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La sincerità: Mourinho, Valentina Lodovino e le parole crociate

Creato il 26 novembre 2010 da Olga

La sincerità: Mourinho, Valentina Lodovino e le parole crociate

L’altra sera guardavo un’intervista di “Niente di personale “ su La7 a Valentina Lodovino, attrice molto in voga in questo momento perché la ritroviamo in qualsiasi film italiano. E’ bella, semplice, direi piuttosto brava anche se mi piacerebbe più trovarla a teatro che al cinema. Mi pare proprio una di quelle attrici di teatro. La vedo un’Elettra. L’intervista mi ha stupito molto perché la nostra attrice era, diciamo, in imbarazzo. Non so, un che di naif. Qualche sfondone intellettuale da parte sua che però non sfociava in indignazione accademica; almeno: non per me. Sicuramente nemmeno per il giornalista che era totalmente sedotto.  Mi è piaciuto perché la giovane donna mi ha trasmesso autenticità. Anche la mise anni 80, così contrastante coi ruoli che interpreta, mi è parsa un’affermazione di personalità.

E così, giusto per confermare la mia sensazione,  a un certo punto lei ci dice che è sincera. Dico: troppo, stai recitando. Poi il giornalista le dice: la sincerità non aiuta nel mondo dello spettacolo. Che è come dire, in vero, che la sincerità non aiuta mai. Scafato giornalista, penso, uomo di mondo. Lei dice: “Sì, è così. Eppure, in fondo in fondo, no, cioè no per me non è così”.  L’incertezza, il brillio del bell’occhio pesantemente truccato, ma il sorriso finale…  che dire, di speranza e convinzione.

Poi il giorno dopo surfando sul web bevendo una coca mi vedo Mourinho. Secondo dichiarazioni che pare nessun interista abbia sentito,  forse perché hanno cominciato a fare finta di niente – cosa che sanno veramente fare bene  bisogna dirlo con una certa onestà intellettuale, meglio della Juve post Moggi – hai sentito che ha detto Mourinho? No, non so. Chi è? Ok. Insomma Mourinho prendeva in giro Benitez. Diceva: io sono meglio. Ora, questa cosa, sicuramente vera, non è sfuggita a nessuno. L’anno scorso è parso quasi che Dio esistesse per un interista. Dopo anni di attesa, frustrazioni, noia e sofferenze.

Insomma, nessun diplomatico del caso avrebbe mai messo il dito nella piaga.  Ma lui no, lui l’ha fatto, perché dice: è così.

Poi, e forse la stiamo tirando per le lunghe, penso alla politica. Ai partiti. Avete mai bazzicato in un partito? Sensazione di impotenza. Succede che qualunque adolescente impegnato si rechi in un circolo.  Facciamo un bel ponte levatoio?  Sì certo. Dobbiamo però prima passare a x che si occupa della comunicazione e poi infine y che insomma dovrebbe però non senza fare intervenire ZETA, poi niente può essere fatto senza gamma. Ah, cioè inzomma, nun se po fa? No, non direi esattamente che nun sa po fa, non si puo fare adesso.

Cioè, non si può fare?

Insomma non si può fare.  Ma non sentirai mai uno di questi dirti: è una cazzata, o “non te lo faccio fare perché voglio io il merito”, o “no”. Quando invece sarebbe bello che molto funzionasse con : ho una bella idea, la realizziamo. Meritocrazia,  la chiamano.

E così, con questi marchingegni politici che a volte si sono presentati  come elitari nella struttura, abbiamo fatto sì che vincesse un uomo che ci ha fregato tutti perché apparentemente privo di retorica, dunque pop (e porno anche). In realtà la retorica la sa usare bene anche lui. L’antiretorica che sempre retorica è.  Quello: “non voglio dilungarmi troppo “ che è in realtà un’ora e mezzo, quel “non è questo il punto” quando in verità il punto è quello.

Se non è C, sempre C è, per logica.

Alla fine eh, ci siamo un po’ stancati di questa etichetta, di questa forma priva di contenuti in qualunque ambito, forma che oltretutto non è da confondersi con l’estetica, sacra, ma al massimo con la cosmesi di certi riti.

 Ci siamo stancati noi delle mistificazioni, dei titoli sensazionalistici, della notizia per la notizia, dei giornali scritti in stampatello e che vogliono solo fare spettacolo, quando invece, se il mondo fosse gestito dai bambini che dicono: ho fame, ho sete, voglio un lavoro, non sfruttarmi, sei cattivo, sei stupidino, beh, sarebbe tutto tutto più semplice.  E personalmente mi sono stancata anche di quella semplicità intellettuale del mercato culturale, che ci vede tutti scemi. We are bambini intelligenti.

E così, per coerenza, se vi mando affanculo sappiate che è un mio personale disegno politico, di educarvi alle parole crociate. Che alle definizioni corrispondano le cose.


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