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L'abbiamo scritto all'indomani delle elezioni europee e del primo turno delle amministrative: il PD deve resistere alla tentazione di strafare, di stravincere. E' vero che ha ricevuto un ampio mandato popolare nell’ultimo turno elettorale; molto, anzi moltissimo, lo deve al nuovo corso rappresentato da Matteo Renzi, ma è anche vero che questa ampia maggioranza non dovrà trasformarsi in arroganti diktat della nuova classe dirigente.
L'Italia forse, finalmente, si trova alla vigilia di un importante periodo di cambiamenti. Le nuove regole che si stanno scrivendo e che riguarderanno l'Italia dei nostri figli, dovranno essere poste in essere senza indugio e celermente, ma con la più ampia condivisione possibile. Il che non vuol dire che le riforme debbano rimanere bloccate per un interesse particolare o di poco valore, ma non si può nemmeno accettare di eliminare ogni minima voce che differisca dal coro.
Purtroppo, a distanza di 24 ore, abbiamo assistito all'epurazione in perfetto stile vecchio PCI, di due voci che tentavano di separarsi dalla maggioranza dei riformisti renziani. Ci riferiamo, come noto, alle sostituzioni dell'onorevole Mauro e dell'onorevole Mineo dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato.
Non è così che funzionano le regole democratiche e non è così che Renzi riuscirà nel suo intento di cambiare l'Italia, cosa peraltro che tutti si attendono e che tutti si aspettano dal volto nuovo della politica italiana.
Ormai sono passati i fatidici cento giorni dalla sua elezione a premier e Renzi sa bene che gli annunci televisivi e le diapositive proiettate sullo schermo non bastano più per soddisfare l'appetito degli italiani, adesso occorrono provvedimenti legislativi approvati dai due rami del Parlamento e subito esecutivi.
La riforma della legge elettorale, quella del titolo V, la riforma della giustizia, quella del lavoro, la riforma della pubblica amministrazione, la spending review, la riforma della normativa anticorruzione: tutti temi di cui si fa un gran parlare, ma nulla più. Adesso è ora di passare ai fatti, anche perché per i prossimi sei mesi il nostro Governo avrà la grande opportunità di guidare il Consiglio dei Capi di Stato e di Governo dell'Unione Europea.
Se Renzi, in questi sei mesi, riuscirà a catalizzare le forze politiche italiane che seriamente desiderano il cambiamento, potrà beneficiare di questa iper visibilità per portare a casa buoni risultati. Ma dovrà riuscire a convincere, senza imporre le sue idee ai potenziali alleati e alla fronda interna al PD, sempre viva e vegeta, come dimostra il recente voto parlamentare sulla responsabilità civile dei magistrati, altrimenti perderà per strada tutti i compagni e si ritroverà solo.
Senza alcuna riforma portata a casa nel giro dei prossimi sei mesi, Renzi è destinato ad essere fagocitato nel magma della politica italiana, fatta di promesse non mantenute e quindi a diventare un ex leader, uno dei tanti.
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