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Questo è il paese reale, che del presidenzialismo non sa che farsene (e nemmeno di una politica che parla solo a se stessa)
Il 30 maggio è stato firmato al Ministero del Lavoro un accordo nazionale che interesserà tutte le sedi Almaviva Contact. Si introducono i contratti di solidarietà per tutti i lavoratori per i prossimi 24 mesi. Il contratto risolve i 2.000 esuberi annunciati, e permette ai 632 lavoratori della sede romana di Via Lamaro, che aveva chiuso, di venire riassorbiti. Le clausole, tuttavia, rimangono durissime. Ci spiega i dettagli Salvo Montevago, segretario provinciale Cisal Comunicazioni in Almaviva di Palermo: “La storia è sempre la stessa come avviene da un po’ di anni a questa parte, l’azienda dichiara degli esuberi sulla carta, ovvero non apre alcuna procedura di fallimento o ridimensionamento, quindi dichiara di dover gestire questi esuberi e sulla base di queste dichiarazioni si costruisce un impianto di accordo. Sempre peggiorativo per i lavoratori, perché a pagare sono sempre i soliti”. La Cisal ha elaborato questo schema dove indica quanto perderanno i lavoratori in busta paga nei prossimi mesi.
Aggiunge Montevago: “Parliamo per la maggior parte di lavoratori part-time di terzo livello che guadagnano, bene che vada, 650 euro al mese. Decurtare 50 euro da una busta paga così misera significa non poter sfamare i propri figli“. Secondo il sindacalista l’accordo non consiste unicamente nei tagli ai salari. “L’accordo fa propri i dettami del recente rinnovo del contratto nazionale delle telecomunicazioni, dove all’art. 18 viene tolta la maggiorazione per eventuale lavoro straordinario svolto, che in virtù di questa nuova impostazione non si chiamerà neanche più straordinario, ma “supplementare”. L’accordo Almaviva prevede inoltre l’implementazione di un nuovo software che dovrebbe migliorare le prestazioni degli operatori del call center, ma che per Montevago: “Registra le conversazioni (morphizzandole, contentino per il garante sulla privacy) per tirarne fuori delle statistiche sul servizio reso, sul sentiment del cliente e su altri aspetti non ci è dato sapere”. Non finisce qui. Probabilmente i lavoratori perderanno anche l’Egr (elemento di garanzia retributiva) previsto dal contratto nazionale, che ammonta a circa 200 euro. Le aziende che dichiarano difficoltà economiche e adiscono ad ammortizzatori sociali, come sono appunto i contratti di solidarietà appena adottati in Almaviva, non sono tenute a pagare questa garanzia. “Si inserisce, infine, la smonetizzazione della domenica“, continua il sindacalista. “Sempre in questo accordo si mette nero su bianco che chi lavorerà la domenica non avrà alcuna maggiorazione (come prima era prevista) ma cumulerà le maggiorazioni fino a raggiungere una giornata intera da utilizzare come riposo compensativo, ovvero come giorno libero”. Unica nota positiva? Ce la spiega la nostra Marina Chimenti, della sede romana: “Fra le tante clausole pesanti almeno si sancisce il rientro dei 632 lavoratori della sede romana di Via Lamaro, che aveva chiuso lo scorso ottobre. Ma è un accordo molto pesante, molto difficile, e parte un’altra sfida”. L’ultima sfida, per i lavoratori Almaviva.
di Michele Azzu | @micheleazzu Schema realizzato dalla Cisal Comunicazione
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