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La volontà individuale e la Volontà degli altri

Da Psicosintesioggi
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Oggi, come argomento, ho scelto di illustrare alcune sintesi e riflessioni sul capitolo n. 7 del libro “L’atto di volontà” di Roberto Assagioli. Si tratta di un capitolo molto breve, intenso e curato, al quale mi sento particolarmente legato. 

Le prime pennellate invitano a pensare alla volontà non come lo strumento nelle mani di un individuo isolato, ma di una volontà che deve necessariamente essere in relazione con la volontà degli altri, poiché “gli altri siamo noi” (R. Assagioli).

“Per quanto forte e capace possa essere, un individuo che manchi di prendere in considerazione questi rapporti provoca inevitabilmente reazioni e conflitti che fanno fallire i suoi obiettivi” (pag. 68). Così come l’individuo non può realizzare un granché se non tiene conto dei bisogni profondi delle parti (o subpersonalità) che lo animano, allo stesso modo nelle relazioni di coppia e di gruppo è necessario considerare il bene di tutti i membri, altrimenti vi è il rischio di dilapidare le proprie energie fisiche e psicologiche in conflitti.

Nella relazione con se stessi (e con gli altri) è necessario invece “sostituire la competizione con la collaborazione”, in modo che tutte le parti (o individui) possano ricevere il giusto salario, attraverso “la graduale armonizzazione della volontà di tutti”. L’autore afferma poi di essere consapevole della complessità del compito: dal lavoro di armonizzazione di noi stessi è possibile passare al compito più arduo del “disciplinarsi e scegliere mete coerenti con il benessere degli altri e il bene comune dell’umanità” (pag. 69). 

Roberto Assagioli identifica due metodi per realizzare questo compito: 1) l’eliminazione degli ostacoli; 2) lo sviluppo attivo e l’espressione di una volontà buona. Secondo l’autore gli ostacoli sono tre, di cui l’egoismo rappresenta l’ostacolo fondamentale: “deriva dal desiderio di possedere e di dominare, che è espressione degli istinti primari di autoconservazione e di autoaffermazione”. Il secondo ostacolo è l’egocentrismo e il terzo la mancanza di comprensione per gli altri.

L’egoismo al servizio del “pre-potere” può essere molto pericoloso. “(…) controllare l’egoismo non è solo un’esigenza etica; è necessario per la salvezza stessa  dell’umanità“. Assagioli invita dunque ad un utilizzo sapiente della volontà ai fini della moderazione e della trasformazione degli istinti aggressivi, in modo che la volontà di bene possa essere mobilitata ed utilizzata a beneficio dell’umanità intera. 

L’egocentrismo è meno cruente dell’egoismo, ma può essere anch’esso di ostacolo, poiché consiste nella tendenza “a considerare ogni cosa dall’angolatura della propria personalità“. La subpersonalità egocentrica può mimetizzarsi molto bene, perché “può coesistere con un sincero attaccamento agli altri e con atti di sacrificio (…) l’egocentrico può non essere egoista (…) può essere altruista e desiderare sinceramente di fare del bene, ma vuole farlo a modo suo. E’ dunque incline ad essere invadente e fanatico, cercando di convertire tutti allesue convinzioni, di imporre i suoi metodi e vede la salvezza solo nei metodi che egli suggerisce. L’egocentrico può essere molto pericoloso, perché con le migliori intenzioni può fare effettivamente del male” (pagg. 69-70).

La mancanza di comprensione per gli altri può essere presente anche in persone “che si vogliono molto bene, ma che non riescono a capire o apprezzare le esigenze vitali dell’altro e così si causano reciprocamente grande sofferenza” (pag. 70).

Secondo Assagioli per trasformare egoismo ed egocentrismo sono necessarie competenze piuttosto complesse, la prima delle quale è “la volontà di capire”, che deve essere connessa con “l’intensione di capire” e con “la rinuncia all’egocentrismo”. Un’altra delle qualità necessarie è l’empatia, ovvero “la proiezione della propria coscienza in un altro essere” attraverso una “identificazione temporanea” con i pensieri, i sentimenti e le emozioni di quella persona.

Nella pagina successiva Assagioli ammicca alla realtà dell’inconscio collettivo: “in ognuno di noi sono presenti, potenzialmente, tutti gli elementi e le qualità dell’essere umano; i germi di tutti i vizi e di tutte le virtù; in ognuno di noi esiste in potenza sia il criminale, che il santo o l’eroe. E’ una questione di sviluppo, valutazione, scelta, controllo ed espressione diversi”. 

Assagioli ci invita pertanto all’allenamento all’empatia al fine di comprendere profondamente i conflitti e le sofferenze degli altri al fine di “perdere l’atteggiamento abituale di giudicare gli altri” sostituendo questa tendenza con “un senso di generosa compassione, di amicizia e di solidarietà” (pag. 71).

Assagioli identifica nella comprensione degli altri come elemento inestimabile per l’esercizio della volontà buona: “con la comprensione viene abbandonata la tendenza a criticare, a giudicare e condannare” invitando alla responsabilità che ognuno ha verso se stesso e verso gli altri nell’influenzare in modo positivo o negativo, e questo indipendentemente da quanto ne siamo coscienti. “Più ne siamo coscienti, più dobbiamo adoperarci perché la nostra influenza sia costruttiva e benefica (…) la volontà buona è una volontà di fare bene, che sceglie e che vuole il bene (…) una espressione d’amore” .

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