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“Le cronache di Narnia” – C.S. Lewis

Creato il 27 aprile 2012 da Temperamente

“Le cronache di Narnia” – C.S. LewisNon è stato facile scrivere questa recensione. E sicuramente non tutti i lettori saranno d’accordo con quello che leggeranno. Le Cronache di Narnia è un’opera impossibile da riassumere in poco spazio, per cui ho cercato di dare uno sguardo d’insieme al colossale mondo parallelo inventato dal professor Lewis. Amico e collega di Tolkien, al quale non è possibile paragonarlo, nonostante i continui paralleli che unirono le loro vite ed esperienze letterarie, Lewis affascina il lettore bambino con la creazione di un mondo fantastico, fatto di creature magiche e di meravigliosi scenari. Il lettore adulto, però, e in particolar modo quello “moderno”, più smaliziato, spesso esce da questa saga con la sensazione di essere stato tradito nelle sue aspettative, infastidito dai continui messaggi religiosi ed etici dell’Autore.
Pur dimostrandosi più eclettico di Tolkien, grazie alla produzione più variegata (saggi, fantasy, fantascienza), Lewis rimase ben distante dalle vette raggiunte dall’amico. Tolkien, infatti, fu narratore assai superiore, sottile, raffinato, senza mai avere la pretesa di sbattere in faccia al suo lettore la dimensione sacra (fece un enorme lavoro per eliminare dai suoi scritti ogni elemento riconducibile alla religiosità), che seminava di nascosto messaggi laddove Lewis sbandierava il suo punto di vista, dando talvolta l’impressione di fare vero e proprio proselitismo.
Narnia è un mondo che, visto con gli occhi di un bambino, risveglia quel sense of wonder che deve essere alla base di un romanzo fantastico. Dal punto di vista di un lettore adulto, invece, l’universo parallelo inventato da Lewis perde molto del suo fascino, trasformandosi in una gigantesca allegoria piena di reconditi significati, simbologie cristiane e moralismi. Leggendo tra le righe, andando oltre le vicende  e i personaggi narrati, il rischio è quello di ritrovarsi in un mondo noioso, bigotto e perbenista in cui l’Autore esprime continuamente il suo parere cercando di indottrinare il lettore. Un esempio? Aslan, il leggendario leone di Narnia, che da creatura fantastica diventa simbolo della fede, incarna la divinità e nel corso dei sette libri che compongono le Cronache (altro simbolismo: sette, numero sacro e ricorrente) si fa portavoce di varie tematiche religiose (la creazione, la morte, la resurrezione, il sacrificio). Insopportabile.
Non bastano la scrittura sciolta, a volte eccessivamente semplice, né la trama lineare a cancellare la sensazione stucchevole data dall’atmosfera eterea e sublime di Narnia, dalla contrapposizione netta tra bene e male, dalla limpida purezza espressa da taluni personaggi. L’opera è immensa, Lewis è un buon narratore, ma l’interpretazione religiosa fa continuamente capolino tra le pagine della saga, che ha alti e bassi (non tutti i romanzi che la compongono sono allo stesso livello), presenta personaggi monodimensionali e stereotipati, una trama talvolta poco originale e dialoghi che sfiorano la banalità.
Questo sarà sicuramente un parere del tutto personale, si sa che i gusti letterari sono molto soggettivi. Leggendo Le Cronache di Narnia con sguardo infantile si resta incatenati al mondo fantastico e ai sentimenti genuini che questo universo rappresenta. Ma siamo lontani dalla grandiosità di Tolkien. Molto lontani.

Monica Serra/Molly Greenhouse

Clive S. Lewis, Le Cronache di Narnia, ed. Mondadori, 2008, € 18,70


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