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Le armi statali ed un'utopia

Creato il 05 marzo 2011 da Lepicentro
Propongo una campagna per l’adozione di una normativa europea che vieti la produzione di armi da parte di privati. Ogni stabilimento che fabbrichi armi dovrà essere totalmente pubblico e dovrà avere, quindi, solamente clienti statali. Così, in Europa non si potranno più fabbricare armi che non servano esclusivamente Stati riconosciuti. Ogni ente pubblico che gestisca la produzione statale di armi dovrà avvalersi di una certificazione che obblighi lo stesso alla vendita esclusivamente ad apparati militari di Stati non di regime, ma eletti democraticamente con voto. Non possono perciò essere ammessi tra i clienti Stati a conduzione politica monarchica o militare, di nessun tipo. Dovranno essere previsti forti incentivi per la riconversione delle attuali industrie private, che non vogliano accettare una ragionevole offerta di acquisto da parte dello Stato, aumentandoli se la riconversione verte sulla produzione nell’ambito delle energie alternative.Pensiamo a costruire energia gratis, rinnovabile, non armi per le bande armate africane!I più atroci genocidi avvengono perché teste invasate dalla violenza subita, vengono armate da commercianti e industriali senza scrupoli. I massacri perpetrati nel mondo da bande, milizie, eserciti illegali e non, sono centinaia ogni giorno e mettono in ginocchio interi Stati, creano la fame, mutilazioni, personalità violente e violentate, odio e rancore impastati e cementati dai proiettili, dalle bombe, dalle mine, dal fanatismo, dal fondamentalismo. Dal terrore.Le armi hanno un solo scopo: distruggere. Qualsiasi arma. Ma il distruggere in sé non è male: dipende dallo scopo della distruzione. Se distruggo la vita di un animale perché ho fame e devo mangiarmelo, non è male. Se distruggo la vita di una persona perché ne ricavo denaro, invece è male. Sarà un ragionamento banale, ma chi vende armi non ragiona così: è bene focalizzarlo.Anche perché il culmine di tutti i discorsi, scritti e pensieri intorno alla guerra è sempre il denaro. Ormai da strumento dell’economia è diventato il padrone: è l’economia uno strumento del denaro. Ed ha reso strumentale alla propria proliferazione anche l’animo umano di molti al mondo.Siamo noi che usiamo il denaro o è il denaro che usa noi? E il denaro è in definitiva un costrutto mentale, perché il foglio con la filigrana dentro non ha alcun valore intrinseco: lo ha solo perché noi decidiamo di darglielo. Basta un numero stampato sopra con uno zero in più che la sua appetibilità sale vertiginosamente: ma come ci siamo ridotti? Schiavizzati da un zero o più zeri sul conto corrente? E il sole che sorge la mattina con tutta la sua meraviglia chi lo guarda? Pensate davvero che si può bramare al denaro e vivere la vita nella sua pienezza? Lo pensate davvero? Allora siete già schiavi, magari con uno yacht alla fonda a Porto Rotondo. Oppure senza yacht, che è anche peggio.

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