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La strage di Boston potrebbe mettere in pericolo la riforma dell'immigrazione

Creato il 24 aprile 2013 da Pfg1971

La strage di Boston potrebbe mettere in pericolo la riforma dell'immigrazione

La strage di Boston potrebbe mettere in pericolo la riforma dell'immigrazione

Il 15 aprile scorso la città di Boston è stata colpita al cuore da due esplosioni che hanno causato l’uccisione di tre persone e il ferimento di almeno altre 20.

 

La morte e la distruzione ha colto le vittime proprio quando non se lo sarebbero mai aspettato: al culmine di una maratona stracittadina che aveva riempito le strade della città del Massachussets di atleti e di loro familiari e amici accorsi a tifare per loro.

 

Le scene a cui hanno assistito i soccorritori erano raccapriccianti: sangue dappertutto, persone mutilate e scene di panico indicibili.

 

Le autorità federali e la Casa Bianca hanno subito pensato ad un atto terroristico di matrice interna e molti sono tornati col pensiero alla strage di Oklahoma City del 1995, quando il fanatico Timothy McVeigh, usando del fertilizzante come esplosivo fece saltare in aria un palazzo dell’Fbi, uccidendo anche i bambini che si trovavano nell’asilo interno.

 

La data in cui è avvenuta la strage sembrava rafforzare i sospetti delle autorità.

 

Infatti, il 15 aprile negli Usa è il giorno delle tasse, il Tax Day, il giorno in cui i cittadini americani presentano la dichiarazione dei redditi al governo federale.

 

L’opinione pubblica ha immediatamente pensato che gli autori della strage dovessero essere cercati tra quelle frange estremiste che vedono lo stato federale come fumo agli occhi e considerano essenziale difendere a tutti i costi i diritti degli stati contro il governo federale di Washington.

 

Due giorni dopo però, dopo aver visionato centinaia di ore di filmati ripresi da telecamere e smartphone,  la polizia di Boston ha individuato i due responsabili dell’attentato.

 

Si tratta di due fratelli di origine cecena, Tamerlan e Dzhokhar Tsarnaiev. Il primo è rimasto ucciso in un conflitto a fuoco con gli agenti che lo avevano scoperto, il secondo, il più giovane, è stato poi catturato dopo una breve fuga. I due erano giunti negli Usa giovanissimi e Dzhokhar stava per ottenere la cittadinanza americana.

 

Tralasciando le loro farneticanti affermazioni di voler combattere il gigante americano perché ritenuto responsabile di un generale attacco all’Islam, le loro sanguinose gesta rischiano di mettere in crisi la ormai prossima riforma delle leggi sull’immigrazione.

 

Un provvedimento normativo che, insieme a quello sul controllo delle armi, costituisce il principale architrave delle priorità legislative dell’amministrazione Obama nel secondo mandato, iniziato da poco più di tre mesi.

 

Il giorno stesso dell’attentato, un gruppo di otto senatori,  noto come “Gang of Eight” e appartenenti ai due maggiori partiti, aveva presentato una proposta di riforma globale delle leggi sull’immigrazione.

 

Il testo era il risultato di lunghi compromessi e faticosi accordi in cui un ruolo di primo piano lo aveva svolto il senatore repubblicano Marco Rubio.

 

Latinos della Florida, Rubio è stato eletto per il suo primo mandato nel 2010, grazie ai voti determinanti degli elettori del Tea Party, una corrente estremista, anti tasse e antisistema del partito repubblicano.

 

Dopo la sonora batosta subita dal suo schieramento alle ultime elezioni presidenziali, in cui l’elettorato di estrazione latina ha votato per oltre il 70% a favore di Barack Obama e contro Mitt Romney, Rubio, proprio per le sue credenziali conservatrici e le sue origini, era stato scelto dalla leadership del Gop per tentare un riavvicinamento del partito di Nixon e Reagan al bacino di votanti ispanici.

 

E così il neo senatore della Florida era entrato a far parte del gruppo bipartisan che, in accordo con Obama, intendeva riscrivere le regole dell’immigrazione negli Usa.

 

Come è ovvio, nella scelta di Rubio giocavano anche altre considerazioni, non ultima la volontà di sfruttare l’eventuale successo nel riformare le norme come possibile trampolino per aspirazioni presidenziali nel 2016, quando Obama non potrà più presentarsi per un nuovo mandato.

 

L’irrompere sulla scena americana della violenza di Boston, voluta da due giovanissimi immigrati, accolti negli Usa giovanissimi, potrebbe mettere in crisi l’intero progetto di riforma delle norme sull’immigrazione.

 

Venerdì scorso, il senatore repubblicano Charles Grassley, durante l’audizione in commissione senatoriale sulla nuova legge, ha sostenuto che sarebbe necessario essere cauti nel modificare le normative esistenti sul diritto di asilo, anche alla luce di quanto accaduto qualche giorno prima in Massachussets.

 

Se altri senatori seguissero Grassley, esprimendo dubbi sulla legge, questa potrebbe subire una battuta d’arresto.

 

Dopo il sostanziale fallimento delle nuove norme in materia di armi, volute con forza da Obama, a seguito della strage di dicembre di Newtown, se anche la riforma dell’immigrazione dovesse bloccarsi, il presidente vedrebbe crollare, come un castello di carte, le priorità legislative del suo secondo mandato.

 

Il rischio reale di due fallimenti normativi così gravi potrebbe essere la precoce trasformazione di Obama in un presidente “lame duck”, anatra zoppa, non in grado di far avanzare il suo programma legislativo e costretto a passare il resto del suo secondo mandato in un limbo normativo, incapace di poter fare alcunché.   

La strage di Boston potrebbe mettere in pericolo la riforma dell'immigrazione

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