Pasquale Urso, Litografia
Avete mai visto
la statua di cartapesta
dietro le nubi del cielo,
nel calcare di vento?
(ci vuole una sera
dolce e crudele,
da spada e miele
per vederla)è la vergine di surbo
dai capelli leggeri,
con afrori strani che aprono
taciturni inviti nel sangueun tempo avevano
mani magiche
i cartapestai leccesi
che facevano levare
nuvole di fumo
al cui diradarsi appariva
una madonna
barocca contadina
che esprimeva
lo squasso mistico
e il genio antico
dei barbieri di via Grandi
che tra un salasso
e una barba
con abili dita
plasmavano tozzi
di creta informi
e davano vita
ai pupi del presepiooh, vergine di surbo,
sei un fremito d’aria
e un filo di luce
– un blocco di sale sgretolato ,
un profilo di statua
appena sbozzato
di malinconia,
creatura pallida ambrata
e cieca
coi teneri sudori
e buoi asinelli pecore
angeli pastori e cammelli
capanne san giuseppe
e bambinelli
che ti fanno contornoanche l’alba e il tramonto
s’inchinavano a tanta bravura,
e incrociavano le loro mani
guardando con stupore
quelle meraviglie
ridere sulle mensole
di spuma da barba…
oh, vergine dea
quasi di marmo,
leonessa di delo,
fossile imbiancato,
respiro di un nome
quante immagini un tempo
che ora il mio cuore sconta!