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Lady Vendetta

Creato il 13 novembre 2014 da Jeanjacques
Lady Vendetta
«V per Vendetta? C'hai ragione, è troppo ganzo quer firm! S'avrebbe da ammazzarli tutti quelli ar Parlamento!» Ecco, questo è quello che mi sento dire quando dico che uno dei miei film preferiti è Lady vendetta - Sympathy for lady Vengeance. Ma la Trilogia ha da sempre questo potere di fraintendimento, anche perché quando cito il magnifico Oldboy tutti vanno a capire Hellboy - solo che in questo caso si cita un bel film. Comunque, come diceva un'altra celebre Trilogia, tutto ciò che ha un inizio ha anche una fine. E quei cupissimi racconti iniziati con Mr Vendetta trovano qui un atto finale con la pellicola più delicata e, per certi versi, positiva del trittico. E nel ripensare a quanto questi tre film mi abbiano cambiato la vita, mi viene da volgere la memoria al periodo in cui li ho visto. Andavo in terza superiore e, per vari motivi che non sto ad elencare, non me la passavo benissimo. Era stato un anno triste e abbastanza miserabile, quindi non viene da stupirmi che avevo trovato rifugio in quei film così malati, violenti e, per certi versi, proprio insani. Film che sono diventati il perno della mia adolescenza e che fanno comprendere perché sono venuto su così male. E le paturnie varie che hanno accompagnato la visione? Ho iniziato a lavorare e i motivi per lamentarmi sono decisamente cambiati...

Dopo essere stata in carcere per tredici anni, ingiustamente incolpata di aver rapito e ucciso un bambino, Lee Geum-ja è pronta a vendicarsi del signor Baek, suo ex-amante e vero artefice del crimine, che l'ha incastrata con la minaccia di mettere in mezzo sua figlia. Per farlo userà tutte le amicizie e alleanze create nella prigione, fino a che...

Se mi chiedessero se c'è mai stato un film in grado di farmi piangere, credo che risponderei con questo. E dire che non sembra proprio una pellicola in grado di far commuovere. I film della Trilogia, anche se gli ultimi due tasselli sono molto similari come stile e hanno tutti la medesima tematica di base, sono dei film totalmente differenti fra loro, ma hanno in comune il senso di disagio e tristezza che vogliono comunicare. Lady Vendetta non fa eccezione. E' un film disperato che parla di gente disperata che fa cose disperate, e le fa nella maniera più cruda e crudele possibile. Qui si tirano in mezzo pedofili, violenze domestiche, abbandono di minore e altre simpatiche amenità, tutte cose che sembrano portarlo lontano anni luce dalla categorie dei film in grado di commuovere. Eppure la magia alla fine avviene. Non credo che dimenticherò mai quel senso di peso che mi aveva lasciato addosso l'ultima, insostenibile mezz'ora, che prontamente se n'è andato non appena vidi quella bellissima e catartica scena finale, in grado di sciogliere anche il peggiore dei cuori di pietra. La magia era quindi avvenuta, quello che doveva essere un film crudo e violento mi aveva letteralmente lasciato imbambolato sul divano. Ma cos'è che rende questo film così speciale? Forse che parla della vendetta, ma da un punto di vista femminile. Il regista Park Chan-wook, dopo il capolavoroso secondo tassello del trittico (al quale questo film per me è inferiore, anche se di pochissimo), aveva cominciato a pensare che un tale accumulo e sfogo di rabbia non potesse essere salutare, quindi aveva deciso di concludere il tutto apportando un dovuto cambiamento: mettere un protagonista donna. E non me ne vogliano le femministe, ma le donne sono in tutto e per tutto diverse dagli uomini. Il cercare di vedere le cose secondo i loro occhi, quindi, costringe noi maschietti a stravolgere le nostre convinzioni. Una donna vede, sente e percepisce tutto in maniera diversa da un uomo, questo dicasi sia per la sfera emotiva che per quella sessuale, e il film è così piegato in tutto e per tutto a questa realtà di fatto. La ricerca assoluta della bellezza ad ogni inquadratura, cosa anche qui mai invadente e che lascia al tutto una fluidità non indifferente, si fa così portavoce di quella ricerca della perfezione che sembra collegarsi all'idea della donna e, di conseguenza, al suo modo di applicare un giudizio che è stato negato dai meccanismi della legge. Tutto nella vendetta della protagonista deve essere bellissimo, a cominciare dalla sua pistola e dalle dinamiche che questa deve avere, forse è per questo che l'inizio incespica un poco, perché le sue stesse dinamiche, per non essere troppo prevedibili o lineari, finiscono per ingolfare leggermente la prima metà del film, che se non viene seguita con attenzione può risultare abbastanza ardua da comprendere. Ma basta vedere quella bellissima e iconica protagonista per non staccare gli occhi dallo schermo, quella Geum-ja che non è proprio una stinco di santa e il cui passato turbolento fa intuire che non sia proprio a piombo con la testa, ma che si fa portavoce di una purezza interrotta proprio sul più bello. Interrotta da chi? Forse proprio da un mostro, tema secondario di tutta la Trilogia. Ma qui dove va a riconoscersi la figura del mostro? Verrebbe da dire in mr Baek, l'antagonista per antonomasia (di nuovo un Choi Min-sik in grado di bucare lo schermo), il pedofilo che ha ammazzato, dopo aver ricevuto il riscatto, un bel po' di bambini solo perché voleva comprarsi una yacht. Forse, in maniera troppo semplice e prevedibile, il mostro è lui. Ma questo film è uno spartiacque nella Trilogia, un film dove sia il concetto di mostro che quello di vendetta sono messi da parte per lasciare spazio a un discorso molto più profondo: quello della maternità. E lo fa senza perbenismi o moralismi di sorta, mettendo come protagonista una madre non proprio esemplare ma che però non può sfuggire a quella che è la sua vera natura. Perché alla fine, nessuno è perfetto, e il vero marcio forse sta proprio in quella società borghese che all'esterno si mostra così pulita e di buon nome, la stessa dove mr Baek si nascondeva a trovava le proprie vittime. E la vera natura di Geum-ja qual è? Quella di essere una vendicatrice? No, perché il finale della vendetta a cui assistiamo ha un che di freddo. Un misero paro con quella pistola bellissima che ha tanto faticato a creare - mentre prima sono avvenute una serie di carneficine private che rendono questo film uno spettacolo durissimo da sostenere - quasi che la feroce protagonista senta che sotto sotto manca qualcosa. E infatti quello che cercava, in realtà, sta altrove. Perché a farci stare bene, a farci trovare la vera catarsi (che precedentemente arrivava, ma solo con il tranello dell'ipnosi) non è la violenza né tanto meno la vendetta. E' l'amore.

Immergiamo anche noi la testa nel morbido tofu bianco e cerchiamo ance noi la vera purezza. Vedere questo film forse può essere un piccolo passo per iniziare.Voto: ★★★★
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