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Le manovre politiche per l’elezione del nuovo Papa

Creato il 03 marzo 2013 da Candidonews @Candidonews

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Prima domenica senza Papa. Niente Angelus, a Roma è Sede Vacante e lo resterà sino alla elezione del nuovo Pontefice. Domani si riuniscono i Cardinali per un primo ‘giro di consultazioni‘. Più avanti si sapranno le date ufficiali del Conclave, probabilmente in programma l’11 marzo. Si spera il nuovo Papa possa insediarsi prima della Pasqua.

Ora veniamo ai numeri, alla politica o, come amano chiamarla in Vaticano, allo Spirito Santo che dovrà guidare i cardinali nella scelta del nuovo Leader del Mondo cattolico.

I cardinali italiani, più numerosi, sono divisi in strategie diverse per assicurare i voti a questo o quel candidato. Protagonisti assoluti Bagnasco, Ruini, Sodano e Bertone:

HP A guardare la composizione del Conclave, il partito italiano non avrebbe rivali sulla carta: 28 porpore su 115. Otto in più del 2005, quasi un quarto degli elettori. Frutto della infornata curiale predisposta nel febbraio 2012 da Bertone, con 7 nomine italiane su 18, in parte riequilibrata, nove mesi dopo, dal piccolo concistoro di riparazione dei sei cardinali extraeuropei.

L’aumento dei seggi nostrani, anacronistico e imbarazzante in tempo di globalizzazione, ha inciso sui rapporti di forza interni, ma non sulla forza complessiva del gruppo. Le sue attuali traversie coincidono come un male di stagione con quelle del PD, che ha vinto e perso le elezioni.

I due condottieri dell’era wojtyliana e antagonisti di lungo corso, Angelo Sodano e Camillo Ruini, non entreranno nella Sistina per raggiunti limiti di età, ma continuano a ispirare le rispettive correnti tramite alleati e allievi. Allo stesso modo in cui D’Alema e Veltroni, protagonisti di un dualismo proverbiale, non saranno presenti a Montecitorio, dove però non hanno mancato di farsi rappresentare.

Il terzo playmaker è il Segretario di Stato uscente, Tarcisio Bertone, che con Giovanni Paolo II aveva recitato da attore non protagonista, come Pierluigi Bersani nel PD delle precedenti gestioni. Procedendo da Nord a Sud, lungo il percorso degli eserciti invasori, le nove città cardinalizie richiamano i principati di Machiavelli.

A Torino sabauda è insediato un re senza corona, poiché Cesare Nosiglia, fedele collaboratore di Ruini, ancora non riceve la berretta rossa, in attesa dell’ottantesimo genetliaco dell’arcivescovo emerito, Severino Poletto, che va in Conclave su posizioni vicine a Sodano.

A Milano il passaggio di “signoria” da Tettamanzi a Scola, come dai Visconti agli Sforza, ha comportato un cambio di linea politica: moderatamente progressista la prima, dinamicamente conservatrice la seconda. Difficile che si muovano insieme.
Dopo avere dato due Papi alla Chiesa nell’ultimo mezzo secolo, Venezia non partecipa al Conclave.

Sull’Italia e non solo impera l’egemonia di Genova sua rivale, da cui proviene il nuovo “doge” Francesco Moraglia, per ora patriarca senza porpora. Oltre alla laguna il partito ligure, in cui si agita più di un ammiraglio, ha espugnato la CEI, dove Angelo Bagnasco, salpato sulla scia di Ruini, ne ha corretto tuttavia la rotta, barcamenandosi tra lui e Bertone, che vanta trascorsi sotto la Lanterna.

Nell’orbita di Camillo Ruini gravita l’arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra, con il retaggio di un ascendente ciellino, in virtù dell’antico imprinting di Don Giussani. Ma per trovare un campione del ruinismo allo stato puro, bisogna traversare l’Appennino fino a Firenze, dove il cardinale Giuseppe Betori ne fa mostra come un’opera d’arte.

Visti dalla riva dell’Arno, i distinguo con Bertone diventano una variante delle dispute tra classicismo e barocco. Nell’Urbe il Vicario Agostino Vallini amministra placidamente la diocesi del Papa, in un clima provinciale da Stato Pontificio, attento a non varcare il limes della politica, ritenuta terra straniera e appannaggio della Santa Sede.

Nel Regno delle due Sicilie governano due nunzi. Napoli sembra fatta su misura per Crescenzio Sepe, ma in fondo gli va stretta. Il Conclave gli dà l’opportunità di uscire dai confini e marciare su Roma, tornando in Vaticano o dirigendo alla volta della Conferenza Episcopale, nel nome del Sud.

Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, dopo una vita all’estero aveva dimenticato che le guerriglie curiali non sono meno perigliose di quelle centroamericane e ha rischiato di caderne vittima sul filo del traguardo cardinalizio. Prepara con Sodano la riscossa corporativa della diplomazia ecclesiastica, che rivuole la segreteria di stato dopo la parentesi bertoniana.
“Credevano i principi italiani…”

Le parole di Machiavelli analizzano la congiuntura di un paese che perde il proprio primato in un contesto di apparente superiorità e strutturale frammentazione. Mezzo millennio dopo, nei corsi e ricorsi della storia, aiutano a comprendere perché il partito italiano, nonostante il vantaggio numerico e territoriale, non riesca da trentacinque anni a esprimere un leader planetario, nella figura del Romano Pontefice.

Ci sono anche altre iniziative, volte ad assicurare il potere alla Curia Romana nella scelta del Segretario di Stato, ovvero il Ministro degli Esteri ed anche Primo Ministro dello Stato Vaticano:

LaStampa.it Tra i protagonisti di questa iniziativa ci sono due porporati di peso come il decano del collegio, Angelo Sodano, e il cardinale Giovanni Battista Re. Altri importanti cardinali curiali italiani potrebbero associarsi all’iniziativa.

Il «papabile» di questo gruppo è l’arcivescovo di San Paolo del Brasile Odilo Pedro Scherer, 63 anni, che dal 1994 al 2001 ha lavorato come officiale alla Congregazione dei vescovi e che lo stesso cardinale Re, alla guida di quello stesso dicastero, ha promosso all’episcopato. Scherer è un latinoamericano che gode di buona considerazione, ha un cognome tedesco, ha modi misurati che lo fanno apparire poco «latino», parla bene italiano.

Il suo nome viene fatto circolare tra i cardinali in questi giorni. Nell’intenzione dei suoi sponsor curiali italiani c’è quella di portare per la prima volta un prelato del Sudamerica sul trono di Pietro, potendo allo stesso tempo farlo accompagnare – quasi in un «ticket» – da un Segretario di Stato che conosca bene la Curia romana. Fra i nomi che si fanno per questa seconda carica c’è quello del Prefetto della Congregazione del clero, Mauro Piacenza. Un altro nome che circola per la Segreteria di Stato è quello dell’argentino di origini italiane Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese orientali e già Sostituto durante l’ultima fase di Giovanni Paolo II e l’inizio di Benedetto XVI.

Infine, ecco i nomi dei papabili, probabilemte tra questi nove porporati uscirà il nuovo Papa:

Agi. I favoriti e gli outsider Il prefetto dei vescovi Marc Ouellet, 68 anni, religioso sulpiziano di origine canadese, l’arcivescovo di Milano e insigne teologo Angelo Scola, 71 anni, e l’arcivescovo di San Paolo Odilo Scherer, 63 anni e una lunga militanza nella Curia Romana, sono i cardinali considerati favoriti per la successione a Benedetto XVI. Ma nessuno di loro puo’ ancora contare sui 78 voti necessari, pari ai 2/3 dei 116 porporati attesi a Roma per il Conclave.

Ecco perche’ sono certamente da considerare anche le candidature di Gianfranco Ravasi, 69 anni, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura, Angelo Bagnasco, 70 anni, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, Peter Erdo, 61 anni, primate d’Ungheria e presidente dei vescovi europei.

Tre outsider infine sembrano catalizzare l’affetto del popolo cattolico cosi’ come si esprime ad esempio su Internet, il cappuccino americano Sean O’Malley, 68 anni, arcivescovo di Boston, il domenicano austriaco Cristopher Schoenborn, 67 anni, e il giovane cardinale di Manila, Luis Antonio Tagle, 55 anni. Per questi ultimi tre potrebbe valere la sentenza cattolica “Vox populi vox Dei”


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