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Le ipocrite scuse di Confindustria

Creato il 11 maggio 2011 da Albertocapece

Le ipocrite scuse di ConfindustriaConfindustria ha uno strano modo di chiedere scusa. Le rare volte che è costretta a farlo è talmente goffa da ribadire e aggravare le offese. Sarà che non ho molta stima di questa organizzazione in cui si condensa buona parte dei fallimenti e del declino del Paese, sarà che non riesco più a tollerare l’arroganza con cui il variegato mondo confindustriale tenta di scaricare sull’intero Paese e soprattutto sui lavoratori, colpe, malefatte, pigrizie, incapacità dei suoi membri.

Ma le parole hanno ancora un senso e non possono essere usate a vanvera, come se la qualità sartoriale dei vestiti e quell’insopportabile birignao da imprenditori, evitasse di per sé la necessità di collegare cervello e cuore alla bocca. Così il direttore generale di viale dell’Astronomia, Giampaolo Galli, dopo aver detto che l’applauso all’amministratore delegato di ThyssenKrupp era “sbagliato e inopportuno” ha voluto trovare una giustificazione allo sbaglio e all’inopportunità.

L’applauso infatti secondo Galli   “va capito perché è spontaneo in una platea di imprenditori. Perché c’è stato? Perché le imprese si trovano preoccupate per l’estrema incertezza del diritto in Italia”.

Allora vediamo un po’ cosa ha detto l’esimio direttore. 1) E’ spontaneo per gli industriali italiani applaudire chi ha causato un orribile morte ai propri dipendenti, anche solo per solidarietà di casta.  2) E’ spontaneo perché la situazione del diritto in Italia è così incerto che perfino un imprenditore può essere condannato.

Ora siccome le scuse sono state fatte in televisione dove verba volant, anzi stravolant è bene che ci sia qualcosa di scritto che rimanga a testimoniare dell’ipocrisia e della strumentalità di queste scuse. Un puro gioco di sponda con Sacconi in modo che il ministro potesse dire che la questione è chiusa.  Lasciando a questo individuo tra i più ambigui della scena italiana, la possibilità di sostituirsi ai parenti delle vittime.

Il discorso è proseguito con le solite, come dire con un termine elegante… ci penso, ma mi viene in mente solo stronzate, sulla cura che gli imprenditori hanno verso gli operai. Una cosa che contraddice l’applauso, ma anche la realtà: se avessero davvero tutta questa cura forse aumenterebbero i salari invece di inzeppare di soldi i paradisi fiscali. E avremmo di certo molti meno morti sul lavoro.

Ma una cosa vera Galli alla fine l’ha detta: “forse questa cosa in Germania non sarebbe successa”. E già perché in Germania è più difficile aggirare  i controlli e corrompere i controllori, senza dire che si può essere ragionevolmente certi di una condanna. Ecco dove sta l’incertezza del diritto in Italia.

Visto che c’era, Galli poteva spiegare come mai in Germania, con salari superiori dell’80 per cento a quelli italiani, con  un costo del lavoro molto più alto, il pil cresce 3 volte quello italiano e i morti sul lavoro, considerando la differente popolazione operaia, sono un terzo.

Forse, lo ammetto, sono curiosità “sbagliate e inopportune”. Ma meriterebbero un applauso.


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