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La struttura in tre atti

Creato il 15 novembre 2012 da Nasreen @SognandoLeggend

 

La struttura in tre atti è un metodo di gestione delle trame. Consiste nel suddividere gli eventi in tre parti, scandendoli con dei punti di svolta attorno ai quali ruota la storia e costruendo un crescendo che culmina poco prima del finale.

Per facilitare la comprensione di questo articolo, useremo come esempio un’opera esistente, cioè il racconto breve Domani (che potete scaricare in pdf, epub o mobi qui); è una storia molto breve e semplice, con due soli personaggi e che si svolge un unico ambiente. C’è un solo arco narrativo, ma le storie più complesse (come i romanzi) ne contengono spesso diversi; di questo parleremo in fondo all’articolo.

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Il primo atto è anche quello più noioso: consiste nell’introduzione dei personaggi e dell’ambientazione. In generale, è meglio essere brevi in questa parte; il succo della storia viene dopo. Per ora vi interessa solo far capire al lettore il chi e il dove.

La struttura in tre atti

Il primo atto può iniziare anche con una festa di compleanno!

Domani si apre con Kai che entra nella tenda di Kron. In poco più di una pagina e mezza, si capisce che l’uno è un comandante militare e l’altra la sua aiutante, che i due sono in confidenza e che Kai è all’altezza di Kron in tutto e per tutto (non per niente hanno le stesse iniziali).

Alla fine del primo atto c’è un punto di svolta, che è anche l’inizio della vicenda vera e propria. Succede qualcosa e quel qualcosa spinge i personaggi ad agire. È questo il momento in cui si capisce di cosa parla davvero la storia.

In Domani, il punto di svolta del primo atto è il momento in cui Kai chiede quale sarà la propria posizione in battaglia e Kron le spiega che non ne avrà una, ma rimarrà nelle retrovie. Kai non ci sta e protesta. È chiaro, a questo punto, che la storia non ha nulla a che vedere con la battaglia in sé, ma riguarda il rapporto fra i due.

Dopo il primo punto di svolta ha inizio il secondo atto, che comprende la maggior parte delle vicende narrate. Se la vostra opera è “una storia in cui succede questo”, questo deve succedere nel secondo atto; è qui che avvengono i conflitti e si porta avanti la trama. Questa parte della storia dovrebbe condurre inesorabilmente verso la scena clou, il colpo di scena finale, in altre parole la vetta emozionale della storia. Assicuratevi di non divagare e di non scrivere tanto per allungare il brodo; se qualcosa non approfondisce i personaggi né porta avanti la trama, tagliate.

La struttura in tre atti

A meno che non possiate metterci Batman. Nel qual caso, metteteci Batman

Il secondo atto di Domani consiste nel dialogo/litigio fra Kron e Kai, dove il primo esprime un sacco di buone ragione per tenere la ragazza lontano dal combattimento e la seconda ne esprime di altrettanto buone per partecipare alla battaglia. I due paiono viaggiare su binari diversi e, a un certo punto, Kron pare proprio sul punto di darle uno schiaffo.

Il culmine del secondo atto è un secondo punto di svolta: un colpo di scena che sorprende il lettore e fa prendere alla storia una piega inaspettata. È il classico momento in cui il protagonista (e con lui il lettore) si rende conto di aver male interpretato tutti gli indizi, oppure (se il protagonista è Batman) rivela ai suoi avversari di aver previsto quanto sta accadendo e tira fuori un asso dalla manica. Oppure il momento in cui l’eroe sembra finito, distrutto e incapace di proseguire. In ogni caso, il punto di svolta deve dare una bella sterzata al corso degli eventi: dopo di esso, le carte sono in tavola e si gioca l’ultima mano.

La struttura in tre atti

Uno dei punti di svolta più famosi della storia del cinema

In Domani, il punto di svolta del secondo atto si ha quando a Kai sfugge un’affermazione che fa capire come non voglia partecipare alla battaglia per orgoglio, ma per stare vicino all’uomo che ama e che, purtroppo per lei, ama un’altra. A questo punto, nessuno dei due può più far finta di niente; devono affrontare il vero motivo del loro disaccordo.

Il terzo e ultimo atto è quello in cui le conseguenze del punto di svolta del secondo vengono affrontate e risolte dai personaggi, in cui la storia raggiunge il suo climax e poi si conclude. In questa parte della narrazione, tutti i nodi devono venire al pettine; fare altrimenti è una grave mancanza (in cui peraltro sono incappati anche grandi autori come Raymond Chandler). Una seconda cosa da ricordare è che, superato il climax, la storia dovrebbe chiudersi il più presto possibile: per definizione, tutto quello che c’era di interessante è già stato detto.

La struttura in tre atti

La “battaglia finale” è il classico scenario da terzo atto

Il terzo atto di Domani sono le ultime battute del dialogo fra Kron e Kai, in cui diventa chiara l’enormità dell’abisso che li separa: l’amore di lei per lui è più forte persino del suo orgoglio, ma è proprio il rispetto di quell’amore a impedire a Kron di approfittarsi di lei o di “accontentarsi” di una donna che non è la sua amata regina. L’amarezza è accresciuta dal fatto che, se non ci fosse stata quest’ultima, fra i due avrebbe potuto nascere qualcosa; ma così non è e Kai abbandona il suo signore, che dorme da solo. Il racconto si chiude con Kron che, prima di addormentarsi, pensa forse ad abbandonare l’idea di un amore impossibile in favore di uno alla sua portata; ma chi ha letto il racconto di cui Domani è il prequel (intitolato, appunto, Kron) sa che non avrà mai la possibilità di farlo.

Come anticipato all’inizio dell’articolo, la struttura in tre atti riguarda un singolo arco narrativo: in un’opera possono intrecciarsi diverse strutture (è il caso delle sottrame) e diversi romanzi, film o racconti possono far parte di un unico arco strutturato in tre atti. L’esempio più lampante è la prima trilogia di Guerre Stellari: in Una nuova speranza conosciamo i protagonisti della saga, ne L’Impero colpisce ancora si dipana il conflitto principale e, in Il ritorno dello jedi, la storia si conclude con la vittoria della Ribellione e la morte dell’Imperatore. A sua volta, la struttura di ciascun film può essere divisa in tre atti, con tanto di punti di svolta (“Luke, io sono tuo padre!”; guardate quanto tempo passa da questa rivelazione alla fine del film per avere un’idea della durata ideale di un terzo atto).

In effetti, Guerre Stellari è proprio un esempio perfetto e potremmo fare uno schema delle strutture da usare come esempio… ma perché, come esercizio, non lo fate voi?

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