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LAURA NON C’E’ (1998) di Antonio Bonifacio

Creato il 28 marzo 2012 da Close2me

LAURA NON C’E’ (1998) di Antonio BonifacioI tristi anni ’90 giungono al termine e cosa avviene nel panorama cinematografico Italiano? Si rispolverano, come nei tardi anni ’80, i meccanismi del musicarello, con i medesimi elementi portanti: si prende un brano (ed un cantante) di momentaneo successo, si costruisce una sceneggiatura facile-facile e si coinvolgono nella produzione facce paratelevisive o comunque riconoscibili. Imperativo assoluto: essere pop!
“La storia inizia con una sparatoria in una sorta di night club dove muoiono diverse persone. I due sicari stanno cercando Lorenzo, il protagonista del film. La sparatoria altro non sarà che un bozzetto di un fumetto che Lorenzo sta disegnando, e quindi tutto falso. La vita di Lorenzo prosegue senza intoppi e frequenta sempre il medesimo bar, dove incontra gli amici di sempre. Questa armonia viene rotta dall’arrivo di Laura, una ragazza dolce di cui subito Lorenzo si innamora, ma l’imprevisto è dietro l’angolo”
Prima nota dolente, leggere alla regia il nome di un professionista come Antonio Bonifacio, attore/sceneggiatore e regista legato in passato alla mitica factory di Aristide Massaccesi, col tempo passato – come il promettente Michele Soavi – a lidi cinetelevisivi più “tranquilli”. Seconda constatazione, che soprassiede alla superficialità tecnica dell’intera pellicola, la lista di volti noti coinvolti nel progetto: Federica Panicucci, Amedeo Sebastiani in arte Amadeus, Nicholas Rogers (il fu Tarabas della serie Fantaghirò!), Cloris Brosca (la zingara di un noto programma Rai), Laura Chiatti ed ovviamente il cantante Nek in un breve cameo. Doveroso distinguo sulla protagonista della vicenda, Laura, figura eterea e sfuggente, interpretata dalla giovane Gigliola Aragozzini, figlia del noto organizzatore del Festival di Sanremo e scomparsa a soli 23 anni per un’acuta forma di leucemia. Il resto vorrebbe essere un simpatico gioco di rimandi metafilmici e psudo onirici, volti a dare una parvenza di spessore ad una storia platealmente inconsistente, scritta forse con animo svogliato dalla coppia Clerici e Stroppa.
Con probabilità non il peggior titolo del filone (Jolly Blu o Senza Filtro, ad esempio, si dimostreranno davvero indifendibili), resta tuttavia il grande interrogativo in un’operazione del genere: pur avendo venduto 600.000 copie solo in Italia, c’era veramente tutta questa potenzialità in una canzonetta, orecchiabile, di tre minuti e mezzo?


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