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La storia del Banco di Napoli in Libia

Creato il 11 febbraio 2012 da Cafeafrica @cafeafrica_blog

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Pubblichiamo in esclusiva per il web il saggio del dott. Aldo Pace, Direttore Generale dell’Istituto Banco di Napoli – Fondazione in cui si ricostruisce la nascita e la fine della filiale del Banco di Napoli di Tripoli, area considerata strategica da numerosi istituti bancari durante il periodo coloniale italiano.

Un’attenta analisi realizzata prevalentemente grazie alla consultazione dei preziosi documenti conservati nell’Archivio Storico del Banco di Napoli, vera e propria memoria storica della vita economico-sociale di Napoli e dell’Italia.

Il Banco di Napoli

La Filiale di Tripoli

1913-1969

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La guerra italo – turca, fu combattuta tra il regno d’Italia e l’impero ottomano per la conquista delle regioni africane della Tripolitania e della Cirenaica tra il settembre 1911 e l’ottobre 1912.

Sin dal 1869, con l’apertura del canale di Suez, il Nord – Africa aveva acquisito un’importante posizione strategica dal punto di vista economico e politico, e di conseguenza era diventato meta dell’espansionismo coloniale di alcuni stati europei; nel 1881 infatti la Francia aveva conquistata la Tunisia, pur con la presenza in detta zona geografica, di molti cittadini italiani, mentre l’Egitto era sotto il diretto controllo britannico. Pertanto il territorio libico era l’unico strategicamente sfruttabile per avere il controllo del passaggio tra i bacini del Mediterraneo occidentale e quello orientale.

Nel 1911 l’Italia era alleata con la Germania e l’Austria – Ungheria nella Triplice Alleanza, ma era in ottimi rapporti diplomatici anche con la Gran Bretagna e la Russia, mentre con la Francia le relazioni erano decisamente più tese. La Turchia invece aveva una situazione diplomatica più difficile, in quanto, era, da tempo, in contrasto con la Russia e, nello stesso tempo i rapporti con l’alleanza franco – inglese si stavano deteriorando, mentre i rapporti con gli Imperi Centrali si andavano a consolidare. Anche la situazione politica interna ai due paesi rifletteva la loro posizione in ambito internazionale dal momento che in Italia il governo, presieduto da Giovanni Giolitti aveva sfruttato una serie di situazioni per avviare una campagna di stampa contro la Turchia, con l’appoggio degli ambienti industriali e finanziari mentre in Turchia stavano cominciando quei cambiamenti politici che avrebbero portato alla fine del sultanato ottomano e all’instaurazione della Repubblica di Kemal Atatürk.

La guerra si concluse con il trattato di pace firmato il 18 ottobre 1912 in cui veniva stabilita la definitiva autonomia della Tripolitania e della Cirenaica dall’Impero Ottomano mentre l’Italia si impegnava, tra l’altro, a versare annualmente alla Turchia una somma corrispondente alla media delle somme introitate dalle province negli ultimi tre anni prima della guerra e garantiva nelle neo colonie italiane la presenza di un rappresentante religioso del Califfo.

Con la conquista dei territori africani il Banco di Napoli iniziò a porre le basi per l’apertura di una agenzia in Libia.

Il Consiglio Generale del Banco aveva già deliberato, nella seduta del 28 marzo 1912, l’autorizzazione all’impianto di una agenzia nella Tripolitania e nella Cirenaica, lasciando al Consiglio di Amministrazione di determinare il tempo in cui conveniva provvedere a tanto.

Il Direttore della sede di Roma Comm. De Angelis fu inviato a Tripoli per assumere tutte le informazioni necessarie per l’eventuale apertura di detta Agenzia, ciò al fine di decidere sull’impianto e sull’ordinamento di una Filiale in tale Paese.

Il Comm. De Angelis, a termine della sua missione, espletata congiuntamente all’Ingegnere Capo dell’Ufficio Tecnico Cav. Boldoni, inviò la sua relazione al Direttore Generale ed a tutti i componenti il Consiglio di Amministrazione.

In detta relazione il Comm. De Angelis precisò che le fonti della ricchezza in Libia erano molto modeste.

In particolare l’agricoltura era ostacolata dalle imposte dello Stato Turco e quindi essa era trascurata dalla popolazione. Il clima era buono ed era paragonabile a quello di Foggia e di Siracusa, però era molto più variabile.

Il prodotto agricolo principale era l’orzo, che rappresentava l’alimento degli arabi ed era largamente esportato verso l’Inghilterra.

Altri prodotti erano le graminacee filiformi, la palma, gli agrumi, gli olivi, gli alberi  fruttiferi ed altri prodotti minori. Il grano, invece era coltivato limitatamente, in quanto quello che veniva importato costava meno.

Tenuto conto che l’irrigazione era una condizione importante per l’agricoltura il governo italiano affidò ad una ditta nazionale la costruzione di pozzi artesiani.

All’epoca il credito agrario non poteva essere esercitato per l’incertezza dei diritti dei proprietari in quanto i terreni erano divisi in piccoli appezzamenti e dati a mezzadria. Vi era un registro pubblico dove erano annotati i titoli di proprietà, però esso recava notizie incomplete.

Solo la Banca Ottomana faceva piccoli prestiti al 6% e per due anni. Vi era anche l’allevamento di pollame, cammelli, asini, cavalli piccoli e pesca: quello delle spugne che si faceva sulle coste della Cirenaica era molto importante.

Per quanto attiene le industrie esse erano molto primitive e concentrate a Tripoli e a Misurata e riguardavano le industrie tessili, le concerie, i saponi ed i mulini.

Il Commercio si limitava alle esportazioni ed importazioni per soddisfare, prevalentemente, le esigenze locali e si svolgeva su percorsi che attraversavano il deserto del Sahara. Dal 1881 al 1912 detto commercio ebbe un calo notevolissimo, la causa la si attribuiva all’attrazione dell’influenza inglese verso il sud Africa e la regione del Niger.

Il Comm. De Angelis riferì, altresì, che le operazioni commerciali praticate in Libia corrispondevano a quelle ordinarie di tutte le Banche. Vi erano contratti di obbligazioni, con scadenza da 1 mese a due anni , in sostanza erano di tipo personale presidiate da garanzie reali. Si facevano anche anticipazioni su metalli preziosi e su pegni di merci e di derrate.

Oltre ad alcuni istituti italiani installati da poco tempo, vi erano 5 o 6 banchieri privati. Da informazioni assunte in loco si era riusciti ad individuare 84 ditte e di averle perciò catalogate in varie classi di affidamento che andavano da 5 mila a 100 mila lire.

I commercianti tripolini erano reputati come puntuali ed era rara l’alea del fallimento.

Gli interessi di norma applicati sulle operazioni di credito bancarie erano regolate con i tassi che andavano dal 6% al 15%.

Sulla piazza di Tripoli operavano già il Banco di Roma ed il Banco di Sicilia, oltre ad altre numerose imprese italiane.

Il Comm. De Angelis suggeriva, nella sua relazione, che per il momento, le operazioni bancarie da praticare potevano essere quelle ordinarie delle filiali italiane, compresi i Monti di Pietà e la Cassa di Risparmio, oltre alle anticipazioni su merci e di derrate.

Per quanto attiene il Credito Agrario, il Commendatore, suggeriva di soprassedere per i motivi già espressi.

In definitiva conveniva dare al Capo della Filiale una relativa libertà di azione.

Per quanto attiene il personale, il Comm. De Angelis, consigliava nella sua relazione di individuare elementi intelligenti, con spirito di abnegazione per una lunga permanenza in un Paese senza attrattive. Prevedeva, altresì, di assumere due funzionari arabi ed un portiere per risolvere, per quanto possibile, problemi di lingua. La spesa complessiva per il personale compresa quella del fitto locali si poteva individuare in lire 115 mila.annui.

Circa la sede fisica della nuova filiale in Tripoli essa avrebbe potuto essere installata nei locali di proprietà Labi che all’epoca erano occupati dalla Banca Ottomana che, da informazioni riservate, assunte in loco, si sarebbero liberati entro due mesi. Detti locali oltre ad avere un’ottima ubicazione, erano già arredati ed erano provvisti per la custodia dei valori. Il fitto richiesto era di lire 7.000 annue. Oltre a tale soluzione si potevano prendere in esame anche altri locali di proprietà Rossi, però il fitto era di Lire 10.000 annue, però occorrevano Lire 30 mila per adattare detti locali ad uffici bancari.

Per la sistemazione definitiva della Filiale, il Comm. De Angelis proponeva anche l’acquisto di un suolo prospiciente il mercato del pane che, con il nuovo piano regolatore doveva diventare la piazza principale di Tripoli.

Detto suolo, era di mq. 1.575 ed il costo variava da lire 60 a Lire 80 il metro quadro. Vi era, altresì, nella stessa zona, un altro suolo di mq. 1.515 con lo stesso costo a mq. di quello di prima.

Il Consiglio di Amministrazione del Banco di Napoli deliberò, nella seduta del 31 luglio 1912 che doveva essere impiantata nella città di Tripoli una succursale del Banco di Napoli e si riservava, in altra seduta, di decidere, ciò che riguardava l’ordinamento del personale ed il funzionamento dei servizi. Deliberò, inoltre, che si doveva provvedere al fitto dei locali Labi o Rossi e lasciò alla facoltà del Direttore Generale di fittare i locali Labi con un fitto di Lire 7.000 per anno e per cinque anni più tre anni di rispetto; nonché di provvedere all’acquisto del suolo di mq. 1.575, subordinatamente all’ acquisto dell’altro suolo di mq. 1.515, entrambi prospicienti al mercato del pane.

In data 27 novembre 1912, il Consiglio di Amministrazione del Banco, sciolse la riserva e deliberò che le funzioni e le operazioni, nonché l’organizzazione, da porre in essere nella nascente filiale di Tripoli, erano quelle già in essere presso le filiali italiane.

Inoltre, il Consiglio deliberò il seguente organico del personale di carriera:

n. 1   Direttore

n. 1   Segretario

n. 1   Ragioniere

n. 1   Cassiere

n. 2   Ufficiali

n. 1   Estimatore

n. 1   Usciere f.f. custode

n. 1   Usciere f.f. fattorino

n. 1   Avventizio con funzioni d’interprete

n. 1   Vice Cassiere, con cauzione

n. 1   Impiegato di Segreteria

n. 1   Impiegato di Ragioneria

n. 1   Portiere

I costi annui previsti al personale di carriera da destinarsi alla filiale in Africa erano i seguenti:

Direttore di I classe   £. 10.000

Segretario di I classe   £.   5.000

Ragioniere di I classe   £.   5.000

Cassiere di I classe   £.   6.000

Ufficiale di I classe   £.   4.000

Ufficiale di II classe   £.   3.500

Estimatore di II classe   £.   3.000

Due Uscieri di III classe  £.   2.400

Totale   £. 38.900

Inoltre fu deliberato per il predetto personale e per un primo periodo di tempo una straordinaria indennità giornaliera di residenza:

£. 25 al Direttore, con una spesa annua di    £. 9.125

£.20 al Segretario, al Ragioniere, al Cassiere   £. 21.900

£. 15 agli Ufficiali ed all’Estimatore   £.16.425

£. 6 agli Uscieri  £.   4.380

Totale della spesa annua   £.51.830

Salvo eventuali modifiche che si potevano verificare in base al definitivo assetto delle province libiche.

Per il personale avventizio, da assumere di lingua araba, furono previsti i seguenti assegni annui:

Lit. 6.000   a favore del Vice Cassiere   Lit. 6.000

“   3.000   a favore di ciascun dei due impiegati   “    6.000

“   1.200   a favore del Portiere  “   1.200

Totale spesa annua  Lit.13.200

Fu precisato, nella predetta delibera, che l’ordinaria spesa di esercizio doveva essere contenuta nel primo anno in lire 115.785, così ripartite:

-   Personale di carriera ed avventizio   Lit. 100.385

-   Pigione   “   7.000

-   Carta, stampe e registri   “   2.000

-   Posta e Telegrammi   “   1.500

-   Acqua, illuminazione e combustibile   “   1.500

-   Spese di scrittoio   “   1.200

-   Spese minute e varie   “   1.200

-   Manutenzione locali e mobile   “   1.000

Totale spesa annua  Lit. 115.785

Detto importo poteva essere aumentato per fare fronte alle spese per tasse e bolli;guardia militare; avvocato del luogo; opere di assistenza; medaglie di presenza per i commissari di sconto ecc.

Purtroppo, le trattative per il fitto dei locali di proprietà Labi o Rossi fallirono ed il Banco inviò in missione a Tripoli il Direttore Cav. Greco, il quale comunicò con un telegramma di aver trovato dei locali convenienti per l’Istituto per l’impianto della Filiale.

Il Proprietario era disposto a cederli in fitto per cinque anni forzosi ed altri tre di rispetto, per l’Istituto. Le condizioni prevedevano un fitto di Lit. 13.000 per il primo anno; Lit. 8.000 per il secondo anno; Lit. 8.000 per il terzo anno; Lit. 3.500 per il quarto  e Lit. 3.500 per il quinto anno. Per i tre anni di rispetto la pigione era di Lit. 3.500 annue.

Il Consiglio di Amministrazione del 22 gennaio 1913, visto che le altre trattative erano fallite e che la informativa del Direttore Greco era conveniente, autorizzò d’urgenza la conclusione dell’affitto per i locali ad uso della filiale di Tripoli, alle condizioni indicate dal Cav. Greco.

Il Direttore Generale e Presidente Comm. Nicola Miraglia comunicò al Consiglio di Amministrazione del 5 febbraio 1913 che, a seguito della deliberazione consigliare del 22 gennaio 1913, il Direttore Greco aveva concluso la convenzione circa il fitto dei predetti locali, con la sola variante che per il primo anno il canone si adeguava a Lit. 18.000 invece delle Lit. 13.000 e per il secondo anno esso si adeguava a Lit. 3.000 invece delle Lit 8.000. Inoltre il Comm. Miraglia comunicò che la consegna dei locali avrebbe avuto luogo nella prima quindicina del marzo 1913. Il Consiglio ne prese nota ed approvò la variazione dell’importo del fitto.

Il Direttore Cav. Greco continuò la sua missione in Libia e realizzò uno studio sulle condizioni delle città di Misurata e di Bengasi. Per quanto attiene la prima città emerse che l’impianto di una filiale del Banco sarebbe stato ben accetto sia dalla popolazione che dalle autorità. La filiale di Misurata poteva essere istituita come una agenzia dipendente dalla filiale di Tripoli.

Per quanto attiene l’apertura della filiale di Bengasi, Sua Eccellenza il Ministro delle Colonie impartì disposizioni al Governatore di quella città per fare in modo di agevolare l’iniziativa del Banco, il Comm. Miraglia di tutto ciò ne dette notizia al Consiglio, nella seduta del 12 marzo 1913, e si riservò di informarlo, altresì, sul risultato degli studi su Bengasi.

Il 23 Aprile 1913 il Direttore Generale – Presidente Comm Nicola Miraglia, comunicò al Consiglio che erano state iniziate le pratiche per le opere d’impianto della filiale di Tripoli. Per le due camere blindate e le casse forti era stato stipulato il contratto con la ditta Arnhein, per l’importo di Lit. 35.562; per il mobilio avrebbe provveduto la “Società Italo Libica” con sede in Tripoli ed uffici amministrativi a Tunisi, per l’importo di Lit. 7.800; per gli impianti elettrici era stato dato un incarico alla Ditta Gardella, per Lit. 2.200, eventualmente gli apparecchi di ventilazione sarebbero stati spediti da Napoli; i lavori di muratura sarebbero stati dati in appalto all’Ingegnere Lega per Lit. 13.000. Tutti i lavori sarebbero stati seguiti dall’Ufficio Tecnico del Banco, in base alle relazioni che avrebbe inviato dalla Libia l’assistente Orsini. Il termine di fine lavori era previsto per il 31 agosto 1913. Il Consiglio ne prese atto ed approvò.

Il Consiglio di Amministrazione del 2 luglio 1913, su proposta del Direttore Generale , ed ai sensi del R. Decreto 10 dicembre 1911 n°1367, convertito in legge 23 maggio 1912 n°511, che dava la facoltà agli Istituti di Emissione di fissare maggiori attribuzioni, approvò, a favore della filiale di Tripoli ed a quelle altre da aprire, eventualmente in Libia, il seguente regolamento in deroga allo Statuto ed al Regolamento vigente, ed autorizzò il Direttore Generale a chiedere al Ministero del Tesoro la emissione del relativo R. Decreto per l’applicazione delle norme speciali per il funzionamento delle Filiali del Banco in Libia, al fine di adeguare l’attività bancaria all’ambiente, alle consuetudini, all’economia sociale, all’indole dei commerci e delle industrie della nuova colonia.

Il Governo italiano aveva già pubblicato il R. Decreto 1° maggio 1913 n°508 che disciplinava il funzionamento delle filiali del Banco di Sicilia in Libia e le autorizzava a compiere operazioni non previste dalla legge generale bancaria e dallo Statuto di quell’Istituto. Un simile provvedimento era stato già preso dal Governo a favore della Banca d’Italia con il R. Decreto 25 luglio 1912 n°892.

Si trascrivono qui di seguito le norme speciali per il funzionamento delle Filiali del Banco di Napoli in Libia :

Art. n°1

Alle Filiali del Banco di Napoli in Tripolitania e Cirenaica è estesa la stessa organizzazione e lo stesso regime amministrativo e contabile in vigore per le Filiali d’Italia.

Esse sono  autorizzate a compiere tutte le operazioni comuni alle filiali d’Italia e quelle altre indicate nelle presenti norme.

Per speciali considerazioni alle agenzie che si reputasse conveniente di aprire in Libia potranno dal Consiglio di Amministrazione, col consenso del Ministero del Tesoro, conferirsi facoltà ed attribuzioni maggiori di quelle consentite dallo Statuto e dal Regolamento del Banco.

Art. n°2

Oltre il fondo di collocamento assegnato dalla Direzione Generale, le filiali in Libia possono essere autorizzate ad investire in operazioni attive, permesse dallo Statuto e dalle presenti norme, le somme che si rendono disponibili nelle loro casse per emissioni di titoli nominativi, depositi in conto corrente ed a risparmio, emissioni di buoni nominativi fruttiferi o per altre cause, nei limiti fissati dalla Direzione Generale.

Le disponibilità derivanti da versamenti a Cassa di Risparmio e da emissioni di Buoni nominativi fruttiferi, saranno a preferenza utilizzate per operazioni di credito agrario e di sconto di cambiali ipotecarie.

Art. n°3

Lo sconto ordinario delle cambiali ed assegni bancari, dei buoni del Tesoro, delle note di pegno, delle cedole di titoli sui quali l’Istituto può fare anticipazioni e degli altri titoli ed effetti emessi per leggi speciali, è regolato dalle norme vigenti in Italia.

Le filiali in Libia possono inoltre ammettere a sconto cambiali ad una sola firma, a non oltre quattro mesi di scadenza purché garantite:

a)   da una polizza di carico regolarmente girata, accompagnata dalla fattura e dalla polizza di assicurazione della merce spedita;

b)   da una dichiarazione anticipata di accettazione del trattario;

c)   da una cessione di credito verso una pubblica amministrazione, con relativa delegazione di pagamento regolarmente accettata;

d)   da deposito di qualsiasi titolo a valore ammesso per legge.

E’ riservato al Consiglio di Amministrazione di adottare, con l’assenso del Ministero del Tesoro, quegli altri diversi temperamenti che potessero venir suggeriti dagli usi, dalle consuetudini o da speciali bisogni locali.

Art. n°4

Alla tratta sopra l’Italia e sopra l’estero sono applicabili le disposizioni dell’articolo precedente.

Possono anche acquistarsi tratte sopra l’Italia e sopra l’estero munite della sola firma del traente, purchè questo ed il trattario siano Ditte di primo ordine.

Art. n°5

Il saggio dello sconto è fissato dal Consiglio di Amministrazione, in misura non inferiore a quello corrente in Italia, tenuto conto della qualità della carta.

Art. n°6

Il numero dei Commissari di sconto da assegnare a ciascuna succursale può essere maggiore di quello fissato per le filiali d’Italia.

Art. n°7

Oltre le anticipazioni previste dall’art.7 dello Statuto, le filiali in Libia possono anticipare somme:

a)   sopra titoli di stati esteri ed altri titoli, di assoluto riposo, nazionali ed esteri, non contemplati fra quelli pei quali sono consentite le anticipazioni in Italia;

b)   contro pegno di merci e derrate depositate nei magazzini della R. Dogana o nei magazzini di proprietà del Banco, o da essi presi in locazione. Le specie dei titoli di cui alla lettera a) e delle merci e delle derrate su cui possono consentirsi anticipazioni, le norme per i vincoli di deposito e per le valutazioni delle merci e delle derrate, e la misura del credito da assegnare in rapporto al valore del deposito, sono per ciascuna filiale determinate dal Consiglio di Amministrazione, di accordo col Ministero del Tesoro. La durata normale di queste anticipazioni non può eccedere i quattro mesi; ma, a criterio dei Direttori locali, può essere prorogata di quattro in quattro mesi, previa rivalutazione del deposito.

Art.n°8

Per la misura degli interessi sulle anticipazioni, valga quanto è prescritto dall’art.5 delle presenti norme.

Le spese derivanti dalle anticipazioni su merci e derrate sono a carico dei clienti.

Art. n°9

Le filiali sono facultate alla compravendita di biglietti e di monete d’oro e di argento di stati esteri, osservando le disposizioni impartite dalla Direzione Generale.

Possono anche fare acquisti e vendite di oro e di argento in verghe, alle condizioni da fissarsi dal Consiglio di Amministrazione, sentito il Ministero del Tesoro.

Art. n°10

La misura dell’interesse sui conti correnti fruttiferi è stabilita dal Consiglio di Amministrazione.

Essa, a proposta dei Direttori locali, da approvarsi dal Consiglio di Amministrazione, può variare a seconda della importanza dei versamenti e della qualità dei clienti, fino a raggiungere la metà del saggio ufficiale di sconto.

Art. n°11

Per il servizio di cassa di pubbliche Amministrazioni e di Enti morali; il Consiglio di Amministrazione può consentire l’apertura di conti correnti semplici o ad interessi, regolati da speciale modalità e condizioni.

Art. n°12

Le filiali, oltre le operazioni di compra e vendita di titoli per conto di terzi, previste dallo Statuto e dal Regolamento, possono fare acquisti e vendite per conto dell’Istituto di fondi pubblici emessi o garantiti dello Stato, per un valore nominale non eccedente le lire ventimila per ciascuna operazione; ed in ogni caso, per le vendite, nei limiti della scorta di titoli esistenti presso ciascuna filiale.

Art. n°13

Il servizio di Monte di Pietà è limitato alla pegnorazione delle gioie, delle perle, delle pietre preziose, sciolte o ligate, e degli oggetti di oro e di argento, sotto le condizioni vigenti per le filiali d’Italia incaricate di tale servizio.

Il Consiglio di Amministrazione stabilisce la misura dell’interesse e dei diritti a carico dei pegnoranti, ed ove se ne manifesti il bisogno, può adottare altri speciali temperamenti.

Art.14

Alle operazioni di Cassa di Risparmio sono applicabili le norme prescritte per le Filiali d’Italia, salvo le deroghe che il Consiglio di Amministrazione reputasse necessarie, tenuto conto dei bisogni e degli usi locali.

Art. 15

Per conto della Cassa di Risparmio le filiali possono:

a)   compiere operazioni di credito agrario, osservate le leggi ed i regolamenti e le norme speciali che ne regolano l’esercizio in Libia;

b)   scontare cambiali a non oltre sei mesi di scadenza, garantite da ipoteca di primo grado, efficace anche per le successive rinnovazioni; alle condizioni e con le modalità da stabilirsi dal Consiglio di Amministrazione;

c)   consentire prestiti a pubbliche amministrazioni e ad enti morali, garantiti da delegazione di entrate fisse, previa autorizzazione del Consiglio di Amministrazione;

d)   emettere buoni nominali fruttiferi, non trasferibili, a scadenza fissa di tre, sei, dodici, diciotto o ventiquattro mesi, ed importo non inferiore a lire cinquecento, né superiore a lire diecimila.

Il saggio di interesse di questi buoni è determinato dal Consiglio di Amministrazione, con l’intesa del Ministero del Tesoro, proporzionalmente alla durata della scadenza.

Art. 16

In casi eccezionali di riconosciuto bisogno potrà essere concesso il rimborso anticipato dei buoni fruttiferi a scadenza fissa, considerandoli, agli effetti della misura e della liquidazione degli interessi; come depositi a cassa di risparmio ordinari, soggetti alle condizioni tutte stabilite dal regolamento del Banco per tale servizio.

Art. 17

Alle filiali in Libia è esteso il servizio di raccolta, tutela, trasmissione ed impiego dei risparmi degli emigrati, ai sensi della Legge 2 febbraio 1901 n. 24 e relativo regolamento.

Esse possono anche funzionare da agenzie della Cassa Nazionale di Previdenza per la invalidità e la vecchiaia degli operai, e dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni.

Art. 18

Le misure d’interessi non specificatamente contemplate nei precedenti articoli, i diritti di custodia sui depositi liberi, aperti, chiusi o vincolati per conto di terzi; ogni altro diritto e le provvigioni in generale a qualsiasi titolo dovuti al Banco, sono stabilite dal Consiglio di Amministrazione, con criterio di adattamento ai luoghi.

Art. 19

Il Consiglio di Amministrazione ha facoltà di derogare alle disposizioni degli articoli 332 e 340 del regolamento generale del Banco nelle nomine degli uscieri e degli aiutanti cassieri, sempre quando riconosca la convenienza di assegnare alle filiali in Tripolitania e Cirenaica un personale idoneo nella lingua araba.

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Nel corso della adunanza del Consiglio di Amministrazione del 16 luglio 1913 il Comm. Nicola Miraglia, Direttore Generale e Presidente del Banco, riferì che mentre a Tripoli, con l’accordo delle autorità locali, si stavano concretando le trattative per l’acquisto del suolo in Piazza del Pane, sul quale doveva sorgere il palazzo del Banco, era giunta la nota 12 luglio 1913 a firma del Ministro delle Colonie nella quale quest’ultimo faceva rilevare la penuria delle abitazioni nelle città di Tripoli e Bengasi ed interessava il Banco a voler considerare la possibilità di provvedere agli alloggi dei funzionari e dipendenti destinati in quelle filiali, nell’edificando palazzo sede della filiale di Tripoli.

Il Direttore Generale fece presente che tutto ciò sarebbe stato tenuto presente entro i limiti del possibile e del conveniente.

Nello stesso tempo il Comm. Miraglia si riservò di chiedere al Ministero le promesse facilitazioni per agevolare la soluzione del disagio edilizio che affliggeva i principali centri della Colonia.

Per quanto attiene le norme speciali per il funzionamento delle filiali Libiche, approvate dal Consiglio di Amministrazione del 2 luglio 1913, il Ministero del Tesoro osservò che, per ragioni di forma, l’approvazione di dette norme doveva essere preceduta da analoghe modificazioni statutarie che dovevano essere approvate dal Consiglio Generale del Banco.

Fu fatto presente al Ministero che, in attesa di detta approvazione, le filiali libiche avrebbero operato in base alle predette speciali norme, al fine di consentire alle stesse di poter funzionare subito. Il Ministero accolse tale soluzione, con l’intesa che le modificazioni statutarie, per la istituzione delle filiali in Libia, fossero proposte dal Consiglio di Amministrazione che si doveva impegnare di comunicarle al Consiglio Generale.

Nell’adunanza del 20 agosto 1913, il Consiglio di Amministrazione approvò, su proposta del Direttore Generale, le seguenti nuove norme integrative allo Statuto, che dovevano essere comunicate al Consiglio Generale:

-   Art. 3 Co 2 bis. “Il Banco, a tenore dell’art.1 R. Decreto 10 dicembre 1911 n°1367, convertito nella legge 23 maggio 1912, n°511, può avere succursali ed Agenzie anche nella Tripolitania e nella Cirenaica”.

Co.5 bis. “Alle filiali in Tripolitania e Cirenaica possono essere estese le funzioni e le operazioni tutte di cui al successivo art.4 e quelle altre che saranno riconosciute rispondenti agli speciali bisogni dell’economia di quelle regioni.

Le operazioni non previste dal presente Statuto e le relative norme di applicazione alle filiali in Libia sono deliberate dal Consiglio di Amministrazione del Banco, su proposta del Direttore Generale, con l’approvazione del Ministero del Tesoro.”

-   Art. 37 Co. 3 bis – “Alle Agenzie che il Banco può avere in Libia potranno essere assegnate operazioni e funzioni superiori a quelle fissate dal presente Statuto e dal Regolamento, previa deliberazione del Consiglio di Amministrazione, su proposta del Direttore Generale, con l’approvazione del Ministero del Tesoro”

Successivamente furono confermate, nel Consiglio del 10 settembre 1913, le norme speciali di servizio per il funzionamento delle filiali in Libia, già deliberate il 2 luglio 1913.

Il 30 novembre 1913 fu inaugurata la Filiale di Tripoli.

Nel frattempo il Direttore Cav. Greco fu inviato a Bengasi per lo studio di quella piazza.

Il citato Direttore riferì, con apposita relazione, sulle condizioni geografiche, climatiche, industriali e commerciali della Cirenaica composta da circa 20 mila abitanti, nella maggior parte arabi e berberi. Nell’anno 1910 le esportazioni ammontarono a Lit. 9.690.322 mentre le importazioni furono pari a Lit. 5.425.136.

In quella città operavano già la Banca d’Italia ed il Banco di Roma e con tutto ciò, il Direttore affermò la convenienza per il Banco ad aprire una filiale.

Il problema era che non vi erano locali da fittare, la Banca d’Italia pagava Lit. 17.500 annue per il fitto dei locali siti presso la piazza del Re.

Fortunatamente vi erano due suoli disponibili in via Roma. Detti suoli avevano una quotazione fatta dal Genio Civile di 4,50 a 20 lire il mq.

Secondo il Cav. Greco l’edificio da costruire doveva essere costituito da un pianterreno e da due piani superiori, al fine di comprendere gli uffici e gli alloggi per il personale. Da una prima previsione il costo da sostenere per costruire l’edificio era di Lit. 250 mila, che al 6% corrispondeva a Lit. 15 mila annue.

Il Consiglio del 5 novembre 1913, prese nota del contenuto della predetta relazione ed autorizzò la Direzione Generale a prenotare l’acquisto di un suolo edificatorio e si riservò di decidere sulla convenienza di impiantare una filiale.

Purtroppo, da una comunicazione giunta dal Governatore della Cirenaica, si seppe che i suoli individuati dal Cav. Greco non erano più disponibili, però vi era altro suolo di 900 mq, ubicato in un posto centrale ed era di fronte al Banco di Roma, angolo Corso d’Italia e via Roma, il cui costo era di Lit. 16.200 circa.

Il Consiglio del 3 dicembre 1913 autorizzò l’acquisto del suolo in Bengasi, di mq 900 al costo di Lit. 18 il mq.

Tenuto conto che bisognava provvedere ad assicurare l’operatività delle filiali in Libia, il Consiglio del 10 dicembre 1913, ai sensi degli articoli 15 e 16 delle norme di servizio, approvò le istruzioni concernenti l’emissione dei Buoni fruttiferi e le modalità di servizio interno; approvò, inoltre, il campione di Buono fruttifero riprodotto dalla ditta Richter ed autorizzò la spesa di Lit. 450 per la commissione di n. 5 mila moduli di Buoni fruttiferi.

Il Direttore della filiale di Tripoli relazionò alla Direzione Generale sui tassi che altri Istituti locali applicavano sulle operazioni di anticipazioni su pegni e chiese istruzioni in merito. La Direzione rispose, ai sensi della delibera del Consiglio del 7 gennaio 1914, che la misura degli interessi da applicare su dette operazioni doveva essere del 6,50 %, senza il diritto fisso; che la tassa governativa doveva essere uguale a quella che si corrispondeva al governo della Colonia ed il contributo alle spese di assicurazione, contro i danni dell’incendio, doveva essere di cinque centesimi per ogni 50 o frazione di 50 lire anticipate.

Il Direttore Generale e Presidente Comm. Nicola Miraglia riferì al Consiglio, nella seduta del 13 gennaio 1915, che la sottoscrizione al prestito nazionale aveva raggiunto ottimi risultati facendo registrare l’importo di 61 milioni di lire. A tale risultato avevano collaborato anche le filiali all’estero: New York per Lit. 81.500 e Tripoli per Lit. 78.500, mediante le sottoscrizioni di connazionali.

Tenuto conto delle difficoltà sorte a seguito della prima guerra mondiale che aveva aumentato il costo della vita, nonché la difficoltà  con la quale i rifornimenti arrivavano dall’Italia, il Consiglio deliberò il 27 marzo 1916 a favore del personale in servizio a Tripoli un assegno straordinario di carattere temporaneo, così come aveva già posto in essere la Banca d’Italia, nella misura del 20% per gli stipendi fino a Lit. 3.500 e del 10% per quelli oltre Lit. 3.500.

A seguito della nuova formazione stradale della città, la Filiale di Tripoli risultava lontana dal centro degli affari, per cui necessitava trovare altra soluzione più idonea. Il Governatorato suggerì di acquistare un suolo di mq 756, sul quale insisteva un piccolo fabbricato, che era ubicato tra via Azizia e Piazza delle RR. Poste al prezzo di Lit. 520.820. Il Consiglio del 20 dicembre 1922 autorizzò detto acquisto. Detto suolo il cui costo si adeguò a Lit. 557.080 fu acquistato il 21 maggio 1924. La Commissione edilizia di Tripoli approvò il progetto architettonico di stile italiano per la costruzione dell’edificio, così come preferito da S. E. il Governatore. La spesa prevista per detta costruzione era di Lit. 2.360.985.

Purtroppo, per una serie di difficoltà erano trascorsi oltre due anni e non era ancora iniziata la costruzione del nuovo edificio della filiale di Tripoli. Il Consiglio del Banco, su sollecitazioni del Governatorato della Colonia, deliberò il 21 luglio 1926, la ripresa dei lavori di costruzione di detto fabbricato.

Purtroppo, per una serie di difficoltà operative, i lavori relativi alla costruzione di detto edificio sede del Banco non erano ancora iniziati.

Con D.M. del 16 settembre 1926 fu disposto lo scioglimento del Consiglio Generale e del Consiglio di Amministrazione del Banco con la contestuale nomina del Collegio Commissariale. Pertanto, il Conte Nicola Miraglia si dimise da Direttore Generale. Successivamente, l’11 Luglio 1927, fu nominato Direttore Generale l’On. le Giuseppe Frignani, già membro della Direzione Nazionale del Partito Nazionale Fascista e del Gran Consiglio del Fascismo, sottosegretario alle Finanze.

Nel Consiglio del 3 febbraio 1928, il Direttore Generale On.le Avv. Rag. Giuseppe Frignani, deliberò, con i poteri del Consiglio di Amministrazione ed assistito dall’Ispettore Superiore del Tesoro Cav. Uff. Dott. Romanelli Mario, di far compilare d’urgenza dall’Ufficio Tecnico un nuovo progetto di costruzione dell’edificio in Tripoli per una spesa ridotta a non oltre due milioni di lire, area compresa.

Questa decisione fu assunta sia perché il suolo a suo tempo acquistato fu espropriato per scopo di pubblica utilità e con l’obbligo del Banco di costruire il proprio edificio, pertanto, in caso di ulteriore ritardo esso sarebbe stato indotto ad un atto d’imperio con l’espropriazione dell’area in questione e, sia perché i locali occupati dalla filiale erano assolutamente insufficienti e indecorosi e lontani dal centro e perciò dannosi per lo sviluppo degli affari.

Nel marzo del 1928 il Banco partecipò alla costituzione del Consorzio di Finanziamento della Cassa di Risparmio della Tripolitania, con la quota di 2.000.000 di lire. Detta Cassa era autorizzata ad emettere proprie obbligazioni i cui fondi dovevano essere impiegati in operazioni di Credito Agrario e Fondiario, disciplinate dal R. Decreto 18 aprile 1926 n. 884. La Banca d’Italia assunse la presidenza di detto Consorzio al quale partecipò anche il Banco di Sicilia.

Successivamente fu chiesto dal Ministero delle Colonie una ulteriore partecipazione finanziaria a detto Consorzio per l’importo di Lit. 750.000, per colmare il mancato contributo di alcune Casse di Risparmio.

In data 4 marzo 1929 il Direttore Generale deliberò nuovamente la spesa di lire 2.000.000, di cui: lire 557.000 per il costo del suolo e lire 1.443.000 per la costruzione e gli impianti della nuova filiale di Tripoli, secondo il preventivo presentato dall’ufficio tecnico del Banco di Napoli.

Allo scopo di facilitare lo sviluppo edilizio della Tripolitania, il Governo di detta colonia si fece promotore di costituire un Ente di Credito Edilizio con un capitale di Lit. 30 milioni. A detto Ente dovevano partecipare il Banco di Napoli ed il Banco di Sicilia per Lit. 10 milioni ciascuno; la Banca d’Italia e la Cassa di Risparmio della Tripolitania per Lit. 5 milioni ciascuna. Il Governo della Tripolitania riteneva affidare l’amministrazione del nuovo Ente alla Cassa di Risparmio della Tripolitania. Sia il Banco di Napoli che il Banco di Sicilia si opposero alla costituzione del nuovo Ente, perché ritenevano che il Credito Edilizio potesse essere esercitato direttamente da ciascun Istituto, a mezzo di apposita Commissione, formata dai rappresentanti dei quattro Istituti e presieduta da un funzionario del Governo Coloniale. Tale proposta fu accettata da S. E. il Capo del Governo. Il Consiglio deliberò il 3 luglio 1929 di autorizzare il Direttore a determinare, d’accordo con gli altri Istituti partecipanti, e col Governo della Tripolitania, le condizioni e le modalità delle operazioni da compiersi.

Nel 1938 il Governo Fascista favorì l’emigrazione dei coloni italiani verso la Libia. La Federazione Provinciale Fascista chiese al Banco di Napoli un contributo alle spese per l’organizzazione dei posti di assistenza e di vettovagliamento per i seimila coloni che dovevano affluire a Napoli per imbarcarsi per la Libia.

Il Comitato Direttivo del Banco deliberò il 12 ottobre 1938 un contributo di Lit. trentamila a favore della Federazione Provinciale Fascista di Napoli da prelevarsi dal fondo per la beneficenza.

Nell’anno 1940 scoppiò il secondo conflitto mondiale e, pertanto, nel 1941 perdurando lo stato di guerra, il Consiglio del Banco di Napoli deliberò il 30 luglio 1941 di concedere i seguenti aumenti retributivi al personale della filiale di Tripoli per tutta la durata del periodo bellico:

a)   sulle prime Lit. 1.500 lorde di retribuzione mensile il 33%;

b)   sulle successive Lit. 1.000 e fino a Lit. 2.500 di stipendio il 18%;

c)   sulla parte eccedente le Lit. 2.500 e fino ad un massimo di Lit. 4.200 il 10%.

Da tali aumenti erano esclusi:

a)   le indennità di rischio e di cassa;

b)   gli assegni familiari.

Tali aumenti furono concessi solo per l’effettivo periodo di servizio a Tripoli e non erano computabili agli effetti del trattamento di previdenza e di quiescenza, della liquidazione per cessazione di servizio, del compenso per il lavoro straordinario e del compenso per le ferie non godute.

Il Duce dispose con bando del 24 ottobre 1941, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 258 del 31 ottobre 1941, la concessione di uno speciale assegno a tutto il personale militare o militarizzato dislocato in Africa Settentrionale. Il Banco decise di estendere tale beneficio economico al personale in servizio presso la filiale di Tripoli, a decorrere dal 1° gennaio 1942 ed equiparò i gradi dei dipendenti del Banco a quelli della gerarchia militare, provvedimento già adottato dalla Banca d’Italia, previo assorbimento degli adeguamenti salariali già concessi dal Banco a decorrere nell’anno 1941.

Gli incrementi salariali furono i seguenti:

Direttore   =   Colonnello    assegno lordo giornaliero Lit. 85.50

Vice Direttore   =   T. Colonnello   “   “   “   Lit. 72.00

Capi ufficio   =   Maggiore   “   “   “   Lit. 63,00

V. Cassieri   =   Tenente   “   “   “   Lit. 49,50

Alunni   =   Sottotenente   “   “   “   Lit. 45,00

Commessi Cassa   =   Maresciallo maggiore   “   “   “   Lit. 31,50

Uscieri Capi   =   Maresciallo Ordinario   “   “   “   Lit. 22,50

Avventizi   =   Sergente maggiore   “   “   “   Lit. 10,80

Subalterni arabi   =   Caporal maggiore   “   “   “   Lit.   7,20

Nel gennaio del 1946 il Banco di Napoli concesse un contributo di Lit. 100.000 a favore

dell’Ente per la Colonizzazione della Libia per incrementare il fondo per l’assistenza alle famiglie bisognose dei coloni. Analoga concessione fecero la Banca Nazionale del Lavoro ed il Banco di Sicilia.

La filiale di Tripoli continuò la sua attività finanziando tra l’altro:

-   la “Società Libica per il Petrolio spa”;

-   la “Haj Salem Ibrahim Ender”;

-   la “Mohamed Bengasi Gider”;

-   la “SNAM Progetti spa”;

-   la “Costruzioni Civili Stradali e Aeroportuali spa”;

-   la “Impresa Edile Libico Italiana”;

-   la “Haj Mohamed Mustafa Sheibani & C.C.S.A. “Saint Venture”;

-   la “Solideri Azzedin Mohamed”;

-   la “Esso Standard (Near East) Inc. Libia Division”;

-   la “Società Industrie Libiche spa”;

-   la “Petrolybia spa”;

tutte con sedi in Tripoli.

Purtroppo alla sera del 13 novembre 1969 la Filiale di Tripoli cessò di funzionare, a seguito della sua trasformazione in “Società per Azioni libica” disposta dal Governo della Repubblica Araba Libica, stessa sorte toccò a tutte le Banche estere operanti nel Paese.

Mi corre l’obbligo di ringraziare due mie colleghe: la dott.ssa Adriana Scalera e la dott.ssa Claudia Grossi per aver collaborato alle ricerche storiche e alla individuazione dei documenti.

Aldo Pace

Direttore Generale

Istituto Banco di Napoli – Fondazione

Fonti:

-   Verbali del Consiglio di Amministrazione e posizione I/1 impianto stabilimenti

dell’Archivio Storico del Banco di Napoli;

-   Ministero della Guerra – Comando del Corpo di Stato Maggiore – Ufficio Storico, Campagna di Libia voll.I-V Roma 1923-1927

-   F.Gaeta, La crisi di fine secolo e l’età giolittiana, in “Storia d’Italia”, vol. XI, Torino 1982, pp.365 -423

-   I.Montanelli, Storia d’Italia, vol. VI, Milano 2003


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