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La stanza della duchessa posted by Daniela Baldini

Da Parolesemplici

La stanza della duchessa posted by Daniela BaldiniEcco come sono ridotta… a vagare per le stanze del castello di Vigevano, e posso uscire solo la notte, da più di 5 secoli. Io che ho vissuto i fasti della Milano del ’400 (qualche tempo fa ho sentito che l’hanno indegnamente paragonata alla mia Milano, chiamandola Milano da bere). Io educata dal Guarino alle lettere classiche, che ospitavo nelle mie stanze artisti del calibro di Bramante e Leonardo da Vinci, ebbene, sono condannata a scontare la mia pena aggirandomi come un fantasma e con queste catene ai piedi, per di più scalzi. Io che ho inventato la pianella, che ho dato vita alla moda italiana, oggi famosa in tutto il mondo, io che indossavo scarpe che oggi sono qui in bella mostra.A parte che sono morta di parto: e già! a Ludovico, non gli bastavano due figli, voleva il terzo e avevo solo 22 anni. Già a 5 anni mi avevano promessa in sposa a lui: e lui che fa? Chiede in moglie mia sorella Isabella. Eh, ma non gliel’ho mica data vinta: io sono diventata la moglie di Ludovico il Moro, duca di Milano e mia sorella ha sposato uno di Mantova.

Ma per suo conto sono andata come ambasciatrice di mio marito a Venezia la Serenissima, dove ho avuto un’accoglienza da Mille e una notte. Ciononostante i veneziani preferivano a mio marito, Gian Galeazzo Sforza come Duca della loro città.

E allora mi sono macchiata del più grave dei crimini. Insieme ad altri nobili ho ideato la congiura per uccidere lo Sforza. Ma se sono qui a scontare la mia pena non è solo per la morte dello Sforza, ma anche per la morte sei suoi congiurati: Lampugnati fu ucciso da una guardia del Duca; Visconti venne catturato e messo a morte; Olgiati venne ucciso per squartamento.

Si, voi direte, ma a quei tempi, le congiure erano all’ordine del giorno: e perchè oggi no? E allora perchè io devo scontare la mia pena sulla terra e non posso andare all’inferno come gli assasssini di oggi?

Perchè la giustizia è cambiata: ora ho sentito che se uccidi una ragazza, dopo 4 anni ti liberano e puoi girare a tuo piacimento; anzi ti invitano in TV, nei talk show, e se scrivi un libro, te lo pubblicano e fai un sacco di soldi. E quando muori vai davanti al Giudice che può anche farti fare un giro di Purgatorio e poi ti spedisce in Paradiso.

Ma ai miei tempi non era così: se ti macchiavi di un atto infamante, ti sbattevano subito sulla terra a espiare le colpe. Certe volte penso che si siano dimenticati di me quaggiù.

E non ho neanche la compagnia di Ludovico o della servitù.

Pensate che avrei tanto bisogno di un bagno caldo, di lenzuola di lino, di un abito nuovo, di un letto e non del giaciglio dove sono costretta a stendermi tutto il giorno in attesa che faccia notte.

Vivo nella soffitta, dove si sono accumulati oggetti per più di 5 secoli. Per fortuna ogni tanto sale il gatto del castello, è un giocherellone, e quando mi vede mi si struscia sulle caviglie: che dolce, lui ha capito quanto mi dolgono queste catene e avrei proprio bisogno di un bel massaggio con l’olio d’arnica. Io lo chiamo Micio, è bianco con le estremità marroni, e gli occhi azzurri. Deve essere di razza, ma io non ho mai capito niente di razze feline. Mi tengo aggiornata con una vecchia radio che sono riuscita a far funzionare, ma che musica infernale si sente oggi. Ora comincio ad apprezzare i neomelodici, tipo Gigi D’Alessio, Nino D’Angelo, ma non mi proponete Fabri Fibra… per me è solo rumore!

Dalle notizie che mi giungono, sento che ve la passate maluccio, e che vi siete indebitati fino al collo. Certo, oggi ci vorrebbe un nuovo Leonardo da Vinci, risolveva le equazioni ma credo che se la cavasse anche in contabilità.

Invece abitate un mondo di Sodoma e Gomorra, Bunga Bunga e intercettazioni. Ma chi ve l’ha fatto fare di creare i telefonini, era meglio ai nostri tempi: un bel messaggero arrivava a cavallo con una missiva e portava le notizie dal ducato vicino. E solo il destinatario ne veniva a conoscenza, mica c’erano i magistrati che autorizzavano a mettere sotto controllo le telefonate.

Poi, secondo me, avete finito di condividere le cose, volendo avere sempre di più: la macchina e non il cavallo, il pc e non la carta pergamena, la Repubblica anziché la Monarchia, la casa e non una dimora senza riscaldamento, ma con il camino, che vuoi mettere quanto è salutare…, corredata di stalla e di appezzamento di terreno, che il mezzadro coltivava. Certo metà del raccolto andava al padrone, ma mi sembra che adesso il vostro padrone vi si prenda tutto, non solo la metà del vostro stipendio.

Insomma, non so quanto durerete ancora: intanto, avete avuto malattie ben più gravi della peste, crollano i palazzi quando piove, muoiono innocenti perchè non c’è più nessuno che riesca a costruire dove si deve e non dove si vuole. Auguri… e passate di qua: io vi vedo dalla finestra!


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