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La Storia come farsa e rappresentazione. Il caso del “Bolscevismo Occulto”

Creato il 08 novembre 2011 da Tirsenide
La Storia come farsa e rappresentazione. Il caso del “Bolscevismo Occulto”

Modelli di cannoni da guerra (secolo XVIII)

Tempo fa è andato in onda un documentario sul “Comunismo e occultismo”nella serie di “La Grande Storia” RaiEdu, ma data l’alto grado di appeal che gode presso il pubblico ogni argomento che presentava la parola occultismo (o le varie declinazioni su Esoterico, Magico, Sconosciuto ecc.) i programmisti avranno sicuramente in mente che nel  prossimo dossier  troveranno interessante descrivere attraverso filmati dell’ex KGB “Lo Sconosciuto Angelo della Storia: il caso Gorbaciov”, “Il Craxismo occulto”, o “Il Magico mondo della rivolta: le origini misterosofiche nel ’68 praghese”.

Ma tornando al nostro documentario, dobbiamo lasciare ogni giudizio noi che lo vediamo. Del tipo: “Il bolscevismo è un fatto storico, non è una fantasia”. E chi lo dice? I soliti noti che fanno della Storia il loro mestiere, che appartengono alla casta degli intellettuali, che hanno la necessità di raccontarci una versione conformista e di chissà quali vincitori. Siccome lo scrivente non ha queste tre caratteristiche (ma, specialmente non sono un conformista!) eccomi a trascrivere alcune sensazioni avute durante la visione.

La prima cosa è la sottovalutazione della funzione retorica del termine “Spettro del comunismo”. L’incipit della  narrazione del documentario  sull’incipit del “manifesto del partito comunista” di K. Marx sembra ignorare la successiva frase posta poche righe dopo quelle lette dalla voce narrante, dove Marx  scrive della “favola dello spettro del comunismo”. È proprio questo tipo di narrazione che il grande studioso V. Propp definiva intreccio, contrapponendola alla “fabula”, dava maggior libertà di “inventare” e non tener conto della successione temporale e storica del narrato. Proprio in questo senso si pone, ad es., il racconto sulla figura di Rasputin, messo dentro le vicende bolsceviche, attraverso azzardate ipotesi di presunti contatti fra esponenti di un’elite culturale diventata bolscevica (ma chi non lo era dopo il ’17?). E comunque nella frase finale che si condensa l’ipotesi  trasformata in Storia:<< La morte di Rasputin avvia la Rivoluzione >>.

I gruppi dell’élite che avevano interessi per le discipline esoteriche  erano quasi tutti amanti dell’ordine gerarchico pre-rivoluzionario: molti fuggirono all’avvio della fase rivoluzionaria.  Diversissima è la corrente successiva di appassionati di dottrine esoteriche che negli anni ‘50 e ’60 comparivano in diverse parti del mondo, e quindi anche in URSS (“il Mattino dei maghi”, tanto per essere un po’ chiari).

Se tutto a origine dalle presunte “doti” extraumane del padre del comunismo scientifico Karl Marx (quindi siamo stati ingannati da un Giano bifronte: una doppiezza che lo faceva fautore della razionalità e, invece, intrigava con le forze dell’oscurità; e non davanti a un moderno Prometeo), lo sappiamo dalle lettere del figlio e della sua “amata” moglie, definito” Gran sacerdote”. Non possiamo essere conformisti: la barba non era druidica o, più simbolicamente, ebrea. Era la barba del Gran Sacerdote del Satanismo!

La lunga traccia prosegue con alcune chicche: “il mesmerismo è una tecnica di guarigione”, “la premonizione di Messing (!) del Maggio 1945” ecc. Siamo davanti al capolavoro di inesattezze!

Giorgio Galli che è stato un valente studioso, da politologo eterodosso ha sempre inteso l’esplorazione dei “lati nascosti della Storia” come un ricondurre a questioni razionali e non divagazioni su complotti, poteri maligni e altre mistificazioni del genere.

Un’ altra cosa da dire: il paragone tra Ceausescu e Codreanu è improprio, astorico e privo di qualsiasi contenuto e congruità.

Il culto del capo non è sul corpo (morto)- non esiste una teologia politica ma soltanto un’influenza della teologia sulla politica!- ma sulla figura vivente e agente del leader; quindi Stalin, e non Lenin, è il protagonista del simbolico “Culto del capo”, gli altri leader sono solo simboli su bandiere, monumenti e iconografie. L’imbalsamazione del corpo di Lenin è piuttosto legato al clima “posivitista” della Russia anni venti ( e lo dimostra la conservazione e la sezione del cervello di Lenin, pratica tipica dei fisiologi positivisti: quindi nulla a che fare con culture “zombie” o di risurrezione dei morti).

Il Culto della Personalità risulta importante per le figure dei dittatori come Stalin, Mussolini, Hitler ma non ha equivalenza con Culto dell’amato leader nordcoreano: in questo luogo è direttamente alla tradizione religiosa coreana che bisogna far attenzione (e bisogna stare sempre attenti ad uniformare le espressioni simboliche,  anche terribili, degli altri popoli con le asettiche categorie politologiche occidentali).

Concludo rilevando alcuni errori: non c’è un cristo morto di Goya (casomai è quello di Mantegna) e lì incontro con l’avvocato di Pol Pot si cita un Giovanni Berlinguer leader comunista (ma probabilmente si riferisce al fratello Enrico Berlinguer).



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