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la tetta è mia e me la gestisco io

Da Zdora

è risaputo che io non sia mai stata un’acciuga, sono sempre stata abbondantina. soprattutto quando si parla di decoltè si parla di cintura nera. quindi, 5 mesi or sono, potete capire cos’è stato andare in giro con nonscialans mentre qua davanti scoppiava il putiferio. i primi 3 mesi per strada rischiavo di essere scambiata per la famosa lola, poi per fortuna il tutto si è, diciamo, ridimensionato. un po’, non del tutto. ergo: 1-dolore atroce da seduta per i maledetti ferretti, se non dotata di costume mollissimo oppure di simil costume in cotone che oramai ha fatto la sua vita, e 2- sembro una pornodiva. faccio concorrenza ad afrodite a*. insomma, con tutti questi ormoni e questa irritazione si crea il cosiddetto “effetto freddo” in men che non si dica. decido di cercare un oggetto quasi mitologico, anche perchè chi lo sapeva, se esisteva o no: il reggiseno senza ferretti ma leggermente imbottito. e qui, cari miei, si è sfiorata la pura follia.

negozio namber uan: intimissimi

lo vedo, è lì appeso. ma la commessa non è d’accordo (cooosaaaa?!?). dice che devo sostenere, accompagnare le mie morbide forme in manierta più naturale. mi porge una schifezza immane color pelle abbronzata di itterico, tutta molliccia e dotata, naturalmente, di ferretti. “si, ma io l’ho visto, quello che voglio, fammelo provare“. sguardo di disapprovazione. provo l’obrobrio. molliccio è rimasto, quasi da fare del mio balcone una cosa ammosciata tipo orecchie da cocher. trasparente pure. mi fa male dati i ferretti che mi trapanano le costole, quindi direi che avevo ragione. provo il desiderato. di due taglie più piccolo. naturale, “è la massima alla quale arrivano questi tipi qua che non sorreggono“. ma io non sorreggo più solo una cosa, mia cara, e sei tu.

negozio namber ciù: davanti ad intimissimi

(di quelli tutti angusti ma pieni di scatole in ogni angolo, a detta di tutti “il migliore”. tremiamo)

madre e figlia. alla mia semplice domanda “lo avete così e cosà?” la risposta mi pare ovvia: o si o no. errore. errore. ti squadrano, oh povera donna pettoruta, inclinano un po’ la testa ed esordiscono con un bel “ho io ciò che ti serve“. uhu. ma guarda chi si rivede. molliccio coi ferretti. ma allora è un vizio! spiego che no, non voglio una cosa del genere, ma l’esatto opposto. ne propongono altri 3 o 4, sempre sulla stessa onda di pensiero. la figlia cerca di venirmi incontro, la madre fa quella “devi provarli, vedrai che ho ragione“. decido di mordermi le labbra ed entrare nel camerino, giusto per pietà per mia madre che mi guarda con occhio sconsolato (o sta pensando “ho una figlia isterica”? beh, tanto vale). toh. li provo uno dopo l’altro. da fuori arrivano solo parti censurate di miei grugniti. ad un certo punto presa dallo sconforto apro la tenda del camerino per far ammirare che razza di oscenità mi stanno facendo indossare, e qui la scena più tenera: la figlia che mi fissa e, manco troppo convinta, biascica qualcosa del tipo “ma noouoo…vedi come ti…hem…disegna bene le forme?“. “non voglio che mi disegni. voglio che non mi faccia male e che copra. questa è carta velina moscia“. oddio, fatemi uscire. ed esco.

negozio namber tri (de best)

commessa e padrona del negozio pluricentenaria. solita domanda. solita vaga risposta. mi si mostrano, cosa lo sto a scrivere, sempre le stesse linee. con la variante che ad ogni mia smorfia la commessa mi sorride saputella, mi tocca il braccio (povera stolta, fra poco dovrò ucciderti) e mi illustra come dev’essere la mia forma, e quanto questi costosissimi aggeggini facciano al caso mio. intanto la megera arriva, mi guarda attentamente con l’occhio da sciamana ed inizia a dare i numeri (se fosse un sogno me li giocherei) “qua ci vuole una 97 barra 54 trattino ci con rinforzo effe“. ho paura. “senta, in vetrina ho visto una cosa che potrebbe farle da guida per capire cosa voglio (pretendo, ormai, visto che sei saccente e non meriti la mia pazienza), così mi dice se ce l’ha o meno“. la porto fuori… “ma signorina, questo è un costume!“. ochei. ora ne sono sicura: sto parlando con un’imbecille. la terza, per la precisione. mi propone una diavoleria, che mi fa male solo a guardarla, con il barbatrucco per nascondere: il pizzo. e beh certo, mi irrita perfino l’aria e mi vado a mettere del soffice pizzo nel punto più sensibile esistente in me in questo momento. la guardo con occhio di sfida. vado a provarlo, perchè quando è troppo è troppo.
attenzione, il seguente dialogo è fedelissimo in ogni cosa, potreste rimanere lievemente sconcertati.

eccomi. mi fa male. e non copre. come la mettiamo?

beh ma vede che bella forma?

sta scherzando? sono incinta, voglio la comodità e non ce l’ho. le ho chiesto un’altro tipo di prodotto, e non me lo dà. sono 20 anni cheindosso reggiseni, saprò di cosa ho bisogno, no?

beh, ma vede come le disegna bene il profilo? cioè, questo è un signor reggiseno, costa centocinque euro, è progettato in tutte le sue forme e le sue pieghe per dare una forma perfetta

ochei (non capisce che non voglio sta cacchio di forma), andiamo sul pratico. mi fa male. ripeto: come la mettiamo?

beh ma il ferretto lo si può togliere, così non fa più male, no?

certo, compro un reggiseno da centocinque euro, progettato in ogni sua piega eccetera per poi smembrarlo? se tolgo tutte le impalcature che sostegno mi può dare allora scusi?

eh, cosa pretende, è ovvio che poi non sostiene più“. questa donna deve fare politica.

me lo dà per il sostegno e poi mi dice di togliere i ferretti perchè fanno male e il sostegno va a farsi benedire. non fa una piega. passiamo all’effetto coprente. vede che non lascia nulla, ma proprio nulla, all’immaginazione?

beh, lì è ovvio, ci può mettere delle pezze di stoffa dentro

le chiudo la tendina del camerino in faccia, ridendo. lei e il suo reggiseno tuttofare da centocinque euri.

negozio namber for

(la mamma ha comprato le calze e ha chiesto se per caso hanno quel modello lì)

ovvero: mi arriva a casa con tre diverse varianti di ciò che cercavo e vuallà. dopo dieci minuti siamo in negozio a prendere variante nera e bianca con (pure! sto sognando) le prolunghine per i gancetti per quando ingrasserò ulteriormente. c’è pure il 50% di sconto.

che dite, ora vado nei negozi sopracitati e, come una moderna pritti uoman entro sventolando i reggiseni comprati ridendo in faccia a queste inette?

la tetta è mia e me la gestisco io

 

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la tetta è mia e me la gestisco io



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