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La tutela del territorio ignora il ruolo degli agronomi

Creato il 10 novembre 2015 da Antoniobruno5
La tutela del territorio ignora il ruolo degli agronomi
Il dibattito istituzionale e mediatico che si sviluppa periodicamente all’indomani di alluvioni, talvolta con tragiche conseguenze, pone al centro della discussione due elementi di indubbia valenza: l’uso sovente improprio del territorio, per lo più causato da fenomeni di abusivismo edilizio, e i mutamenti climatici in atto. Tali fattori sono certamente di grande importanza, ma poco o nulla si dice dell’inadeguata gestione dei terreni agrari e forestali che sovente caratterizza proprio le zone dove si verifi cano disastri legati a precipitazioni atmosferiche di portata eccezionale. Non è raro, infatti, riscontare in prossimità delle zone colpite lavorazioni del terreno o piantumazioni arboree inadeguate rispetto al contesto orografi co e pedoclimatico, che non solo non consentono la necessaria conservazione del suolo, ma possono addirittura favorirne l’erosione. E ciò avviene essenzialmente perché molti enti e Amministrazioni pubbliche, come pure enti privati parimenti impegnati in attività agroforestali, non hanno nei loro organici, o comunque non coinvolgono, la fi gura del dottore agronomo e forestale. Anche la presenza nelle commissioni edilizie del dottore agronomo e forestale non è affatto esaustiva per la fi - nalità prioritaria di un’adeguata tutela e gestione del territorio: occorre infatti prevedere la sua partecipazione in molti altri contesti dove attualmente, e colpevolmente, è ancora ignorata. Lo dimostrano bandi e avvisi pubblici, nonché gruppi di lavoro e comitati tecnici di varia emanazione, che in materia paesaggistica e ambientale continuano a essere aperti alla partecipazione solo di altri profi li tecnici. E anche dopo disastri di varia natura, si persevera nel gravissimo errore di escludere la fi gura del dottore agronomo e del dottore forestale da consultazioni, richieste pareri, condivisone di interventi e strategie per il ripristino dello stato dei luoghi, la messa in sicurezza del territorio e, soprattutto, lo studio delle pratiche di buona agricoltura per prevenire i dissesti. È quindi indispensabile che una volta per tutte si sappia che le competenze primarie del dottore agronomo e forestale vanno ben oltre l’immagine un po’ stereotipata ma al contempo assai parziale di «medico delle piante»: lo studio di materie specifi che di tipo ingegneristico, quali pianifi cazione del territorio, studio e redazione di piani regolatori generali, costruzioni, topografi a, meccanica agraria e, soprattutto, idraulica agraria, ne fanno invece l’esperto per eccellenza in materia di regimazione delle acque, sistemazioni idraulico-agrarie e idraulico-forestali, queste ultime realizzate anche con tecniche di ingegneria naturalistica. L’idraulica agraria, in particolare, insieme all’agronomia detta i principi fondamentali per una corretta sistemazione dei terreni, cosa che può rallentare la violenza delle acque e limitarne le conseguenze. Questo stato delle cose non è oltremodo tollerabile: correggere con urgenza la frequente e grave disattenzione, riconoscendo concretamente le competenze uniche e peculiari del dottore agronomo e forestale, non è solo una forma di considerazione e rispetto per la categoria, ma un atto dovuto nei confronti del territorio e dell’ambiente, come pure delle popolazioni e delle attività produttive. L’Ordine e la Federazione che rappresento sono costantemente impegnati in questa battaglia, non solo di principio, che vuole ripristinare regole certe per salvaguardare un interesse generale e non di parte: una battaglia da accompagnare e sostenere anche attraverso una rivisitazione legislativa del nostro titolo professionale che – stante la signifi cativa incidenza di competenze e capacità professionali di tipo ingegneristico − dovrebbe a mio avviso, ma anche secondo i colleghi presidenti di numerosi altri ordini provinciali, essere modifi cato in quello di ingegnere agronomo e ingegnere forestale o agronomo ingegnere e forestale ingegnere, come peraltro già avviene in molti altri Paesi non solo europei. Questa rivisitazione del titolo professionale costringerebbe i pubblici poteri ad avvalersi anche e soprattutto in fase di prevenzione della nostra categoria. Luigi Miele Presidente dell’Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali di Foggia Presidente Federazione regionale Ordini dei dottori agronomi e dei dottori forestali della Puglia


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