. Mai.

Se vuoi progredire, non puoi. Non hai opportunità, e questo lo comprendi se sei immerso in una determinata situazione lavorativa.

Quei lavori ti impediscono di progettare qualcosa di meglio. Perché sono pesanti. Perché la busta paga è anemica e ti dicono: guarda, se fai di più, avrai di più.

E tu lo fai. Per 100 Euro al mese. Che però non modificano di una virgola la tua condizione.

Ho avuto alcune buone occasioni nel passato per fare carriera. A riprova che sono strano, ho sempre detto di no.
Ho tagliato la corda. Forse è per questo che adesso sono tornato a scribacchiare: avevo bisogno di libertà. Dal momento che il lavoro non è in grado di darla, meglio cercarla da un’altra parte. Non so ancora cosa troverò.


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